Gli anticorpi monoclonali, prodotti in laboratorio, usati di solito per curare malattie come il cancro, sono complessi da produrre e hanno un prezzo molto alto. Quelli in sperimentazione sia in Italia sia negli Stati Uniti contro Sars Cov-2 (con un costo tra 13 mila e i 170 mila euro per anno di terapia) sono davvero anche protettivi oltre che terapeutici?

"Gli anticorpi monoclonali non sono paragonabili a un vaccino perché non proteggono per un lungo periodo, ma possono fornire una difesa per 4- 8 settimane. Diciamo che è una terapia che ha l’effetto di un vaccino per un periodo limitato di tempo" chiarisce Sergio Abrignani, immunologo, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano. Con un anticorpo monoclonale parliamo di immunoterapia passiva: trasferiamo gli anticorpi monoclonali (o il plasma iperimmune, anche se non funziona cosi bene) all’interno dell’organismo. Il vaccino è invece una immunoterapia attiva perché induce nell’organismo la produzione di anticorpi che si spera siano neutralizzanti. Quando un paziente è già infettato si può ricorrere all’immunoterapia passiva, quella che hanno proposto Regeneron, Eli Lilly ma anche Rappuoli in Italia.

Ci sono una quindicina di aziende che stanno producendo anticorpi monoclonali, alcuni in fase 3, quella che precede l’approvazione. "È probabile che, nonostante i dati scientifici di efficacia non siano ancora pubblici, gli anticorpi terapeutici allo studio funzionino e siano in grado di bloccare l’infezione dal momento che li hanno somministrati a Trump" sottolinea Abrignani. Gli anticorpi agiscono attaccando il virus mentre è in circolo ed è indicato in una fase precoce della malattia. Nella maggioranza dei casi il Covid-19 si risolve in 2-6 settimane grazie al lavoro del sistema immunitario che, ancora vergine al Covid-19 comincia a produrre con una certa lentezza anticorpi neutralizzanti e linfociti che aggrediscono il virus.

L’infezione è acuta, non è mai cronica. "Con immunoterapia passiva non faccio altro che inondare l'organismo con anticorpi neutralizzanti specifici contro Covid-19 (nel nostro organismo esistono cento miliardi di anticorpi diversi) che aiuteranno il paziente a liberarsi del virus più in fretta" spiega ancora l’immunologo. Ma c’è un ulteriore vantaggio. Gli anticorpi monoclonali restano in circolo ancora per qualche settimana. Temporaneamente si forma ciò che stiamo cercando con un vaccino ideale: anticorpi neutralizzanti per tutta la vita. "Se l’infezione è in corso l’anticorpo monoclonale aiuterà il sistema immunitario del paziente a risolvere rapidamente l’infezione. Se invece non c’è infezione l’anticorpo terapeutico è pronto ad agire contro il virus, rendendo quasi impossibile l’infezione che si presenta entro due mesi".

Gli anticorpi monoclonali, come detto, restano in circolo per un periodo limitato di tempo. Si parla di una protezione di due mesi, mentre Ilaria Capua ha azzardato quattro mesi per Trump. "È una questione di dosi- chiarisce Abrignani - ed è vero che gli anticorpi si dimezzano dopo quattro settimana e all’ottava sono quasi scomparsi. Ma Donald Trump ha ricevuto una dose da cavallo, 8 grammi quindi godrà dell’effetto neutralizzante più a lungo in virtù dell’alta dose ricevuta" Gli anticorpi monoclonali possono rappresentare una strategia preventiva al Covid-19? "Non è pensabile che l’intera popolazione possa andare in ospedale ogni due mesi a farsi un’iniezione di anticorpi" spiega Sergio Abrignani.

La terapia è peraltro molto costosa, difficilmente producibile su vasta scala. In attesa di un vaccino la terapia monoclonale, proprio per la sua rapidità di azione potrebbe però essere utilizzata per proteggere una popolazione preziosa e a rischio: medici e infermieri che lavorano in terapia intensiva. In casi estremi, anche se il costo è elevatissimo, il beneficio è altrettanto alto: non rischiare di chiudere le terapie intensive degli ospedali d’Italia".