Il "semaforo Italia" - che divide le Regioni in rosse, arancioni e gialle - segna nella gestione della pandemia un salto non è detto di qualità ma certamente di confusione. Con il risultato che "fuori i numeri" si trasforma da mantra di questi tempi in vero e proprio coro da stadio. Brandito anche in Parlamento, dove basta un accenno della deputata Dem lombarda Lia Quartapelle alla "incredibile gestione" di Attilio Fontana a far esplodere l'ira della Lega. Contestazioni, urla, commessi in azione, richiami del presidente di turno Ettore Rosato, espulsione del padano Igor Iezzi.

Il punto è che la "lotteria delle chiusure" su cui Matteo Salvini batte da due giorni non soltanto ha compattato il centrodestra – a chiedere che Conte e Speranza vengano in aula per chiarire i dati sono anche FdI e Forza Italia – ma mette in imbarazzo la maggioranza di governo. Con il capogruppo Pd Graziano Delrio costretto a mettere le mani avanti: "Abbiamo sollecitato il ministro della Salute a venire a fornire questi dati in modo trasparente. Le classificazioni sono automatiche e non discriminatorie. Non c'è stata nessuna scelta politica". E Italia Viva che si unisce alla richiesta di "chiarezza".

Già, perché alla buona dose di strumentalità con cui i governatori del centrodestra – ma non solo: Campania e Val d'Aosta si uniscono alle recriminazioni – si somma l'innegabile pasticcio sulla tempistica con cui sono state varate le chiusure differenziate. Vale a dire che gli scienziati non sono riusciti a fornire i dati aggiornati dei contagi, sicché il Governo ha tratto il dato sulla base della situazione cristallizzata al 25 ottobre. Dal punto di vista del virus, un'era geologica fa. Scoprendo il fianco alle rimostranze di Fontana, tra gli altri, secondo cui le misure lombarde hanno già prodotto effetti benefici. La formulazione del Dpcm, però, è ancora più paradossale: seppure gli ultimi trend dovessero "premiare" le virtù del Pirellone e dei suoi cittadini, la zona rossa resterebbe comunque in vigore per due settimane. Viceversa, se prima del fine settimana i dati mostrassero che altre Regioni gialle – per ipotesi Lazio, Liguria o Campania – fossero peggiorate, il downgrade a zona arancione (o peggio) sarebbe immediato. Quindi: c'è chi rischia di ballare per quarantott'ore appena, e chi di masticare amaro per due settimane.

Tutto chiaro? Non molto? È esattamente come si sentono i governatori. Furibondi, perché sostengono che aspettando qualche giorno si sarebbero potute promulgare restrizioni magari più severe ma a ragion veduta. Con l'appoggio delle opposizioni, stavolta in piena sintonia. "Chiudono in casa milioni di italiani in diretta tv, senza preavviso sulla base di dati vecchi di dieci giorni, senza garantire rimborsi adeguati. E intanto lasciano sbarcare oltre 2mila clandestini in poche ore" proclama Salvini. Massimo Garavaglia non digerisce il gap tra Lombardia e Campania: "Sono scelte politiche, ma quale leale collaborazione".

Il Pd piemontese tira un colpo al cerchio e uno alla botte: "Il governo chiarisca, ma il presidente Alberto Cirio (forzista, ndr) non soffi sul fuoco". "Non ci sono cittadini di serie A e di serie B" si lamenta la meloniana Augusta Montaruli, subito seguita dal capogruppo Francesco Lollobrigida che chiama il governo a spiegare in aula. La capogruppo azzurra a Montecitorio Maria Stella Gelmini si appella al buon senso, ma la sostanza non cambia: "Se vogliamo rendere digeribili e comprensibili per gli italiani le scelte fatte, devono essere leggibili le ragioni che vi hanno portato. Non vogliamo contestarle, vogliamo conoscerle per poterle condividere". Quindi: "Speranza e Conte vengano qui dati alla mano". Si dice "perplessa" anche la siciliana Stefania Prestigiacomo: "Serve massima trasparenza per spiegare che i criteri sono scientifici e non frutto di pressioni politiche". Ma anche Italia Viva, per bocca di Rosato, chiede "maggiore chiarezza sui dati".

Una versione inedita delle baruffe campanilistiche, condita da minacce di impugnazioni dell'ordinanza (il neo-governatore calabrese Spirlì), da prospettive di ricorsi al Tar, da spettri di figuracce ancora peggiori se i dati dovessero modificare il quadro appena entrato in vigore. Grande è la confusione sotto il cielo. Il leader leghista, in ogni caso, ha promesso che non passerà la giornata a guardarlo: "Non ci rassegneremo a stare un mese così". Gli appelli del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla "collaborazione" sembrano già trapassato remoto. Il tavolo di consultazione tra maggioranza e opposizione un'utopia. L'ipotesi di una "bicameralina" per le misure anti-covid, già bocciata dai tre partiti del centrodestra, oggi tra grida e sberleffi appare fuori dal mondo.