Puntuale come ogni anno, il 9 maggio 2018 la Sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi ha emanato l’ordinanza n.86 ad oggetto «Provvedimenti per la prevenzione ed il controllo delle malattie trasmesse da insetti vettori ed in particolare della zanzara tigre (Aedes albopictus) nel territorio di ROMA CAPITALE».

Rispetto all’ordinanza 2018, che comunque non era stata ritenuta soddisfacente da numerose associazioni ambientaliste tra cui i GRE, il nuovo dispositivo pare segnare un vero e proprio ritorno al passato, reintroducendo di fatto la sostanziale possibilità di utilizzare prodotti tossici, non solo da parte dei privati ma addirittura anche nel corso degli interventi pubblici operati da AMA o da suoi fornitori: «la Raggi e la Montanari hanno vanificato tutti gli sforzi di cambiamento compiuti nel 2017 in primis grazie al Presidente della Commissione Ambiente Daniele Diaco, di fatti reintroducendo dal 2018 l’impiego di prodotti adulticidi – affermano i dirigenti laziali dei Gruppi Ricerca Ecologica, associazione nazionale di protezione ambientale – Mentre nel 2017, Roma Capitale, per tutelare la salute dei cittadini affetti da Sensibilità Chimica Multipla, adottò “come uniche azioni di contrasto la prevenzione e la lotta larvicida, privilegiando l’uso di prodotti biologici”, tale impostazione è stata di fatti declassati a intenzione di “adottare prioritariamente azioni di prevenzione”: ed in fatti, proseguendo nelle lettura dell’ordinanza si ravvisa la possibilità di “effettuare trattamenti adulticidi, per tutelare la salute pubblica e salvaguardare l’ambiente”. Contestualmente al mancato coinvolgimento della Commissione permanente ambiente, non possiamo non rilevare come la nuova ordinanza possa arrecare particolare giovamento alle ditte irroratrici in danno della salute e dell’ambiente. Tale inversione di rotta è clamorosa, non solo da un punto di vista del percorso avviato l’anno scorso e irrimediabilmente compromesso, ma soprattutto perché gli assalti al Tar da parte delle ditte nel 2017 sono stati tutti vani: i giudici amministrativi, infatti, hanno ritenuto totalmente legittima l’azione di Roma Capitale».

«Ma le peggiori novità introdotte – continuano i GRE, di cui quest’anno ricorre il 40° anniversario – sono l’eliminazione del divieto di tutti quei prodotti tossici, nocivi per il feto e per la fertilità e soprattutto i prodotti tossici per l’ambiente e le acque che nel 2017 avevamo ottenuto di introdurre e che adesso invece potranno essere liberamente utilizzati. L’anno scorso, ad esempio, era stato vietato l’utilizzo di tutti i prodotti mutagenici (ex codice di rischio R46 ed R68, ovvero quelli che possono causare mutazioni ereditarie in cellule germinali umane, in mammiferi o sull’uomo senza trasmissione alla progenie), quelli cancerogeni (ex codici R45, R49 ed R40), quelli tossici per la riproduzione (ex codici R60 ed R61): il divieto di utilizzo di tali prodotti non è stato ritenuto da rinnovare dalla Sindaca Raggi. Così come il divieto di utilizzo di quei prodotti molto tossici per gli organismi acquativi, fenomeno che storicamente si verificava per dilavamento a seguito degli interventi sulle sponde del Tevere e dell’Aniene (le cui acque sono tutelate anche dalla direttiva 2000/60/CE e dall’adesione ai Contratti di Fiume), che evidentemente non stava a cuore nemmeno dell’Assessore all’Ambiente. Come se ciò non bastasse, torna la possibilità di utilizzare atomizzatori e nebulizzatori, seppur mitigata da una ridicolo appello ad utilizzare tali attrezzature in modo razionale limitando la deriva incontrollata: con gli atomizzatori e i nebulizzatori, gli interventi non sono mirati ma a tappeto, nuocendo in maniera non selettiva agli “insetti non fastidiosi”, come le api che sono anche specie protetta, nonché agli uccelli ed ai piccoli mammiferi come cani e gatti, ma soprattutto minacciando l’intera biodiversità di Roma e delle sue enormi aree verdi».

«Come ci hanno segnalato i nostri consulenti – hanno concluso i Gruppi Ricerca Ecologica – è fondato il rischio che quest’anno la gestione del processo possa non essere controllato nemmeno solo da un punto di vista burocratico, dal momento che gli interventi, soprattutto nelle aree private, si concentreranno nell’arco di poche settimane e quindi rendendo praticamente impossibili le verifiche da parte delle pattuglie della Polizia di Roma Capitale assegnate ai singoli Municipi, dal momento che le comunicazioni di intervento devono essere inviate 7 giorni prima dello stesso. Purtroppo il trattamento adulticida, seppur più costoso, viene favorito dai condomini perché vi si ricorre nel momento in cui la percezione del fastidio è massima, mentre una corretta politica realmente nell’interesse dell’ambiente e a tutela della salute dei cittadini dovrebbe puntare esclusivamente sulla prevenzione, assolutamente possibile e con risultati soddisfacenti e duraturi. Attraverso l’utilizzo di atomizzatori e nebulizzatori, invece, avremo la città irrorata di prodotti mutagenici, tossici e cancerogeni senza una reale possibilità di controllo: è per questo che il nostro appello lo rivolgiamo ai cittadini affinché, sia singolarmente che nell’ambito di eventuali contesti condominiali o consortili, indirizzino le proprie scelte esclusivamente verso prodotti ammessi in agricoltura biologica».