Errare è umano, perseverare è diabolico. Gigi Buffon non cambia idea e insiste. "Io non devo rimediare perché io sono un essere umano che mette passione, sentimenti, arrabbiature", dice agli inviati della trasmissione Le Iene, su Italia 1. "Trovo modi di parlare, giusti o sbagliati che siano, alcune volte eccessivi, ma sono questo, sono Gigi Buffon".
"L’altra sera la partita era finita da un'ora e mezza, di conseguenza quello che uno esterna sono sentimenti, pensieri forti, per certi aspetti ineducati, ma sono i sentimenti di un uomo che non si trincera dietro a un velo di ipocrisia e butta fuori quello che le viscere gli dicono e punto, chiuso", continua il portiere della Juventus. "Lì per lì tu non puoi chiedere a uno che vive lo sport con una pienezza come lo vivo io di accettare, essere equilibrato, perché alla fine, seppur esternando in maniera eccessiva determinati pensieri, questi erano pensieri che avevano una logica, che ridirei, magari con un altro tipo di linguaggio, più civile diciamo. Però rimane che il contenuto di ciò che ho detto lo riconfermo in pieno".
Insomma, Buffon ci crede davvero che quel rigore non doveva essere concesso per una questione di "sensibilità" e lo ridirebbe pure: "Anche se esternando in maniera eccessiva, l’altra sera ho detto quello che pensavo, non doveva fischiare. Un arbitro con più esperienza non avrebbe fischiato, ergendosi a protagonista di una partita. Avrebbe lasciato correre, si sarebbe girato dall’altra parte, e lasciato che le squadre se la giocassero ai supplementari. Che fosse il campo a parlare. È un ragazzo che farà una gran carriera, che è stato sfortunato. Secondo me è stato mandato un arbitro troppo giovane ad arbitrare una partita importante".
Per lo meno, dunque, non c'è alcun rancore nei confronti dell'arbitro Oliver: "Neanche sono arrabbiato, è finito tutto, però è normale che lì per lì uno si senta, non dico penalizzato, ma proprio defraudato. Ma non di un risultato. Quella è stata una partita irripetibile. Avremmo potuto scrivere una pagina di calcio memorabile per la Juve, per l’Italia: la nostra vittoria si sarebbe abbinata a quella della Roma, sarebbe stato qualcosa di incredibile, di pazzesco. Prima di essere juventino io sono italiano. Ho visto la Roma che ha fatto un'impresa pazzesca e ho seguito la gara con un trasporto incredibile. Poi ho visto la Juve che va a Madrid e recupera tre gol di scarto e, lasciatevelo dire da uno che pensa di averne vista qualcuna, di essermi emozionato nella vita: è un qualcosa di impareggiabile, di pazzesco. Ne ho perse anche di più importanti, però questa, per come era nata e per come si stava evolvendo, era la partita più bella e più emozionante che avessi vissuto con la Juventus".
Quel rigore, insomma, non doveva essere concesso: "Quella non è una situazione in cui puoi dire 'secondo me quello è rigore con certezza'. Non dico che non fosse rigore, dico che era una cosa dubbia. E una cosa dubbia in una partita simile, a 20 secondi dalla fine della partita, un arbitro di esperienza, che ha già solcato determinati campi, secondo me fa un altro tipo di valutazione. Datemi almeno la legittimità di difendere in quel modo esasperato e passionale i miei compagni, quei cinquemila venuti a sostenerci. Io devo difendere i miei compagni e loro, anche in modo scomposto, perché me lo sento. Era dovuto, a costo di
macchiare la mia immagine".
E infatti l'ha macchiata. Probabilmente in modo indelebile, visto che tre giorni il portiere ha ripetuto più o meno le stesse cose dette a caldo subito dopo la partita di Madrid. Appena appena edulcorate, probabilmente per una questione di "sensibilità".