Progressiva perdita di pezzi e lite sulla cassa sembrano propedeutici al suicidio politico. Complice anche il vento della spaccatura. Litigioso come neppure la Dc delle correnti e il Pd degli sguaiati contrasti in famiglia, il Movimento Cinque Stelle mette in campo la litigiosità delle sue molteplici anime. Pretendente alla leadership del movimento, a lungo detenuta, il ministro Luigi Di Maio scopre gli altarini interni: via la lancio di fiamme contro il presidente della piattaforma Rousseau. "Casaleggio ci ha chiesto un milione e 200mila euro per gestire Rousseau. Così non va, non può andare, non è possibile". Di Maio chiede un cambiamento totale del rapporto Rousseau-Movimento. "I soldi del Movimento non devono andare solo a Roma e a Milano, ma sui territori". La pretesa appare comunque disarticolata, non mirata, semplicemente finalizzata alla stroncatura della piattaforma. Davide Casaleggio, furente, risponde con fermezza alle argomentazioni di Luigi Di Maio. "Non siamo la cassa del Movimento, stop fake news". La risposta della fondazione Rousseau arriva attraverso una nota. Il momento è identificabile con chiarezza in una sorta di sfida fratricida. Una questione di soldi e punto. Il vil denaro, come da dichiarazione di Luigi Di Maio. Quantificata la cifra, il ministro intende togliere la cassa all’associazione di Davide Casaleggio, figlio del cofondatore del Movimento Cinque Stelle. Ma la domanda fondamentale è una: cosa c’è nella cassa di Rousseau? Innanzitutto i contributi di parlamentari e consiglieri regionali, 300 euro al mese. Il rendiconto 2019 racconta di 2.308 euro di donazioni dall’estero, proventi derivanti dalla vendita di gadget. Risorse che vengono utilizzate – come da nota dell’associazione – "per garantire oltre ventidue servizi essenziali a 170mila iscritti, tra i quali la tutela legale per garante e capo politico, la scuola di formazione, l’organizzazione di grandi eventi". E anche la possibilità di votare, emendare leggi, seguire corsi online, condividere atti. "Presentare inoltre liste nei comuni, potersi candidare e diventare un portavoce nelle istituzioni". Ma non è tutto. Casaleggio e le persone a lui vicine lasciano trapelare che i soldi di Rousseau servono anche per affrontare le spese legali di Crimi e Di Maio. L’associazione ritiene che l’ammontare dei soldi gestiti "è di gran lunga inferiore a quello dei trasferimenti del Parlamento ai gruppi di Camera e Senato". Quindici milioni di euro l’anno, che i gruppi amministrano in totale autonomia. Soldi agli attivisti? L’associazione Rousseau nega che vi siano dirottamenti di questo tipo. "Tre milioni di euro sono destinati alla comunità attraverso i mille euro che i parlamentari possono investire ogni mese per iniziative sui territori". Fondi che i parlamentari versano individualmente dal proprio stipendio. Al netto delle restituzioni. Ma è tutto un botta e risposta. Un furioso e acido pingpong. I veleni sono quelli di Roussseau. Laddove fonti vicine a Di Maio fanno sapere che Casaleggio avrebbe proposto al reggente Crimi la bozza di un contratto di servizio per la gestione della piattaforma nella forma sopra e nella sostanza (la cifra) sopra evidenziata. Casaleggio avrebbe messo anche paletti, sotto forma della possibilità di poter vagliare preventivamente i post dei blog delle Stelle. I vertici del Movimento – Grillo, Di Maio, Paola Taverna. Roberto Fico, Roberta Lombardo – avrebbero giudicato la proposta irricevibile. "Se Rousseau è l’ecosistema del Movimento Cinque Stelle, e non uno strumento come ribadito da Casaleggio, non puoi venderla al Movimento". Ma ancora non è tutto. Ulteriori sospetti permangono sulle spese per lo scudo della rete. In soldoni, la difesa legale degli iscritti: i contributi versati dagli eletti sono pari a 320mila euro, 20mila già spesi e 125mila accantonati. I numeri dicono questo: ci sarebbe un buco di 175mila euro. I portavoce, con insistenza, chiedono spiegazioni. Casaleggio è in questo momento sotto accusa. In sua difesa accorre Di Battista. Immancabile, dice di Casaleggio". "Claudio ha a cuore i principi del M5S e della democrazia diretta".

Prosegue la faida, nel segno dei soldi. Gli ideali non contano, non esistono più.

La politica è questa, a qualsiasi livello e con qualsiasi colore.

FRANCO ESPOSITO