di Enrico Pirondini

Ultime da casa Pd: Bonaccini blinda la corsa e invoca "più sindaci nel partito ".  Elly Schlein al  Monk di Roma ha dato l'annuncio ufficiale della sua candidatura a segretario del partito..

Si sta agitando, più del solito, la corrente che porta l'etichetta dei "laburisti ". Goffredo Bettini, l'uomo forte del Pd romano, è uscito allo scoperto ed ha scelto Matteo Ricci, sindaco di Pesaro. "Matteo è giovane, intelligente e politicamente molto veloce".

Dario Nardella, sindaco di Firenze, ha escluso (per ora) di "incarnare la terza via tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini".  Deduzione: se lo scopo del Congresso  è una resa dei conti sarà inevitabile una scissione. C'è poi Paola De Micheli, la prima a proporsi, che insiste: "Credo di arrivare a sfidare in finale Bonaccini per diventare segretaria Pd. E di vincere. Anche perché sono più di sinistra di lui".

Tutti i big del partito hanno detto la loro. Tutti fuorché Franceschini. Si sa che appoggerà Elly nel derby emiliano e che tale scelta non è stata condivisa dal suo stesso cerchio magico, in primis Luigi Zanda e Roberta Pinotti. Ma lui tira dritto. Ha una sua visione affinata negli anni ferraresi quando – giovane Dc – cresceva nell'ombra di Nino Cristofori (1930-2015),  andreottiano di ferro, popolare "Ninuzzo", maestro di "liaison" (col Pd dell'allora sindaco Soffritti, il "Duca Rosé").

Una scuola che gli ha permesso un transito agevole dalla Margherita al Pd. Un'arte politico-diplomatica che nel tempo gli e' servita per un primato: ministro, e agli  inizi sottosegretario, in 8 governi diversi (D'Alema, Amato, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte 1/2, Draghi). Si vedrà. Comunque, gatta ci cova.

Appena formato è già al lavoro per costruire il nuovo Pd. Due i garanti: Enrico Letta e Roberto Speranza segretario di Articolo 1, il Movimento nato dalla scissione del Pd (2017) e sostenuto da tre ex segretari Pd: Bersani, Epifani, D'Alema; scarsa la rappresentanza parlamentare (solo 5 seggi alla Camera).

Compito tutt'altro che semplice. Come si profila difficile la sfida per la segreteria di un partito storicamente diviso in correnti. Ci sono ancora due mesi per presentare le candidature. Ma intanto i sondaggi parlano di un partito in costante emorragia di consensi.

Non bastava il multiforme arcipelago delle attuale correnti che (pare) occupino ogni spazio. Infatti c'è l'area socialdemocratica, la maggiore, comprendendo Zingarettiani, Orlandiani, Cuperliani, i boys di Cesare Damiano, ministro del Lavoro nel governo Prodi.

C'è l'Area Dem di Franceschini, la "Base Riformista" (i Renziani rimasti a bordo), "Energia democratica " di Anna Ascani, i "Fianco a Fianco" di Delrio, i "Giovani Turchi" di Matteo Orfini.

No, adesso si fa largo la corrente che non c'era: i laburisti, appunto. Un gruppo tosto, ambizioso, che non ha per tema solo il lavoro (comunque tema fondamentale). Vogliono un "Paese a misura degli ultimi , perché così è più giusto anche per gli altri ". Nella corrente spiccano i nomi di Giorgio Gori, Pietro Iachino, Enrico Morando. Ma come può pensare Bonaccini di poter rottamare queste correnti?