Un’abitudine. Solo che questa è una pessima abitudine, per nulla salutare.

Lavarsi i denti fa bene alla salute, lanciare allarmi su pensioni e scuola fa male ad entrambe.

E’ domenica 27 settembre 2020 quando la stampa annuncia la novità: quota 100 finisce a dicembre 2021. L’ha detto Conte. E Salvini si indigna. E la stampa riporta e titola e il dibattito parte, e la polemica e lo scontro… Spacciatori di balle, tutti. Quota 100 portava nell’atto di nascita la scadenza a tre anni. Atto di nascita firmato Salvini. Quindi Salvini spaccia la balla dell’omicidio/pensionicidio ai danni di Quota 100. Fosse solo Salvini… E’ dalla nascita del governo Conte bis che tutta la stampa sa e pubblica che quota 100 finisce col 2021. Ed è da mesi e mesi che tutta la stampa pubblica, cerca (talora inventa) ipotesi e progetti per le pensioni dopo quota 100. Da mesi e mesi si parla e i scrive del dopo! Poi d’improvviso e d’incanto la notizia (?) che quota 100 finisce alla data già nota da anni. Meglio dire d’ipnosi: Conte l’ha detto, tutta la comunicazione ipnotizzata, come coniglio abbagliato da faro. Conte ha detto una cosa nota e ovvia. Nota alla stampa, ovvia, già scritta. Ma la stampa e la comunicazione di fronte alla parola santificata dal dispaccio d’agenzia quotidiano dimentica ciò che sa da anni. E quindi annuncia l’improvvisa morte di quota 100. Ci saranno altri sconti sui 67 anni Pensioni assediate da spacciatori di balle, primi tra tutti chi dice: si torna alla Fornero. Anche vigente la legge Fornero e prima di quota 100 l’età effettiva in cui si andava in pensione era inferiore di circa tre anni a quella di legge. Perché era pieno di eccezioni alla legge. E così sarà anche dopo la scadenza di quota 100: ci saranno robuste eccezioni all’età di legge che direbbe 67 anni. Eccezioni per le donne, eccezioni per i lavori usuranti, eccezioni per i settori in crisi… I 67 anni resteranno un… concetto limite. Ma è facile e remunerativo spacciar balle sulle pensioni in un paese che ad andare in pensione anela come se non ci fosse alcun problema su chi lavora. Quota 100 è stata un fallimento perché sia pure in maniera limitata diminuiva l’assegno pensionistico a chi lasciava il lavoro a 62 anni. Nonostante ciò si continua a spacciare la balla si possa andare in pensione a circa 60 anni e restarci circa un quarto di secolo ad assegno pieno. Non solo pensioni: scuola, i partigiani… di cosa? Stessi giorni, manifestazione di piazza per la scuola. Manifestazione di gruppi che si percepiscono come la crema, il consommé della democrazia e la rappresentanza vera di genitori, docenti, alunni, studenti, giovani, lavoratori della conoscenza. Manifestano sommamente indignati del fatto che a scuola, nella scuola riaperta in tempo di pandemia non vada tutto alla perfezione. Racconta la cronaca di Corrado Zunino su La Repubblica che tal Gianmarco Manfreda, Coordinatore di qualche Rete di studenti, abbia così sintetizzato in piazza: "La riapertura della scuola è pura propaganda". Quindi secondo questo democratico e impegnato giovane è tutta una manovra, una finta del governo, dei Poteri Forti la riapertura della scuola. Quelli che ci stanno andando sono o comparse prezzolate o utili idioti, partecipano ad una sceneggiata. Il Coordinatore studenti non si chiede, non gli passa neanche per la testa che scuole aperte e funzionanti siano impresa cui contribuire, aiutare. No, lui denuncia… il Complotto? Altra intervistata dal cronista, tale Cristina Tagliabue: "Siamo qui perché ognuno di noi deve uscire da sé". Si suppone non voglia dire ognuno di noi deve uscire da solo la sera, deve essere qualcosa di più profondo. E infatti il cronista si esalta e allinea la seguente frase: "la folla fradicia al sindacalista tace". Poesia, pathos, epicità… il cronista si sente che deve essere il 14 luglio del 1789 a Parigi o giù di lì. Ecco dunque la dichiarazione, l’intuizione e quindi il titolo: "Siamo i partigiani della scuola". Balle, spacciatori di balle che dovrebbero chiedere scusa ai Partigiani veri per il loro grottesco assimilarsi. Chiedono in cantilena solo soldi e soldi e soldi per la scuola. E fin qui nulla di nuovo o di incongruo, banale ma comprensibile. Si guardano però bene, anzi fortemente rifiutano di collegare questi nuovi fondi e miliardi richiesta a qualcosa che non sia… Già, miliardi per cosa? Per fondare e premiare il merito e la competenza nel corpo insegnanti? Non sia mai, anatema! Per fondare su nuove tecnologie, oltre che una didattica competente e aggiornata anche una disciplina del merito nello studio e apprendimento?

Non sia mai, anatema!

Sono partigiani con la p molto minuscola del tutti in cattedra per anzianità di precariato e se un po’ ignoranti fa nulla e partigiani del pezzo di carta garantito che fa contente le famiglie ed esime dallo studio, partigiani di un sistema della formazione che sforna analfabeti funzionali e analfabeti veri.

Ecco di cosa sono partigiani e, per estremo oltraggio al pudore civile e civico, si spacciano e vengono spacciati anche per democratici e progressisti quando sono solo pezzi e membra sparse della grandi e nutrite corporazioni dei prof, degli studenti, delle famiglie.

RICCARDO GALLI