di Ottorino Gurgo

Se ne parla con sempre maggiore insistenza: nel centrodestra - anche se i diretti interessati smentiscono - è in atto uno show down (che, bando agli anglicismi, dovrebbe essere più chiaramente definito "una resa dei conti") che potrebbe cambiare il corso della politica italiana. È una realtà sempre più evidente che, non a caso, continua ad attirare l'attenzione degli osservatori.

Il rapporto tra Silvio Berlusconi da una parte e Matteo Salvini e Giorgia Meloni dall'altra, traballava non da oggi e il cavaliere di Arcore ha tenuto, a più ripresa, a rimarcare la distanza con i suoi due alleati dei quali non ha mai nascosto di non condividere la linea oltranzista e soprattutto l'antieuropeismo.

Ora, ad approfondire ulteriormente le divergenze nella coalizione, sta contribuendo l'avvento di Joe Biden alla Casa Bianca.

Due cose sono, al riguardo, ben note: la scarsa simpatia del neo presidente americano per le posizioni sovraniste delle quali Salvini e la Meloni hanno fatto la loro bandiera e la volontà di Berlusconi di mantenere buoni rapporti con il vertice degli Stati Uniti.

Sembra proprio che il "combinato disposto" di queste due realtà stia, dunque, allargando il fossato che separa gli attuali compagni di strada.

Finora l'alleanza, sia pure, forse, soltanto formalmente, aveva resistito ma la base di Forza Italia (non tutta, ma una frangia consistente) scalpita e non è insensibile ai segnali, sempre più chiari, inviati nei giorni scorsi dal Pd e da Italia viva che continuano a sostenere la necessità di un allargamento della maggioranza.

Nonostante le smentite di facciata, peraltro, le indiscrezioni che circolano nel Palazzo, continuano a affermare che, nei giorni scorsi, si sarebbe svolto un incontro "riservato" tra Antonio Tajani e Gianni Letta da una parte e Nicola Zingaretti dall'altra. E Giorgia Meloni ha apertamente invitato Berlusconi a mantenere un atteggiamento unitario con i partner del centrodestra "senza tentennamenti e senza fare giochetti".

Il cavaliere fa sapere di non avere intenzione alcuna di portare il suo partito dall'altra parte della barricata e precisa che la disponibilità manifestata ha come unico obiettivo quello di contribuire, per senso di responsabilità, alla salvaguardia dell'economia del paese in questo momento di difficoltà e non certo di entrare a far parte della maggioranza che sostiene il governo di Giuseppe Conte.

Ma la realtà sembra essere diversa. Ci si domanda, infatti, come possa essere ricucito lo strappo Berlusconi-Salvini che negli ultimi giorni ha fatto registrare almeno due episodi estremamente significativi: lo "scippo" da parte della Lega di tre parlamentari di Forza Italia e la mancata adesione del Carroccio al l'emendamento presentato dal Pd (guarda caso!) per proteggere Mediaset dalla scalata della francese "Vivendi": una questione per la quale ad Arcore si è particolarmente sensibili e che – fanno presente esponenti di Forza Italia – ha ancora una volta rivelato la mancanza di risoetto della Lega nei confronti del loro leader.

A stemperare la tensione è intervenuta una telefonata tra Berlusconi e Salvini che, secondo la formula di rito, è stata definita "cordiale " e nella quale sarebbe stata ribadita la volontà di procedere insieme. Ma può bastare una telefonata per arrestare un processo politico che si va sviluppando da mesi?

Abbiamo più di un dubbio al riguardo e riteniamo probabile che questa vicenda possa riservarci, nei mesi a venire, ancora molte sorprese.