Ora il pericolo di chiudere tutto c’è e nessuno può nasconderlo. A rileggere il bollettino di ieri si rimane esterrefatti. Lockdown a Natale? Siamo a 10mila contagiati, i casi in Lombardia superano quota 2000, in Campania siamo oltre i 1200. E allora, arrivano i primi provvedimenti drastici. Ragazzi e giovani delle scuole e dell’università campane rimarranno a casa fino al 30 ottobre. A Milano si studia oggi un piano per scongiurare una crisi irreversibile e il lockdown.

Insomma, la paura di trascorrere un Natale da soli o senza parenti e amici c’è tutta. Qualcuno ritiene che bisognerebbe imitare Macron, ordinando il coprifuoco. Nessuno in strada dopo le 22. Perché? La situazione è grave e le misure prese ieri l’altro dal governo sembrano già vecchie. Ipotizza il commissario belga della UE Didier Reynders: " E’ giunta l’ora che l’Europa studi una strategia comune". Parole sante, ma come metterle in pratica se anche i paesi del vecchio continente non si trovano d’accordo nemmeno sulla elargizione di miliardi? Bisogna darli a fondo perduto, sostengono alcuni. No, solo un prestito, altrimenti non si sa dove andranno a finire quei soldi. In parole semplici, mentre il virus impazza dalla Francia alla Spagna, dal Portogallo alla Gran Bretagna (pure se gli inglesi non fanno più parte di questa unione) non si riesce a trovare un bandolo comune per uscire da questa intricata matassa. Insomma, trovarsi oggi come se il virus non fosse scoppiato ieri fa riflettere quei pochi che hanno la testa sulle spalle.

Il "grande balzo" del Covid-19 (così lo definisce assai bene un quotidiano di stamane) divide il parere degli scienziati e delle forze politiche. Mentre per alcuni è il caso di chiudere tutto prima che avvenga il putiferio; per altri è insensato gettare tanto allarmismo che non fa che peggiorare la situazione. "Un Natale con i negozi chiusi dopo una certa ora? Nemmeno per sogno", ripete il vice ministro della salute Pierpaolo Sileri. "Io sono dell’avviso che bisognerebbe tenerli aperti giorno e notte". Capite bene che se queste sono le posizioni sarà difficile trovare in Europa un accordo, visto che nemmeno all’interno dei Paesi che compongono la Ue si pensa tutti allo stesso modo. La realtà è che mentre si discute, il virus aumenta e i problemi che ad esso si connettono pure.

A Napoli, tanto per fare un esempio, gli ospedali sono già saturi e mancano medici e infermieri, a Roma la situazione del trasporto pubblico è al limite, a Milano il governatore e il sindaco, insieme con il prefetto, fanno capire che presto ci saranno altre restrizioni. Per dirla in breve, si aspettano i risultati delle due prossime settimane. Se non andrà meglio e non si saranno raggiunti i risultati voluti, si chiuderà tutto. Insomma, dovremo aspettarci un nuovo lockdown. Così, dopo il calcio anche altre discipline sportive vengono aggredite dal male. Non si salvano nemmeno i grandi nomi dello sport.

Innanzitutto, Cristiano Ronaldo; poi anche Valentino Rossi e Federica Pellegrini. Il primo commenta: "sono triste ed arrabbiato". La campionessa di nuoto non parla, piange a dirotto. E gli italiani? Si aspettano che le forze politiche tutte insieme affrontino il problema magari non rifiutando quei miliardi che Bruxelles è pronta ad elargirci. Giá perché lo sapevamo.... Sapevamo della seconda ondata almeno da quando, mesi fa, la violenza della prima ha iniziato a darci un po’ il respiro. Eppure abbiamo fatto passare i mesi, l’estate, le elezioni regionali, prima di ritrovarci a osservare il numero dei contagi salire di nuovo. Il coronavirus detta di nuovo le regole alla convivenza civile, e di fronte alle carenze di medici, vaccini e personale per tracciare la diffusione, torna un acronimo che ha fatto discutere i politici e gli economisti di mezz’Europa.

Il Mes, il fondo salva-stati, ha deciso già ad aprile che avrebbe finanziato le spese sanitarie degli stati europei, ma da allora nemmeno chi aveva più bisogno di cassa per mettere mano a ospedali e tamponi ha fatto accesso ai fondi. L’Italia potrebbe incassare 36 miliardi di euro, da restituire, certo, ma con un tasso di interesse pari o vicino allo zero, sicuramente meno dei tassi che lo Stato paga sul mercato. La corsa dei contagi e i focolai sul territorio spingono così molte parti della politica nazionale, tra cui trecento sindaci e molti parlamentari, a chiedere al governo di utilizzare subito il Mes. I sindaci sono capitanati dal primo cittadino di Pesaro, Matteo Ricci: Pd e Italia Viva esortano il governo ad agire, ma per ora prevale il no del Movimento Cinque Stelle, che nella sua crisi ha eletto il Mes quale ultimo totem cui opporsi.

Il paradosso è che sarebbe stato più conveniente chiedere il Mes in primavera che ora, e così anche il ministro Roberto Gualtieri fa filtrare qualche dubbio: del resto, anche il Mes, nominalmente farebbe crescere il deficit. Fuori dai calcoli del palazzo, nel Paese che si organizza di nuovo per frenare il virus, rimane l’amara sensazione di un’ennesima occasione sprecata.

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