Gente d'Italia

ECONOMIA, l’Italia riparte, peró resta fanalino di coda in Europa

Il Fmi rivede al rialzo le stime di crescita per il Bel Paese che però resta indietro rispetto ad altre nazioni e rischia di pagare in termini di riforme l'attuale incertezza politica. Gentiloni: “La crescita è merito delle famiglie e delle imprese”.

L’economia italiana? Migliora senz’altro rispetto al previsto. Ma nei confronti di altre nazioni come Francia, Spagna e Germania resta ancora indietro. Parole, ma soprattutto numeri, snocciolati ieri dal Fondo monetario internazionale nel “World Economic Outlook”. Di certo l’incertezza politica degli ultimi tempi non gioca a favore del Bel Paese.

Andando nello specifico, il rapporto del Fmi fissa la crescita del Pil tricolore all'1,5% nel 2018 e all'1,1% nel 2019. Un balzo evidente rispetto alle stime di ottobre, quando gli economisti dell'Fmi avevano stimato un incremento del prodotto pari all'1,1% a fine 2018 e allo 0,9% nel 2019. Ma un miglioramento sul 2018 c’è anche rispetto all'aggiornamento diffuso a gennaio, quando la crescita per quest'anno era stata fissata all'1,4%. Resta invece in questo caso invariata la previsione 2019.

Poco da festeggiare però: l'economia italiana resta il vagone di coda in Europa. Anche
Spagna e Grecia cresceranno più quest'anno, rispettivamente del 2 e del 2,8%, mentre la media dell'Eurozona si attesta al 2,4%, trascinata dalla Germania (+2,5%). Rispetto a Madrid e Atene comunque l'Italia può vantare una disoccupazione inferiore: il tasso dei senza lavoro è previsto in discesa al 10,9% quest'anno e al 10,6% il prossimo.

Sempre fredda sembra invece destinata a restare l'inflazione: per i prezzi al consumo italiani il Fondo stima un aumento dell'1,1% nella media del 2018 e dell'1,3% nel 2019. Per il nostro Paese, assieme a Grecia e Portogallo, viene poi ritenuto "essenziale" continuare a ridurre sofferenze e incagli bancari "per ridurre i lasciti negativi della crisi e rimuovere un importante vincolo che pesa sull'intermediazione creditizia".

Quanto al mercato del lavoro, il consiglio è di "riformare la struttura della contrattazione salariale per consentire maggiore flessibilità a livello aziendale" e "allineare meglio gli stipendi alla produttività". Facendo riferimento alle elezioni italiane del 4 marzo scorso, il Fondo monetario internazionale sostiene che "l'incertezza politica aumenta i rischi per l'attuazione delle riforme o la possibilità di modifiche all'agenda delle politiche" previste. L'istituto di Washington ne ha parlato "nel contesto delle elezioni in arrivo o sulla scia
di quelle che ci sono state in alcuni Paesi" tra cui l'Italia, appunto. Il Fondo cita anche il Messico, la cui popolazione andrà alle urne a luglio, il Brasile, dove si voterà a ottobre per le presidenziali, e la Colombia, dove si è votato a marzo.

I dati forniti dal Fmi sono stati commentati positivamente dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni: "Quando si ricomincia a correre e si vede l'economia che ricomincia a
tirare, è sempre in primo luogo merito delle famiglie, delle imprese e delle comunità. I governi possono aiutare queste dinamiche, ma non vengono create dall'alto, da questo o
quel provvedimento". Il premier ha poi detto la sua sul prossimo futuro: "L'Italia non può
andare fuori strada, bisogna lavorare per contrastare le politiche di dazi che danneggiano la nostra industria, seppur sia necessario tutelare i nostri marchi".

In pratica Gentiloni ha esortato a "tenere stretta l'attuale congiuntura internazionale favorevole, in cui si registra una ripresa in tutte le aree economiche del mondo", e a "non accentuare le nubi che si delineano all'orizzonte". In questo quadro per il capo del governo si inseriscono le misure del suo governo come "i 524 milioni di euro a sostegno dell'export" e "i 400 milioni per il rafforzamento del piano sul Made in Italy". Provvedimenti che hanno contribuito al risultato di "448 miliardi di euro di export nel 2017, con una crescita del 7% rispetto all'anno precedente".

Exit mobile version