Caro Direttore,
Nel giorno in cui l'Italia torna a sfiorare i 600 morti in una sola giornata a causa del Covid-19, c'è una notizia di ben altra rilevanza sul piano dell'interesse pubblico, ma in qualche modo connessa alla pandemia. La Corte sportiva d'appello della Figc, per opera del suo presidente Sandulli, conferma la sconfitta a tavolino del Napoli contro la Juventus.
Non si limita a quello, ma nella motivazione va giù durissima contro il comportamento dei vertici della società azzurra, accusati di aver artatamente messo in atto comportamenti finalizzati a trasgredire il protocollo siglato a suo tempo per la gestione del calcio in tempi di coronavirus, con l'obiettivo di rinviare la partita. Perfino un quotidiano sportivo che di tutto può essere accusato meno che di anti-juventinismo, come la Gazzetta dello Sport, ha censurato i toni di Sandulli, sottolineando che, oltre al calcio, c'è una tragedia mondiale in pieno corso.
E che quindi chiedere a una Asl come comportarsi è indice di prudenza e preoccupazione per la salute pubblica e non può essere considerato alla stregua di un tentativo truffaldino da chiosare con malcelato disprezzo. Ma alla fine, anche sul terreno della giustizia sportiva, quello che conta è il risultato. Il Napoli perde la partita con i bianconeri senza averla giocata e si prepara a tentare l'ultima strada praticabile per recuperarla: il Collegio di garanzia del Coni. Organo che tuttavia potrà valutare solo il profilo della legittimità e non quello del merito e, se anche riscontrasse errori tali da annullare la sentenza, rimanderà 'le carte' al livello precedente, come accade in giustizia ordinaria con la Corte di Cassazione.
Se, al contrario, il Collegio del Coni confermerà il verdetto, il risultato sarà acquisito definitivamente e al Napoli resterà solo la strada del tribunale amministrativo, che gli potrebbe quantomeno consentire di ottenere un risarcimento molto considerevole per il danno subito. Questo è quanto. Ma, oltre ai fatti, ci sono le sensazioni. E queste, ahimé, ci inducono a dubitare sempre più della affidabilità del sistema calcio. Lo scandalo di Bologna, cloroformizzato dai media nazionali, ne è una riprova. Un gol annullato per un mani involontario determinato unicamente da un fallo evidentissimo ai danni di Osimhen, senza che l'arbitro Pasqua assegni il rigore alla squadra ospite. A che serve parlare di tecnica e di tattica calcistica, quando avvengono episodi come questi? O c'è qualche ingenuo che, col livellamento dei valori presente nel calcio moderno, crede ancora che i singoli episodi non incidano?
Giovanni Lepre