Dopo il rogo che ha praticamente ridotto in cenere buona parte della riserva biologica Indio Maiz, il governo del Nicaragua corre ai ripari annunciando di voler ripristinare il "polmone verde". Lo ha detto la vice presidente Rosario Murillo. Le fiamme, domate in otto giorni, hanno distrutto 5mila ettari della riserva. Ma ciò non sembra aver scoraggiato le autorità nicaraguensi.  Le forze governative valuteranno il danno ambientale e creeranno un'area per il restauro e la rigenerazione naturale così come accadde dopo gli uragani Felix e Otto, rispettivamente nel 2007 e nel 2016.

NON SONO MANCATE LE POLEMICHE
Secondo l'ex ministro dell'Ambiente Jaime Incer Barquero, l'incendio è stato "il più drammatico disastro ecologico mai avvenuto in Nicaragua". Nonostante siano arrivati in soccorso elicotteri cisterna provenienti da Messico, El Salvador e Honduras, non sono mancate le polemiche da parte degli ambientalisti sul ritardo del governo nella gestione dell'incendio e sul rifiuto di ricevere aiuti da parte della vicina Costa Rica che ha dovuto quindi far rientrare la propria squadra di pompieri.

LE ACCUSE CONTRO IL GOVERNO
Con un'area di oltre 2mila chilometri quadrati a sud-est del Paese, lungo il confine con la Costa Rica, la foresta pluviale ospita le comunità indigene dei Rama e dei Creoli, come anche molte specie rappresentative dell'America centrale, incluse quelle in estinzione. Secondo gli ambientalisti, citati dalla stampa locale, la polizia avrebbe bloccato il loro tentativo di entrare nella riserva per esaminare i danni. L'ipotesi è che allevatori e taglialegna, che negli ultimi anni stanno popolando la zona, abbiano appiccato il fuoco per far spazio alle proprie coltivazioni. Barquero ha accusato: "Il governo, invece di di proteggere l'area, sostiene questa gente a stabilirsi sul territorio costruendo scuole e cliniche".