di Stefano Casini

Giovan Battista Capurro era un marinaio mercantile ed é, in Uruguay, il capostipite di una delle famiglie più importanti della storia del paese. Nacque alla fine del Secolo XVIII a Voltri e il 25 gennaio del 1819, il governo di Torino,  allora capitale del regno, gli rilasciò il brevetto di "capitano di grande cabotaggio", secondo i rispettivi regolamenti e per aver dimostrato le conoscenze tecniche e l'attitudine morale richiesta, con appena 24 anni.

Il brevetto fu rilasciato per ordine del Segretario della Guerra e della Marina del Vittorio Emanuele per Grazia di Dio Re di Sardegna, di Cipro, e di Gerusalemme, Duca di Savoja, e di Genova e il Principe del Piemonte. Esiste ancora un documento di proprietà della famiglia Capurro-Aguirre che dimostra questi dati storici.

In precedenza è elencato nei registri dei Lloyds di Londra come armatore dei brigantini di legno "Annina", "Amalia" e altri, che hanno viaggiato nel Mar Nero con carichi di grano. Di sicuro, secondo alcune storie raccontate nel tempo, navigava anche su di loro, ma, in ogni caso, era capitano della nave Esmeralda sulla quale arrivó a Montevideo, in una data non esatta.

Si stabilí in Uruguay prima dell’anno 1829, dato che, in quell'anno, era elencato come membro della Massoneria orientale, molto prima della nascita del Grande Oriente di Montevideo del 1856. Ció suggerisce che era stato a Montevideo qualche tempo prima.

In seguito si legó, per matrimonio, alla famiglia Castro e smise di navigare, dedicandosi esclusivamente ai suoi affari come imprenditore, anche se sempre proseguì nelle attività marittime.

Non ebbe azione pubblica, ma fu una persona importante nella comunità italiana, attivissima e numerosa in quell’epoca, in rappresentanza della quale fu nominato dal Governo, nel 1870, ad integrare la Commissione Commercianti e Proprietari, nella quale agiva per poco tempo. Questa organizzazione fu la base della prima Camera di Commercio Italiana nel mondo fondata, come vi abbiamo raccontato, nel 1883.

Fece parte anche del gruppo fondatore della Banca Italiana, della Ferrovia Centrale, dell'Ospedale Italiano, della Compañía de Aguas Corrientes e del Teatro Solís, insieme a noti personaggi dell'epoca, mantenendo anche le proprie compagnie.

Capurro visse nella “Ciudad Vieja”, dove nacquero i suoi figli più grandi e, si racconta che,  il 17 luglio 1853, ci fu una festa a casa sua in via Piedras e Ituzaingó che, secondo il racconto del signor Peralta in "Resonancias del Camino", era tutta illuminata alle nove e mezza di notte.

Con la rendita dei suoi affari, piú tardi costruì una bellissima casa nella Via che porta il suo nome (Capurro) angolo Gutiérrez, nei pressi di ció era stato denominato El Caserío de los Negros, che metteva in mostra straordinari vasi di marmo di Carrara su ogni pilastro della porta. In questa casa visse con la famiglia e numerosi soci fino alla morte, di fronte al panorama della baia e delle barche.

Quella proprietà, che faceva parte del terreno della "Mecca", passò poi al figlio più giovane Eduardo e fu poi venduta essendo stata demolita per costruire una moderna scuola.

Durante la sua vita di intenso lavoro, riuscì ad accumulare una notevole fortuna: il totale dei beni che lasciò, fu valutato in quasi 1 milione di pesos, una cifra da capogiro per il 1872. Non lasciò campi in eredità ed i suoi investimenti erano tutti immobiliari urbani o finanziari. Purtroppo è andato perduto il fascicolo delle sue carte, numerose secondo l'inventario del testamento. La sua corrispondenza personale e commerciale avrebbe potuto fornire molte informazioni interessanti sulla storia del XIX secolo in Uruguay.

Le poche lettere che si sono conservate di lui lo rivelano come un uomo colto, scriveva perfettamente ed era molto corretto nella sintassi, scrittura e ortografia. Scriveva perfettamente l’italiano e lo spagnolo.

Ci sono molte testimonianze sulla sua generosità, esercitata, soprattutto a beneficio della causa di Mazzini, Cavour e Garibaldi, l'Unità d'Italia. Fu lui ad aiutare appunto l’eroe dei due mondi a montare la nave nella quale tornò in patria e, tra l’altro, fu sua una delle piú importanti donazioni per la costruzione dell’Ospedale italiano Umberto 1.

Riguardo al suo personaggio, c'è un episodio significativo trasmesso dalla tradizione familiare. Volle dirigere la manovra per collocare la statua della Libertà sulla sua colonna in Plaza Cagancha, opera dello sculture italiano Giuseppe Livi. In pieno svolgimento dell’opera di collocazione, giunse un militare di alto grado e cominciò a dare alcune istruzioni agli addetti ai lavori, su come svolgere il lavoro. Capurro gli disse: “I militari comandano il Forte, ma la piazza é mia e se qualcun altro interviene, sono finito”. Fu cosí che il militare si ritiró.

È rimasta molta documentazione grafica sul suo aspetto fisico. Oltre al dipinto ad olio di Gaetano Gallino, abbastanza inattendibile perché questo artista abbelliva sempre i suoi modelli, ci sono diverse fotografie e un ritratto di un pittore sconosciuto molto simile a loro.

Capurro era un uomo basso ma robusto, con testa larga e viso largo con fronte ampia, capelli castani, occhi chiari, come molti suoi discendenti, ed enormi basette. Una foto in cui è con la moglie e il figlio più giovane lo mostra seduto e in abito da cerimonia con yaqué, plastron e la medaglia dell'ordine  della Massoneria a cui apparteneva.

I GENITORI DI GIOVAN BATTISTA

I genitori di Capurro erano Alberto Capurro e Magdalena Consigliere indicati anche come Consiglieri o Consigliere nei giochi della Iglesia Matriz, che si sposarono a Genova in data sconosciuta. Alberto Capurro sarebbe vissuto a Voltri e morí vicino Genova nel 1862. C'erano altri tre figli del matrimonio Alberto Capurro e Magdalena Consigliere

Luigi, marinaio come suo fratello e pare sia morto in un naufragio  ed alcuni storiografi sostengono che discende da lui una famiglia Capurro di Gibilterra. Morí prima di Giovan Battista poiché fu lui suo erede.

Marina, sposata con Carlos Germano Rossi, di cui aveva un figlio, Alberto

Angela o Angiolina, sposata con Pietro Pietranera, di cui ebbe due figlie, Adelaida ed Eduarda, e un figlio, Césare.

Tutti si stabilirono a Montevideo. Pietranera comandava barche di Giovan Battista e Carlo Germano Rossi, fu il suo socio d’affari. Per quanto riguarda Césare, si sa che ha lavorato prima a La distilleria di alcolici Capurro e poi alla Sanità Pubblica. Le nipoti ricevettero la pensione alla morte dello zio nel 1872.

NASCITA E MORTE

Nacque a Voltri, vicinoGenova, in data non sicura, ma attorno al 1799. Morì a Montevideo il 26/11/1872 secondo certificato di morte nella Iglesia Matriz della Ciudad Vieja. La sua età appare lì come 73 anni, quindi la sua nascita sarebbe avvenuta nel 1799. Secondo una versione di sua nuora Ema Ruano de Capurro morì a  75 anni. Il primo documento di data certa esistente è il brevetto di capitano rilasciato nel 1819. Si dice che gli fu concesso per avere 24 anni, il che non coincide con i dati precedenti.

IL SUO QUARTIERE

Uno dei quartieri piú popolari di Montevideo porta il suo nome perché, secondo un atto autorizzato dal Notaio Salvador Tort il 29/12/1837, Giovanni  Battista, assieme a José Lapuente, acquistò in 2.000 patacones, una somma molto importante, un'estensione di terreno situato sulla riva sinistra del torrente Miguelete alla sua foce nella baia di Montevideo e con un ampio fronte sulla stessa baia che arrivava da est al luogo noto come Caserío de los Negros.  Si é trovato un archivio del 1840, in cui Capurro chiese di ottenere un banco di sabbia di pietre e un terreno sottomarino di fronte alla sua proprietà, ma non è stata emessa alcuna risoluzione al riguardo.

Con il passar del tempo, Giovanni Battista divenne uno dei piú prominenti imprenditori dell’Uruguay. Fabbriche, immobili, costruzione, insomma, Capurro, è uno di quei personaggi storici dell’Uruguay, come prima Borghese, i grandi architetti e ingegneri come Andreoni, Piria, Pittamiglio e tantissimi altri, che hanno costruito questo benedetto paese. Il marchio italiano in Uruguay è senza dubbio il piú consistente al mondo!