La nuova legge elettorale che stanno discutendo i partiti dopo il referendum porterà anche a una riforma del voto estero. Questo l’annuncio più significativo dato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio ieri pomeriggio che è intervenuto per la prima volta durante l’assemblea plenaria del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero) svoltasi in videoconferenza.

"Adesso si apre una stagione di riforme delle procedure elettorali" ha affermato Di Maio chiedendo anche il contributo del Cgie alla discussione sulla modifica del sistema di voto all’estero. "In questo anno da ministro ho avuto la conferma dell’importanza che riveste per i connazionali all’estero il sentirsi adeguatamente rappresentati. Si tratta di un ruolo che la legge attribuisce al Cgie e ai Comites quali organi rappresentativi delle comunità italiane all’estero presso il governo e i diversi interlocutori istituzionali".

"Negli ultimi decenni" -ha proseguito il titolare della Farnesina- "l’emigrazione italiana ha conosciuto profondi cambiamenti. È una precisa responsabilità del governo accompagnare il loro percorso anche in chiave di promozione del nostro paese". Il ministro ha parlato poi del rinnovo degli organismi di rappresentanza che potrebbero avere in futuro grosse novità nel sistema di voto: "I Comites e il Cgie anche in vista di un futuro rinnovo saranno chiamati a coinvolgere sempre più tutte le componenti delle nostre collettività, integrando la nuova generazione di immigrati italiani nella loro attività e rendendo le comunità sempre più parte del sistema paese. In questa occasione voglio confermare l’impegno della Farnesina nel promuovere la più ampia partecipazione delle nostre comunità al rinnovo dei Comites anche attraverso un’accelerazione alla sperimentazione del voto elettronico e alla sua messa in sicurezza. Abbiamo aperto un tavolo di consultazione e ci stiamo preparando a una rivoluzione tecnologica".

Un intervento molto diverso è stato invece quello del segretario del Cgie Michele Schiavone. "Gli italiani all’estero sono stati dimenticati. È stata alimentata una narrazione tendente all’esclusione. Nella resilienza del paese, gli italiani all’estero sono un soggetto sconosciuto, considerato al margine delle politiche nazionali. Ci chiediamo quale sarà il futuro delle nostre comunità". Per superare il momento di crisi che sta vivendo l’Italia le "comunità nel mondo sono disposta a dare una mano come è stato sempre fatto a patto però che vengano maggiormente coinvolte. Non farlo, come è successo fino ad ora, sarebbe un grave errore. Gli italiani all’estero sono attori importantissimi, basta pensare al loro ruolo nella promozione della cultura e dei prodotti italiani. Quanto più grande sarà il loro coinvolgimento maggiori saranno anche i guadagni in termini economici".

Entrando nel merito degli argomenti, diversi sono stati i punti critici segnalati al ministro da parte del Cgie attraverso le parole del suo portavoce a partire proprio dal recente referendum costituzionale che "ha mostrato i limiti della partecipazione elettorale perché la limitazione dell’informazione ha tenuto lontano dalle urne 3 milioni di connazionali". Altro tema molto sentito dal Cgie è la riforma della rappresentanza: Schiavone ha ricordato come, dal 2017, "il Cgie ha elaborato diverse proposte da trasmettere al Governo e al Parlamento. Oramai i margini per avviare questo percorso sono strettissimi e non possono più essere i funzionari della Farnesina a bloccarne la discussione parlamentare".

"Già nel governo Conte" -ha continuato il segretario del Cgie rivolgendosi a Di Maio- "tra i punti programmatici c’era l’impegno di riformare il voto nella circoscrizione estero, e proprio per quest’anno sono state assegnate delle risorse per sperimentare il voto elettronico. Chiediamo al ministro di avviare questo percorso, di coinvolgere il Cgie nella ridefinizione della futura legge elettorale e delle ripartizioni. Oggi, a distanza di tanti anni oggi dall’implementazione del voto all’estero, i tempi sono maturi per avviare questo percorso".

I corsi di italiano e la legge sull’editoria sono gli altri due temi di preoccupazione manifestati dal Cgie. Sul primo punto è stato espresso timore per i nuovi requisiti necessari per accedere ai finanziamenti da parte degli enti gestori, una situazione in cui "si rischia un retrocesso molto grave". Per quanto riguarda invece la legge sull’editoria, secondo Schiavone le ultime modifiche "hanno fatto arretrare gli standard di sostegno alle testate giornalistiche edite in Italia e all’estero per le nostre comunità. I media utilizzati oggi nella comunicazione e per l’informazione vanno sostenuti e indirizzati verso un’offerta complessiva, coordinata e necessariamente omologata verso l’estero e dall’estero verso l’Italia. Le professionalità chiedono riconoscimenti e di essere coinvolte nella divulgazione, formazione e creazione delle notizie".

di MATTEO FORCINITI