Mattarella un dubbio ce l’ha e non è certo un dubbio segreto. E’ stato reso pubblico, anzi rivendicato, anzi sbandierato più e più volte da Luigi Di Maio il premier “esecutore”. Il mancato premier Luigi Di Maio ci ha tenuto molto a precisare che il presidente del Consiglio indicato da lui e da Salvini al capo dello Stato è appunto un esecutore del Contratto di governo e che “il vero premier è il Contratto di governo“.

Dunque un presidente del Consiglio dei ministri che fa un po’ quel che fa il presidente in una assemblea di condominio, applica il regolamento, registra gli interventi, dà corso alle decisioni. Un presidente del Consiglio che ha nel Contratto Governo il suo libretto istruzioni e nell’istituendo Comitato di conciliazione fra Lega e M5S il suo controllore e supervisore. Un presidente del Consiglio stretto tra Di Maio super ministro Lavoro e Sviluppo Economico e Salvini ministro forte e della forza agli Interni.

Un presidente del Consiglio che conta poco o nulla e che è stato voluto e concepito in modo tale che quando si troverà faccia a faccia con gli altri premier europei o impegnato in decisioni e trattative internazionali non potrà che dire: un momento, devo telefonare a Roma… Un capo del governo esecutore come ha detto con ripetuto puntiglio Di Maio, eccolo il dubbio di Mattarella. Ma il capo dello Stato può farci poco, molto poco.

Questa è la minestra che passa il convento, l’idea del presidente del consiglio esecutore è parte integrante dell’ideologia pentastellata dei portavoce, della pratica del partito monolitico in confezione esterna democrazia diretta. Ma soprattutto il presidente del Consiglio dei ministri che esegue istruzioni è figlio del tipo di accordo tra Lega e M5S, accordo a fare moltissimo fidandosi reciprocamente poco.

Non è questione di Giuseppe Conte, persona per quel che recita la sua pubblica biografia certamente all’altezza. No, non è Giuseppe Conte, professorone a cinque stelle, di per sé il problema. E’ che il premier pupazzo è quel che vogliono Di Maio e Salvini, soprattutto Di Maio. E il premier pupazzo è esplicitamente escluso in Costituzione. Ma Mattarella può farci molto poco. Forse qualcosa in più può farci il capo dello Stato sul nome del ministro dell’Economia. Pare proprio che Salvini voglia lì Paolo Savona. Competente è competente. Solo che ritiene e dichiara l’euro una “prigione” e una “gabbia tedesca”. Anzi un “cappio” cui è impiccata l’Italia.

Con un ministro dell’Economia così quanto ci metteranno gli altri paesi della Ue a reagire, isolare, contrastare un’Italia che al minimo della moneta comune se ne frega? Quanto ci metteranno a dire all’Italia: volevi l’Unione Bancaria che in qualche modo mutualizzava le crisi bancarie su scala europea, volevi il Fondo Europeo d’emergenza anti crisi? Beh, dal momento che tu Italia ti fai solo i fatti tuoi e lo dichiari e sbandieri, scordati Unioni e Fondi. Con un ministro dell’Economia per cui l’euro è “cappio” quanto ci metteranno i mercati finanziari a sentire odor di bruciato in casa euro e a ritirare soldi e investimenti dall’Italia?

Ma Salvini pare, raccontano che un anti euro all’Economia lo voglia proprio, così come ha voluto un anti immigrazione, se stesso, agli Interni. Un Salvini comprensibilmente esaltato che dichiara la “guerra di popolo contro le elites”. E per il popolo contro le elites la madre di tutte le battaglie è quella contro l’Europa, la battaglia per il ritorno delle Nazioni. Festeggia l’avvento Marine Le Pen. E lo fa con parole chiarissime: “il governo italiano apre prospettive sbalorditive, il ritorno delle Nazioni”. Marine Le Pen è in fregola politica per il governo Salvini.

Marine Le Pen, cioè con tutta chiarezza ed evidenza la fine della Ue, l’addio all’euro, il ritorno delle Nazioni sovrane, del nazionalismo, dell’ognuno per sé e comunque del
prima i francesi, prima gli italiani, prima…(come si faccia ad arrivare tutti primi è un mistero della politica sovranista pari a quello della trinità cattolica, insondabile, anzi
quello della trinità è mistero di fede, quello del tutti primi sfida non solo la matematica e la ragione, eppure va alla grande). Marine Le Pen l’ha sempre detto e propugnato e proposto e da Parigi festeggia l’avvento in Italia di un governo scassa Ue (a proposito, questa nessuno la indica come ingerenza e nessuno la titola come entrata a gamba tesa). Ne ha diritto e ragione marine Le Pen a vederla così, Salvini ha presentato a Mattarella e da Mattarella vuole ministro una bandiera anti Ue. E Di Maio vuole un premier pupazzo. Mattarella ha dubbi e probabilmente anche angosce. Ma che può farci Mattarella? E’ il voto degli italiani del 4 marzo.