Un misto di repulsione e sospetto reciproco, sono questi i sentimenti che con tutta evidenza caratterizzano la relazione tra il Movimento 5stelle e il Pd. Ma c'è di peggio.

Nel Movimento 5stelle, in attesa di una scissione, ci si chiede chi sia al comando del partito, nel Pd, dove una scissione c'è stata, si lamenta che il segretario Zingaretti regni ma non governi e sia i capi del Movimento 5stelle sia quelli del Pd accusano il presidente del Consiglio di indecisionismo.

Anzi, peggio: lo accusano di concentrare il potere a Palazzo Chigi senza però esercitarlo davvero. Accentra e sopisce, concentra e smorza. Di sicuro non decide. Ne risultano un governo senza guida e una maggioranza senza forza. Condizione sconcertante in tempi di emergenza nazionale come quelli che corrono. Sconcertante e perciò allarmante.

Di solito, quando un allarme risuona in ogni angolo della Nazione e/o un governo vacilla, la fisiologia del potere chiama in causa il Quirinale. È il presidente della Repubblica a compattare le Istituzioni se lo Stato è minacciato; è il presidente della Repubblica ad infondere senso politico se il governo appare politicamente insensato.

A leggere il delizioso "Conte e Mattarella" appena pubblicato dal costituzionalista Paolo Armaroli si ricava l'immagine di un presidente della Repubblica discreto, ma determinato. Determinato nell'indicare al presidente del Consiglio un metodo, un metodo istituzionale: coinvolgere nel processo decisionale opposizioni e forze sociali; rispettare il più possibile la funzione del Parlamento.

Come una goccia cinese, è dall'inizio della pandemia che Sergio Mattarella indica la via ed è dall'inizio della pandemia che Giuseppe Conte finge di imboccarla per poi imboscarsi alla prima curva. Otto mesi di false partenze.

Nei giorni scorsi, esclusivamente grazie all'iniziativa di Silvio Berlusconi, un primo confronto con le opposizioni è avvenuto e a beneficiarne sono stati lavoratori autonomi e partite Iva. Quel che ancora manca è il coinvolgimento del Parlamento.

Non è tollerabile che la stesura del Piano nazionale di ripresa e resilienza sia delegata all'oscuro confronto tra i tecnici del Ministero dell'Economia e i tecnici della Commissione europea dietro il velo di una task force pletorica composta da qualche centinaio di presunti esperti.

Non è tollerabile che il 90% degli atti relativi all'emergenza sanitaria ed economica abbia natura governativa o amministrativa e che dal debutto del Conte2 sia stato approvato solo l'1,03 per cento degli emendamenti depositati in Parlamento. Non è tollerabile anche perché non è utile: il governo è troppo debole per fare a meno del Parlamento.

di Andrea Cangini