Nelle ultime ore sfogliando le prime pagine dei giornali, ma anche in tv, vediamo fotografie deludenti e insieme preoccupanti. Autobus e tram stracarichi. Metrò piene di gente. Folla nei bar fino a tarda notte. Mascherine sul polso invece che in pieno viso. Movide nelle piazze o nelle strade che vanno di moda. Mucchi di giovani a prendere un drink sui Navigli. Senza pensare al covid. Vuol dire che non siamo più i bravi cittadini dello scorso inverno? No, è purtroppo la bella stagione che ci ha cambiati inseguendo quella libertà che avevamo perduto con il lockdown. È necessario perciò correre ai ripari per evitare che il virus dilaghi e raggiunga le punte dello scorso inverno. Infatti anche ieri, la curva non si è fermata ed ha segnato un nuovo record: 5.724 casi e purtroppo 9 decessi con la Lombardia e la Campania a far da traino.

Con le nuove misure si tornerà maggiormente allo smart working (cioè al lavoro da casa). Al divieto delle feste private. Alla chiusura dei locali entro le 23 o 24. All’impossibilità di svolgere lo sport di gruppo come il calcetto o il basket. Il football no, quello è intoccabile. Perché il giro di miliardi è tanto che nessuno si azzarda a toccarlo. Insomma, ritorneremo a soffrire (speriamo per poco). In un periodo delicatissimo in cui scarseggiano i tamponi. E anche i vaccini contro l’influenza. Code di chilometri per i primi. Attese snervanti per i secondi. Perché le farmacie ne sono prive e ai medici di base non arrivano le scorte sufficienti. Il premier invita alla calma. Il ministro della Salute incontra gli scienziati per fare il punto della situazione. "Parlano e non sono buoni a nulla", tuonano dall’opposizione.

Ma sono piuttosto le proteste della gente a colpire di più il governo. Il ragionamento è quanto mai semplice. Nell’inverno scorso, il Covid ci ha preso alla sprovvista. Nessuno se lo aspettava. E quindi non è stato facile difendersi dalla pandemia. Però, in autunno, dopo le esperienze dei mesi scorsi, non potevamo farci trovare impreparati. Come mai ci vuole tanto tempo per avere il risultato di un tampone del Covid quando si riesce a fatica a farselo? E per quale ragione i vaccini non sono in numero adeguato alla situazione di oggi? Si era detto dall’esecutivo che prevenire l’influenza era importantissimo per evitare che i due virus "confluissero" rendendo ancora più problematica la situazione. E allora? "Ci prepariamo a cantare dai balconi", titolava ieri un giornale della Capitale. Gli ha fatto eco un altro quotidiano che ha gridato a tutta pagina: (torna) la Covida. Con un accenno ironico e sarcastico insieme.

Poi c’è un collega, direttore della Stampa, Massimo Giannini colpito dal virus che scrive un fondo che la dice tutta sul pericolo che stiamo vivendo: "Da malato vedo i ritardi della politica". Informare, ma non allarmare, si risponde da Palazzo Chigi. Giusto, però perché la prevenzione non è stata così previdente come doveva essere? Per il resto, il ritornello è sempre lo stesso fra le forze politiche. Divisioni, polemiche, accuse a più non posso invece che unirsi e trovare tutti insieme il bandolo della matassa. Che ci faccia uscire dall’attacco di questa malattia. La gente chiede forse troppo? Non ha sopportato abbastanza anche da un punto di vista economico? Andiamolo a chiedere a chi ha dovuto chiudere un’attività perché la crisi lo aveva distrutto.