Amava travestirsi da 007, aveva studiato stregoneria alla scuola dei massoni, spendeva parte di quello che guadagnava i oggetti di lusso. Borse griffate e quant’altro. Cecilia Marogna, Lady Vaticano: avevamo parlato di lei, ricorderete, a fine settembre. Usate parole dure per inquadrarla nel migliore dei modi nello scandalo in Vaticano, che vede in veste di negativo protagonista il cardinale Angelo Becciu, dimessosi da prefetto vaticano su richiesta di Papa Bergoglio. Lady Vaticano, professione manager, vicina a Becciu, fermata a Milano su ordine della Santa Sede. Alla sua porta, una casa nel centro del capoluogo lombardo, ha bussato la Guardia di Finanza. Cecilia Marogna era in compagnia di un amico e non si aspettava di finire in manette. Le porte delle carceri del Vaticano per lui si potrebbero spalancare nelle prossime ore.

Di che cosa è accusata la manager? Avrebbe ricevuto 500mila euro dalla Santa Sede per operazioni in Africa e in Asia. La metà dei soldi sarebbero stati utilizzati per shopping. Ma quale era il suo vero ruolo nell’ambito del Vaticano e dei rapporti col cardinale Becciu? Innanzitutto insabbiare gli scandali. Poi pare avesse una sicura potente vocazione al millantato. I soldi della Santa Sede li avrebbe ricevuti sul conto della Logsic, società rivelatasi fantasma con sede in Slovenia, a Lubiana. La notificazione del provvedimento di cattura internazionale è stata diramata attraverso l’Interpol. L’accusa per lei è la stessa che Papa Francesco ha rivolto al cardinale Becciu: peculato. La figura di Cecilia Marogna è apparsa in grande evidenza, nello scenario dello scandalo del Vaticano, dalle dichiarazioni di monsignor Alberto Perlasca, della Segreteria di Stato.

Trentanove anni, di Cagliari, la sunnominata Lady Vaticano raccontava in giro di svolgere un servizio di "intelligence umanitaria a tutela della Santa Sede in contesti difficili". Si presentava come esperta in relazioni diplomatiche capace di costruire reti di relazioni in Africa e in Medio Oriente e "di proteggere nunziature e missioni da rischi ambientali e da cellule terroristiche". Evidenti invenzioni, autentiche balle: sarebbe questa la vera verità. I pagamenti avevano tutti la stessa casuale. "Versamenti per missione umanitaria". Il denaro sarebbe partito dai conti della Segreteria di Stato per operazioni segrete. Cecilia Marogna avrebbe invece speso parte dei soldi in acquisti di lusso, borse Prada, scarpe Tod’s, abiti e accessori Chanel, poltrone Frau. Ha provato a giustificarsi "quelle spese servivano per trattare con le fonti". Versione ritenuta non credibile dagli inquirenti vaticani: l’attività della Marogna giudicata "in realtà mai sviluppata".

Riscontri forniti da numerose fonti di intelligence, ambasciate e servizi di sicurezza, concordano nell’attribuire l’addebito di peculato al fatto che a quanto sostenuto dalla Marogna era non veritiero. "Tutti hanno detto di ignorare la sua identità e le sue attività". Affiora inoltre l’ipotesi che la sua azione avrebbe avuto un altro scopo: controllare i rapporti diplomatici di Angelo Becciu con una serie di attori finanziari internazionali. A quanto si dice, la sua unica attività era quella di "appianare gli scandali in ambienti vaticani". Parimenti non veritieri i rapporti di stima con ambienti dei servizi segreti. Si conterebbero sulle dita di una sola mano le testimonianze del suo impegno per la Chiesa. Incontri episodici, rari, e mai e poi i millantati interventi nelle trattative per il rilascio di ostaggi. La signora delle trame, tutto sommato, ha vissuto una parabola breve.

Proprio lei che a lungo si è vantata di aver avuto come maestri faccendieri (un chiaro eufemismo) del calibro di Francesco Pazienza e Flavio Carboni. Modelli sì, ma nell’alchimia degli imbrogli di alto livello. Circondata da spioni e delatori infedeli, è rimasta vittima dalla sua smania di arrivismo. Un’arrampicatrice, Lady Vaticano. Una falsa pulzella d’Orleans dei tempi moderni. Ma nessuno è riuscito a capire come sia riuscita a entrare nelle grazie del potente cardinale Angelo Becciu, sardo come lei. E farsi assegnare dall’alto prelato 500mila euro. "Solo questioni istituzionali", ha tenuto a precisare Becciu. Stupisce come lui, titolare di una lunga carriera diplomatica in tutto il mondo, si sia messo nelle mani di Cecilia Marogna per gestire trattative internazionali. E scoprire, poi, che i soldi impiegati per foraggiare informatori e contribuire alla liberazione di missionari rapiti, sono finiti nelle casse delle boutique frequentate dalla signora cagliaritana. Evidentemente una bugiardona. La vicenda della "dama di Becciu" potrebbe replicare in pieno la storia delle scatole cinesi dell’immobile di Londra. Un incauto acquisto: scoperchiato un vortice di ricatti e milioni. Il saccheggio dei conti di Papa Francesco.

Franco Esposito