Medici eroi, eroi in ogni piazza, balcone, tv e giornale dove la brava gente parlava dei medici che curavano i malati di Covid. Medici eroi, curavano e morivano. Morivano, ne sono morti in tanti contraendo la malattia che combattevano. E lavoravano fino allo sfinimento. Lavoravano in zona pericolo. Come pompieri che scavano trovando superstiti sotto un edificio franato. Medici eroi, infermieri eroi, la brava gente se ne è riempita la bocca. La bocca, se ne è riempita la bocca la brava gente del ringraziamento commosso a medici e infermieri.

La bocca, ma non il cuore. E non l’anima. E neanche, tanto meno, pensieri e azioni di troppa brava gente si sono riempiti davvero del riconoscimento e della riconoscenza per medici e infermieri. Ad oggi (cifra fornita da Radio 24 Il Sole 24 Ore) le cause civili mosse contro medici (senza contare infermieri e strutture ospedaliere) assommano a 300. Causa civile vuol dire di fatto richiesta di risarcimento in denaro. Trecento cause, non generiche cause civili per generica cosiddetta "mala sanità". No, trecento cause civili e richieste di risarcimento in denaro contro medici che hanno lavorato e operato durante la pandemia contrastando Covid 19. Trecento errori medici senza i quali altrettanti pazienti sarebbero sopravvissuti? Trecento colpe di medici per non aver fermato contagio, malattia e non aver garantito guarigione? Ci saranno di certo avvocati (ce ne sono di studi specializzati) che sosterranno causa per causa la plausibilità di questa cosa impossibile.

Impossibile perché di fronte a un virus sconosciuto dagli effetti sconosciuti, di fronte ad una malattia dalla terapia inesistente, di fronte a ciò che è accaduto da febbraio a maggio 2020 in Italia l’errore non era possibile. Non era possibile l’errore perché nessuno poteva conoscere e praticare il non errore. Ma far causa ai medici è un ramo di impresa: ha le sue metodiche, il suo sviluppato marketing, la sua redditività. E perfino la sua ideologia di sostegno. Ideologia che suppone un diritto alla guarigione, una garanzia di guarigione di fatto equiparata alla garanzia di funzionamento che accompagna l’acquisto della lavatrice. Se lavatrice si inceppa o si rompe, acquirente risarcito. Ma in medicina, si può anche dire in natura, diritto alla guarigione non esiste, è una pretesa insieme altezzosa e ignorante.

Che però va alla grande. Riprova ne siano sia le polizze assicurative senza le quali il medico neanche ti guarda, sia soprattutto la nociva medicina difensiva cui ormai ricorrono quasi tutti i medici. Difensiva non dalle patologie ma dai pazienti. Consiste nel prescrivere tutte le analisi e gli esami possibili e conosciuti. Per non sentirsi poi rimproverare in sede di causa civile l’omissione di una prescrizione. E così si fanno milioni e milioni di esami inutili, con danno al denaro pubblico e anche alla salute privata (risonanze e Tac e radiografie non sono a impatto zero su organismo umano).

Ma almeno sulla pandemia si sperava che il ramo d’azienda si arrestasse. Almeno per i medici al tempo del Covid 19 si sperava ci fosse momentanea sospensione. Che ci fosse, si sperava soprattutto, pudore, pudore civile a far causa ai medici del coronavirus. Errore di prospettiva, errore diagnostico, speranze fondate su imperfetta, superficiale e fuorviante conoscenza della fisiologia civile e delle patologie sociali della cosiddetta gente.

LUCIO FERO