Ultras, militanti di estrema destra ma soprattutto ventenni delle periferie senza alcuna pianificazione strategica, scesi in piazza a fare guerriglia contro le chiusure del Dpcm. Era questa la composizione dei contestatori che lunedì sera hanno preso d’assalto il centro di Milano sull’onda delle proteste contro le misure anti Covid. Proteste violente anche a Napoli e Torino. Commercianti pochi. Basti pensare che a Milano su 28 persone denunciate, 13 sono minorenni. In strada non c’erano sigle politiche precise ma anche con le mascherine e i cappucci erano riconoscibili esponenti di diversi gruppi di destra. Quando i più giovani, sull’onda di una frenesia distruttiva hanno iniziato a lanciare transenne, rovesciare cestini dei rifiuti e danneggiare i dehors dei locali, alcuni "adulti" li hanno presi letteralmente a schiaffi ordinandogli di restare nei ranghi. "I negozi non si toccano, siamo qui per altro", hanno urlato in diversi momenti. "A spaccare i vasi siete uomini, vero?!", ha tuonato uno di loro.

E se non ci fossero stati questi anticorpi interni le vetrine di tutto il corso sarebbero state vandalizzate. Come una sorta di servizio d’ordine, alcuni passavano a sollevare ciò che era stato abbattuto, a liberare la strada dalla confusione lasciata dal corteo. La vera novità sono i più giovani. Per molti di loro era la prima manifestazione, non sapevano neppure distinguere i lacrimogeni dallo spray al peperoncino. Eppure è stata la parte più attiva, violenta e pericolosa perché davvero imprevedibile. A fare da cerniera tra i due mondi c’erano gli ultras, non solo di Inter e Milan. La polizia ha scelto di non arrivare mai allo scontro fisico, è rimasta sempre a distanza dal fronte, decidendo di contenere e disperdere la folla con un massiccio uso di lacrimogeni. Una strategia che alla fine è risultata vincente.

GRUPPI ULTRAS, ESTREMA DESTRA E ANARCHICI

In queste ore il numero di persone portate in Questura potrebbe salire considerato che sarebbero state almeno duecento le persone che hanno preso parte alla protesta. Tra di loro, oltre ai gruppi ultras, estrema destra e anarchici, c’erano anche tanti ristoratori e proprietari di locali che nel momento in cui la violenza ha preso il sopravvento, hanno scelto di defilarsi. Protesta sì, guerriglia e spaccare vetrine e negozi no. Ecco perché chi in piazza è sceso veramente per protestare si è poi dissociato da questi episodi. "Il Comitato della Ristorazione (bar, pub, ristoranti, pasticcerie, gelaterie) di Milano e Provincia, coeso nel suo operato, si dissocia con forza dai fatti avvenuti ieri sera per le strade della città, e segnala a chi di competenza che nessun rappresentate diretto o indiretto del settore ha preso parte ad alcun disordine".

Lo si legge nella lettera inviata alle autorità cittadine da parte del comitato dei ristoratori milanesi. "Il settore si è sempre distinto per responsabilità e come dimostrano gli incontri avvenuti in passato con i nostri rappresentati a Palazzo Marino – prosegue la missiva – così come ieri in Prefettura, ha sempre lavorato insieme alle Istituzioni per poter gestire al meglio questa situazione di emergenza". I ristoratori precisano che "la salute pubblica è prioritaria e faremo tutto ciò che necessario affinché si possa tornare quanto prima a gioire di una vita sociale nei limiti della normalità del momento. Come siamo – concludono – insieme alle istituzioni comunali, regionali e governative in questa lotta, così ci aspettiamo che le stesse siano di immediato e deciso supporto per la nostra categoria, così fortemente in prima fila e colpita da questa emergenza".