Almeno otto persone hanno perso la vita in Nicaragua nell'ultima ondata di proteste che ha scosso il paese, seguita a una tregua di una settimana in cui la Chiesa cattolica ha cercato di mediare un dialogo tra il governo e l'opposizione.

MANIFESTANTI DI NUOVO IN PIAZZA
Ieri i manifestanti sono di nuovo scesi in piazza in diverse aree del paese per chiedere le dimissioni del presidente, Daniel Ortega, e della sua vice, nonché moglie, Rosaria Murillo, eletti nel novembre 2016, con un mandato fino al 2022.

SI AGGRAVA IL BILANCIO DEGLI SCONTRI
Non è ancora chiaro se gli ultimi decessi siano da attribuire alle forze di sicurezza. Il bilancio degli scontri, comunque, si è aggravato: sono 83 i morti dall'inizio delle proteste, poco più di un mese fa, e oltre 860 i feriti.

I MOTIVI DELLA PROTESTA
In un primo momento la contestazione è stata scatenata dalla contestata riforma dell'Istituto nicaraguense di sicurezza sociale (Inss), che ha previsto, a partire dal primo luglio, che i lavoratori versino un contributo al sistema di sicurezza sociale del sette per cento del salario, contro il precedente 6,25 per cento mentre i pensionati sarebbero stati obbligati a contribuire con il cinque per cento delle loro mensilità.

LA SOLLEVAZIONE STUDENTESCA
Alle proteste dei pensionati si sono uniti presto gli studenti, in particolare quelli dell'Università Politecnica del Nicaragua (Upoli), dando così vita alla più grande sollevazione studentesca degli ultimi anni.