di Franco Manzitti

Matteo Bassetti è accusato dai suoi avversari di imperversare oramai senza sosta sul coronavirus. Con i suoi anatemi. I suoi giudizi secchi. I suoi pareri tranchant. I suoi giudizi diretti contro politici e medici e virologi e le sue polemiche roventi, nel circo mediatico della pandemia.

Suscitandone lo sdegno, lo accusano perfino di negazionismo, insieme al superarchiatra del Cavaliere Silvio Berlusconi, Alberto Zangrillo. Per avere sottovalutato la malattia inizialmente. E per avere, durante l’estate, suonato una specie di cessato allarme.

Bassetti il primo col Remdesivir - Dimenticano, per esempio, che lui era stato il primo a far arrivare in Italia dall’America il Remdesivir, il farmaco che ha guarito dal coronavirus Berlusconi e Trump e tanti altri. E che, se assunto nelle fasi iniziali dell’infezione, ha un esito importante.

È  lo stesso Matteo Bassetti, 50 anni, professore, direttore della Clinica di Infettivologia di san Martino, l’ospedale di Genova, a citare l’epiteto con cui lo apostrofano. Nello scambio rovente e oramai quotidiano di battute tra politici, amministratori pubblici. Ma soprattutto tra virologi, infettivologi, epidemiologi, medici e professori, che esaminano e commentano la tragedia contemporanea del Covid 19.

E anche in questa lunga conversazione dal cuore del suo reparto, in una pausa tra visite, screeneng di pazienti, contatti con i medici territoriali e con le cosiddette autorità sanitarie. Bassetti, cattedratico, figlio d’arte, (suo padre è stato lo storico infettivologo genovese), già in cattedra a Udine e oggi nella sua Genova, rincara la dose.

Bassetti ad alzo zero su Conte - Spara alzo zero sul presidente del Consiglio Giuseppe Conte e sulla sua ultima apparizione tv. Sulle sue incertezze nelle misure natalizie. Le chiusure delle piste da sci. Le barriere tra Regioni. La geografia pandemica italiana, gialla, rossa, arancione. Con un percorso di entrata e “nessun percorso di uscita”. Come accusa questo medico giovane e aggressivo, diventato una superstar tv su ogni rete nazionale e locale.

Teme disastri per gennaio, “quando arriverà il vaccino e non saremo stati in grado di preparare una adeguata campagna nazionale e avranno spazio i no vax”, dice con preoccupazione. Denuncia il catastrofismo, il pessimismo, l’autolesionismo di una politica di governo a suo giudizio perdente, isolata anche in Europa, incerta.

Ma tutto parte dall’ultimo exploit del professore sul numero delle vittime. Le croci che ogni giorno contiamo in questa battaglia infernale contro il virus, che pesano come macigni, centinaia e centinaia di morti, ogni giorno, inesorabilmente: siamo arrivati a 50 mila.

Bassetti e il conto delle croci - Bassetti ha corretto quel catastrofico calcolo di croci Covid, in una nota trasmissione Tv, “L’aria che tira”, condotta da Myrta Merlino su “La 7”, sostenendo platealmente che noi in Italia attribuiamo al Covid anche i morti di infarto.

Professore si spieghi meglio, lei è l’unico a fare un conto diverso delle vittime. Perchè?

“Bisogna intendersi sui numeri e bisogna capire di cosa si parla. Qui tutti parlano senza sapere. E poi sono gli stessi esperti di statistica come Onder, il dirigente deputato, che ogni giorno aggiorna le cifre, a ammettere che qualcosa abbiamo sbagliato nel calcolare i decessi. Bisogna distinguere tra indice di mortalità e indice di letalità. Sono due mondi diversi e tutti parlano confondendoli. Parlano senza sapere.

Indice di letalità e indice di mortalità - La letalità calcola quanti morti attribuiti a una determinata malattia, in questo caso il Coronavirus, ci sono e oggi il nostro tasso è del 3,5 per cento, al livello dello Yemen, della Liberia, del Messico, della Bolivia, del Sudan, Paesi non certo progrediti come noi.

Il codice di mortalità, invece, è un statistica misurata sugli ultimi cinque anni, sulla media di quel periodo dei deceduti.

Certo, non possiamo negare in questo calcolo, quanto è successo a Bergamo e Brescia, con un grande eccesso di mortalità che ha fatto crescere quell’indice. Ma attenzione a calcolare questo secondo dato, perché un conto è mettere in questa terribile lista se è morto un uomo di 85 anni. Che avrebbe vissuto magari ancora qualche mese o qualche anno ancora. O se è morto un bambino. Sono discorsi molto crudi, ma è importante farli.

Tutto parte da un “peccato originale” che abbiamo commesso in marzo-aprile, mesi nei quali abbiamo attribuito al Covid morti che non erano determinate dal virus. Questo ha alzato l’indice in modo considerevole.

Chiarire gli errori non è negazionismo - Paghiamo quell’errore e chiarire non è negazionismo, ma è semplicemente Medicina.

Confesso che io come medico mi vergogno a vedere che in Italia abbiamo avuto tre volte i morti di Svizzera, di Austria e di Francia in quel periodo. E questo perché è accaduto? Perché siamo i più scemi d’Europa? No perché c’era una politica demenziale, secondo la quale più morti giustificavano le chiusure, il lockdown che abbiamo adottato!”

Sono giudizi crudi, molto provocatori. Ma non esiste una possibilità di correggere un calcolo a suo giudizio così fuorviante?

“Non si può correggere ora . Si possono stabilire dei criteri diversi oggi ed è quello che per fortuna, con la seconda ondata, stiamo cercando di fare. Distinguere chi muore per Coronavirus da chi arriva in ospedale per altre ragioni, è asintomatico rispetto al Covid. E poi, quando muore risulta, positivo.

Nella prima ondata del coronavirus scrivevamo quello che volevamo sui referti, probabilmente eravamo stati presi di sorpresa. E, insieme agli inglesi per la verità, attribuivamo al Covid morti che erano determinate anche da altre patologie.

Sono stati gli spagnoli a cambiare da un giorno all’altro le classificazioni dei morti oer corinavirus. ”E ora lo stanno facendo in modo dettagliato anche gli inglesi.

Ma è così difficile cambiare? - “Ora la metodologia di classificazione è già diversa, secondo le regole dell’Istituto Superiore di Sanità. Si scrivono nei moduli Istat le cause principali del decesso e le concause. Poi l’Istat decide.

Ma quel deficit iniziale non lo rimontiamo più su quei 35 mila morti della prima ondata. Credo che attribuibile al Covid probabilmente era un decesso su 5, per una percentuale oscillante tra il 15 e il 20 per cento. Alla fine l’indice di letalità per questa malattia sarà inferiore all’1 per cento totale. Insomma un dato 5 o sei volte superiore a quello della normale influenza. Un altro discorso è quello della contagiosità del Covid.”

Bassetti e la medicina territoriale contro il coronavirus

Negli ultimi giorni Bassetti ha anche firmato un patto di alleanza con la medicina territoriale, per assistere dalla sua Clinica i malati in casa. E fermare il flusso verso gli ospedali che li stava portando al collasso.

“Nell’ultima settimana abbiamo incominciato a vedere qualche luce, meno pressione sugli ospedali, in reparto. In un giorno arrivano almeno 10 telefonate dai medici di base. E esaminiamo i casi, suggerendo come intervenire. Oggi bisogna lavorare per il futuro…..”

Magari aspettando la terza ondata di coronavirus? - “Ma quale seconda e terza ondata! Dobbiamo imparare a convivere con questo virus, anche nonostante il vaccino che arriva. Non possiamo pensare di affrontare e gestire anche lo 0,7 o lo 0,8 di pazienti, paralizzando il resto dei malati. Non si può continuare a commutare in sezione Covid tutto l’ospedale.

 Che fine fanno gli altri malati oltre il coronavirus? - Gli altri malati che fine fanno? Dobbiamo attrezzarci per aprire i reparti Covid quando arriva il picco epidemico, organizzandoci con il territorio.

Devono esserci reparti pronti per queste emergenze, chiusi e già attrezzati, quando scatta l’emergenza si aprono e si salva il resto dell’ospedale.”

L’infettivologo Bassetti è molto perplesso per le ultime linee guida che il Governo sta decidendo di adottare in vista del Natale. E della chiusura delle piste da sci, delle stazioni invernali. “Non credo che Macron e Boris Jhonson si sarebbero tanto dilungati in tv a spiegare come bisogna fare.

Piste chiuse in Italia ma aperte in Francia - Che senso ha chiudere tutto, se poi le piste francesi, come per esempio quella di Monginevro, al confine con l’Italia, sono aperte, tutti correranno là…. Se si chiude ci vorranno venti anni per ricostruire quell’economia distrutta della montagna!”

Professore, ma questa visione così pessimistica dell’Italia, delle sue decisioni sul coronavirus, la confronta con i suoi colleghi stranieri con i quali è in contatto scientifico ogni giorno?

“Con i miei colleghi condividiamo tutto quando siamo dentro all’ospedale e curiamo i malati e anche piangiamo quelli che non ce la fanno. Ma fuori loro hanno una visione diversa. Da noi c’è troppo catastrofismo. Bene le zone gialle, rosse, arancioni: servono a contenere, ma perché non è stato stabilita una procedura di uscita e solo quella di entrata in quelle zone.”

I risultati in Liguria del coronavirus - Bassetti rivendica una seconda fase di lotta contro il coronavirus gestita in Liguria e che ora sta migliorando. Anche davanti alle accuse di una sottovalutazione estiva. A una mancanza di strategia nel preparare le strutture e il territorio all’ondata successiva.

“Ora abbiamo uno degli Rt più bassi in Italia. Cosa dovevamo fare questa estate con quaranta gradi di calore? Chiuderci in casa? Non dovevamo andare a votare e non viaggiare? Chi si è comportato diversamente? Dove l’infezione non è ripartita? Dove gli ospedali non sono finiti sotto stress? Ma oggi noi siamo i più catastrofici.”

Lo vogliono via da Genova - E accusano lei di negare tutto e raccolgono firme per chiedere il suo allontanamento dalla Clinica: cosa farà alla fine, se ne andrà da Genova?

“Dopo quelle firme ho ricevuto una tale valanga di messaggi di sostegno, di segnali di solidarietà e apprezzamento e di amicizia….Farò la mia scelta. Ma ora il mio dubbio è se cercare di organizzare qua a Genova un centro di Infettivologia, uno dei più avanzati nel mondo. O se adagiarmi in una facile routine……Certo contro di me hanno messo in moto una vera e propria macchina del fango. Hanno incominciato a criticarmi per le cravatte, poi con il fatto che facevo pubblicità all’albergo di mia moglie…..la vera macchina del fango……”

E ora, con il vaccino anti coronavirus? - “Correrei a vaccinarmi contro il coronavirus ieri, se potessi, e trovo gravissimo mettere in discussione i vaccini come fa qualche grande professore. Piuttosto mi preoccupa gennaio, perché temo che non saremo capaci di organizzare una efficiente campagna di vaccinazione e a fine gennaio saremo nel caos, dietro anche alla Grecia…..”