L’articolo che troverete all’interno del giornale a pagina 8 a firma del nostro capo della redazione Usa, Roberto Zanni racconta in maniera nitida e precisa di quanto sia diventato difficile, oggi, il rilascio del passaporto da parte degli italiani all’estero (con il servizio in rete). Così come in Florida, così come a San Paolo, così come a Montevideo: anche se ci si muove con mesi di anticipo, c’è la grande probabilità che non si riesca a farcela in tempo.

Inutile negarlo, da quando si è deciso di “rilasciare” questi benedetti documenti a destra e a manca (ovviamente per fini elettorali, una sorta di Do ut des) la situazione è sensibilmente peggiorata. Ma se la legge è legge, è cosa buona e giusta che chi è in possesso dei crismi per vedersi rilasciare il passaporto lo possa avere senza patemi, senza dover per forza confidare nella dea bendata.

Insomma, ambasciate e consolati italiani dovrebbero di certo fare di più e garantire i diritti agli italiani nel mondo e cercare di frenare quelle pratiche burocratiche che fermano il tutto per mesi e mesi. Tutto sommato, per non sbagliare, basterebbe copiare il modus operandi per esempio degli Stati Uniti, dove in un paio di settimane il passaporto viene tranquillamente inviato a casa. Invece, gli impiegati dei nostri uffici rappresentativi spesso e purtroppo volentieri, alla Ponzio Pilato, se ne lavano le mani quando si tratta di dare una spiegazione sul perché diventa una vera e propria Odissea il rilascio di un documento così importante: il sistema, tanto, è gestito direttamente da Roma. E tanti saluti e buona fortuna.

Insomma, una sorta di “lasciate ogni speranza voi che chiedete”. Questo che state leggendo non vuole per nulla colpevolizzare gli impiegati che si trovano nei consolati o nelle ambasciate che si ritrovano “subissati” da richieste (giuste) di rilascio dei passaporti. E quella che proponiamo ora a chi non riesce in tempi brevi a farsi confermare questi fondamentali documenti per poter vivere e lavorare in tutta tranquillità all’estero, vuole essere una provocazione, partendo dall’articolo 328 del Codice penale (“Rifiuto di atti d'ufficio. Omissione”) che testualmente così recita: “Il pubblico ufficiale o l’incaricato
di un pubblico servizio che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni”.

Insomma, cari connazionali che vi trovate in queste condizioni, denunciate il tutto alla Procura della Repubblica. Siamo certi che così facendo la situazione si possa finalmente sbloccare definitivamente perché l’invio di centinaia di queste segnalazioni non potrebbe cadere nell’anonimato. Ripetiamo, non è un attacco a tutte quelle persone che lavorano nelle rappresentanze diplomatico-consolari, ma un segnale per arrivare ai piani alti. A chi deve prendere in mano la situazione e risolvere una volta per tutte questa vicenda. Dove a pagare, e ad aspettare in questo specifico caso, sono quegli italiani che altro non vogliono che un diritto che spetta loro, sancito dalla legge. Nei tempi giusti, senza avere l’ansia di
restare all’estero con i documenti scaduti.