Giorgia Meloni (foto depositphotos)
di Ottorino Gurgo
L’insuccesso del centro destra nel turno di ballottaggio delle recenti elezioni amministrative svoltesi il 26 giugno, ha fatto scattare un imprevisto campanello d'allarme per Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni. La loro vittoria alle elezioni politiche del prossimo anno, che i sondaggi davano per certa sino a qualche tempo fa , appare ora tutt'altro che scontata e i leader di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, acquisita la consapevolezza di questo stato di cose, sono ora impegnati a correre ai ripari.
La mancanza di unità che ha visto i tre partiti l'un contro l'altro armato, due di loro impegnati (almeno sulla carta) a sostenere il governo di Mario Draghi e il terzo all'opposizione, non ha certamente giovato al buon giudizio nei confronti della coalizione da parte degli elettori, molti dei quali, sconcertati e confusi, hanno scelto la strada dell'astensione.
Riannodare i fili di un'alleanza lacerata e divisa, fortemente insidiata da un Pd sorprendentemente in ripresa, è dunque un obiettivo prioritario.
Ne sono consapevoli Berlusconi, Salvini e la Meloni, alla ricerca di una formula che consenta loro di superare gli attuali contrasti.
Ma, se anche questa non facile impresa fosse coronata dal successo, ciò non basterebbe comunque.
Certo, se per dirla con il Pappagone di Peppino De Filippo, riuscissero ad essere "vincoli" e non "sparpagliati", i leader del centrodestra avrebbero compiuto un notevole passo avanti. Ma si tratterebbe della premessa di un discorso più ampio. Quello che serve è mettere a punto, così da poterlo offrire agli elettori, un comune progetto di governo, realistico, libero da tentativi di dar spettacolo e da intenti propagandistici.
Diciamolo con brutale franchezza perché non si possono realisticamente considerare progetti di governo né il sovranismo né il popolarismo con i quali si imbocca una strada sbagliata.
Il sovranismo è quanto di più anacronistico si possa immaginare ai giorni nostri e il populismo non è che una formula demagogica destinata, come la storia dimostra, ad aprire la strada a forme di governo autoritarie di stampo "peronista".
C'è anche - e in questo caso siamo non alla politica, ma alla demenza - chi auspica una ripresa in grande stile dell'immigrazione clandestina perché all'inizio della legislatura, battendosi per la repressione di questo fenomeno, Salvini coagulò attorno a sé e alla Lega un vasto numero di consensi.
Il progetto che il centrodestra deve mettere a punto deve essere un reale progetto di governo, fondato su un forte sentimento europeistico (che non è acquiescenza a questo o a quel partner) e su proposte di risanamento economico autentiche, che siano, cioè antitetiche a quell'assurdo reddito di cittadinanza imposto dai cinquestelle e che, alla resa dei conti, ha immiserito il mercato del lavoro trasformando molti giovani in un'orda di nullafacenti. Un centrodestra moderno deve fare dell'europeismo e di un'economia dell'efficienza i propri obiettivi. Altrimenti è destinato a soccombere anche se, celando i dissensi interni, si presentasse agli elettori con il volto di una inutile unità.