La seconda ondata del covid rischia di essere una replica della prima, solo più cattiva. E non si tratta della violenza del virus, che pure continua a fare paura. Ma dell’animo degli italiani, ormai lontani parenti di quelli che a marzo commossero il mondo cantando dai balconi “andrà tutto bene”.

Nella sola Lombardia, un medico su quattro dichiara di essere stato vittima di discriminazione sociale a causa del proprio impegno contro la pandemia. Quegli stessi camici bianchi che in primavera furono esaltati come eroi, oggi sono emarginati come untori, quando non insultati e minacciati come uccelli del malaugurio per il semplice fatto di denunciare i rischi del contagio e la sofferenza degli ospedali.

E sull’altro fronte, quello dei pazienti, le cose non vanno meglio. Sei mesi fa eravamo tutti chiusi in casa, e a tenerci dentro o a liberarci, tutti insieme, ci aveva pensato il governo. Ora le chiavi della libertà passano spesso dal sistema dei tamponi o dalle Asl, entrambi in crisi da settimane. Sono decine, da nord a sud, i racconti dei prigionieri del virus, bloccati in casa non dai sintomi, non dalle diagnosi, ma dalla burocrazia.

Dopo i malati e l’economia, ora la vittima del virus sembra la comunità. Quando la solidarietà salta e le regole non funzionano, resta solo la legge della giungla.

È cambiato l’orizzonte. Non più quindici giorni da quando è entrato in vigore l’ultimo Dpcm, cioè il 6 novembre, per verificare e casomai allentare le misure anti-Covid. Questa settimana non si allenterà nulla anzi si teme che poco cambierà prima di Natale. Nel frattempo l’Italia è diventata un mutevole patchwork con tre colori. In queste ultime due settimane i contagi sono saliti, la situazione si è aggravata, solo da qualche giorno pare ci sia stato un rallentamento dei contagi, nei prossimi giorni si avranno in mano dati più chiari. Nel frattempo si è elaborata una diversa azione di contrasto alla pandemia.

Oggi, lunedì di metà novembre doveva essere l’inizio del lockdown generale in Italia e invece si è scelto un metodo localistico con una serie di ordinanze di governatori e sindaci in quelle regioni che resistono alla chiusura totale, al contrario di Toscana e Campania che sono appena diventate zone rosse a poco più di una settimana dal debutto del sistema che divide l’Italia in tre aree di rischio (rosso, arancione e giallo).

Alla fine di questa settimana scadono i quindici giorni per le prime zone rosse (Lombardia, Piemonte, Calabria), dopo due settimane la situazione avrebbe dovuto essere riesaminata ma pare improbabile che questo accada. C’è anche una manovra da circa 40 miliardi da aggiornare con le tante categorie da sostenere in questo autunno di chiusure che penalizzano la ristorazione, i consumi, il tempo libero, la cultura. Oggi la nuova bozza della manovra arriva in consiglio dei ministri, poi il testo della legge di bilancio - ultimo di un ricco pacchetto di provvedimenti anti-crisi - arriva alla Camera. Previsto anche un incontro tra il premier Giuseppe Conte e i sindacati. In settimana un altro consiglio dei ministri potrebbe decidere una richiesta di scostamento a cui seguirebbe un decreto legge per continuare l’azione di aiuti e indennizzi all’economia colpita dalla pandemia con misure che non entreranno in manovra.

In Europa le cose non vanno bene. In Austria e Grecia iniziano tre-quattro settimane di lockdown duro - anche le scuole chiuse - perché quello morbido non ha sortito gli effetti sperati. Negli Stati Uniti continua il difficile periodo di transizione tra il presidente uscente Donald Trump e il presidente eletto Joe Biden con la minaccia di azioni legali e riconteggi del repubblicano sconfitto che non vuole concedere la vittoria nonostante l’ampio margine di voti a favore del candidato democratico.

Sono ripresi e proseguono questa settimana i colloqui per trovare un accordo tra Ue e Regno Unito dopo Brexit. Ci sarà anche un vertice Ue, il tempo per trovare un accordo sta finendo.