Il greggio di contrabbando arrivava dall’Iraq. Il petrolio dell’Isis nelle raffinerie sarde. L’antiterrorismo indaga. Trentadue navi a Cagliari tra il 2015 e il 2016. La Saras, tra le più grandi raffinerie del Mediterraneo, sotto inchiesta. Appunto secondo l’inchiesta, dodici milioni di tonnellate di greggio avrebbero consentito alla Saras di posizionarsi sul mercato in posizione di estremo vantaggio. L’industria dei Moratti avrebbe risparmiato centotrenta milioni comprando petrolio di contrabbando. Quello di provenienza Isis. Secondo l’accusa, un bonifico di sessanta milioni dall’Italia potrebbe essere finito direttamente ai terroristi islamici per finanziare l’Isis. "Mai commesso illeciti", la replica dell’azienda con sede in Sardegna, "abbiamo fornito tutti i documenti ai magistrati, a cui abbiamo ribadito fiducia. Pronti a collaborare". La raffineria Saras è a Sarroch, a nord ovest di Cagliari. Può lavorare fino a trecentomila barili al giorno. In buona sostanza, la famiglia Moratti avrebbe ammazzato il mercato del petrolio grazie ai prezzi d’acquisto molto vantaggiosi. La Saras avrebbe frodato il fisco. I terroristi di Daesh, poi, con quei soldi sporchi avrebbero finanziato la Jihad. È questo il sospetto della procura distrettuale antiterrorismo, la Dia, che il trenta settembre scorso ha effettuato una perquisizione presso gli uffici della società a Cagliari e a Milano. Risultano indagati i vertici aziendali Franco Balsamo, Cfo di Saras, e il capo ufficio commerciale Marco Schiavetti. Le ipotesi di reato vanno a vario titolo dal riciclaggio al falso, fino ai reati tributari. La brutta storia ha come inizio un tra il 2015 e il 2016. In quel periodo, venticinque navi arrivarono a Cagliari. Dai documenti risulta che quel greggio "era di origine irachena e provenienza turca". La ricostruzione è firmata dai pm dell’Antiterrorismo Guido Pani e Danilo Tronca. La bolla è apparsa agli inquirenti immediatamente fasulla. "L’origine del prodotto risulta attestata tramite dichiarazioni non idonee né ufficiali". I documenti spiegano che a muovere il carico di greggio è la Petraco Oil company, società con sede legale a Londra e con la principale filiale operativa a Lugano. Dagli atti risulta che la società ha acquistato gli olii dalla Edgwaters Falls, società delle Isole Vergini. Il carico sarebbe stato dalla stessa acquistato da un’azienda turca, che a sua volta avrebbe comprato la partita di greggio in Iraq. Ma ancora non è chiaro dove. Le indagini della Guardia di Finanza hanno appurato due cose: la Edgwaters è "una società di comodo" off shore, di proprietà della Petraco; il carico non sarebbe Sopra, la raffineria Saras. Sotto, Massimo Moratti mai passato dalla Turchia, ma è arrivato direttamente dall’Iraq. Ma la gestione non l’ha tenuta l’ente petrolifero di stato iracheno, 2l "l’unico autorizzato dal diritto internazionale", scrive la procura di Cagliari. Ma l’hanno mosso i curdi, poi i terroristi di Daesh. Un rompicapo, ma non per i pm. "All’epoca il kurdistan, approfittando del conflitto scatenato da Daesh in Siria e in Iran, aveva dato corso alle commercializzazione del greggio estratto dai propri giacimenti in assenza di autorizzazione da parte del governo di Baghdad". I movimenti bancari tracciati dalla Finanza pervengono a questa conclusione. Sara bonifica circa quattordici miliardi verso la Petraco Oli Company. Secondo l’accusa, ci sono bonifici verso una serie di società gemelle, come la Edgewaters, incaricata della gestione "degli affari sporchi". Proprio dalla Isole Vergini partono infatti tre tranche di pagamento finite sotto l’attenzione degli investigatori. La prima di 212 milioni di dollari verso una società turca, la Powertrans. Un pagamento minimo "a riprova – scrive l’Antiterrorismo – che la società di Istanbul sia soltanto una cartiera utilizzata per fornire al documentazione commerciale che occultasse il rapporto diretto con il venditore curdo non legittimato sul piano internazionale". Un intrigo internazionale (scatole cinesi?) di proporzioni milionarie. Le cifre più consistenti prendono alla fine altre strade. Agli atti c’è un pagamento di quattro miliardi verso il governo federale curdo, nello specifico a beneficio del verso il ministero dell’Economia e delle Risorse naturali: il petrolio era loro. Ma in Iraq le cose poi cambiano. I pozzi finiscono "sotto il dominio delle milizie islamiche". Daesh muove il petrolio nel mondo. "Presso la filiale tedesca di Unicredit è emersa un’operazione di storno di sessanta milioni effettuata dalla Edgewaters al governo curdo". I pm stanno effettuando approfondimenti sulle movimentazioni di denaro. La Procura di Cagliari fornisce intanto un ulteriore elemento. "Dai conti di Edgwaters emergono altri bonifici per 3,6 miliardi di dollari senza indicazione del reale beneficiario. Verosimilmente perché era inconfessabile". Laddove Saras ribadisce l’inappuntabilità di comportamento.

"Nessun illecito: abbiamo fornito tutta la documentazione ala magistratura, a cui ribadiamo fiducia e collaborazione". Alla prossima, che non è lontana.

FRANCO ESPOSITO