Un duro attacco al governo arriva dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Non usa mezzi termini, né giri di parole, il numero uno degli industriali. Critica le ultime misure adottate dall'esecutivo giallorosso, ma soprattutto si fa portavoce del malessere degli italiani. Di quel "forte disagio sociale" che si è palesato venerdì sera negli scontri di Napoli. Lo ha detto ai microfoni di 'Mezz'ora in più', programma di Rai 3 condotto da Lucia Annunziata, sottolineando di essere stati ignorati quando si è trattato di decidere quali misure adottare per contenere la nuova ondata di contagi. "Nessuno è stato coinvolto, nessuno ha potuto fornire il proprio contribuito. Così non va: il governo deve cambiare metodo. Anche perché nessuno, meglio di un imprenditore, sa che cosa gli serve". Il leader degli industriali non ci sta. Perché il Paese è già stato messo letteralmente in ginocchio dal primo lockdown e il futuro, a questo punto, è sempre più un'incognita. Altro che ripresa. "Faccio davvero fatica a capire qual è la direzione imboccata dal governo -. Soltanto una settimana fa si diceva che le palestre sarebbero rimaste aperte, mentre ora sono state chiuse. Il punto è che noi certe cose le sosteniamo da aprile, come per il trasporto pubblico. Dicevamo che sarebbe stato uno dei grandi problemi e, dopo sei mesi, nulla è stato fatto. Il discorso vale anche per scuole e sanità: la verità è che ci siamo fatti trovare impreparati". Bonomi è piuttosto scettico in merito ai ristori per le categorie più colpite dal nuovo Dpcm, che, secondo quanto dichiarato da Conte in conferenza stampa, sarebbero già pronti. "Giusto: non si può lasciare nessuno senza reddito in Italia. Ma ricordo che dodicimila persone stanno attendendo da maggio la cassa integrazione. Ecco perché gli italiani hanno perso la fiducia". Le prospettive non lasciano margini all'ottimismo. Nel salotto dell'Annunziata, infatti, il presidente di Confindustria ha spiegato che quest'anno il "Pil potrebbe avere una flessione 1,5-2 punti in più rispetto al calo previsto". Ciò significa che "se le misure restrittive dovessero proseguire il Pil rischierebbe di diminuire del 12% con un conseguente danno all'economia di 216 miliardi". 216 miliardi di euro, una cifra addirittura "superiore al Recovery Fund".