Non è una partita a corredo, magari pop, del Mondiale di Russia. Laureati contro diplomati è la partita, derby se volete, che si è giocata in queste ore nella scuola italiana. Posta in palio: niente meno che la cattedra a settembre. La cattedra, roba vera e tosta, mica premio onorifico e di facciata. In palio dunque più di una simbolica coppa, laureati e diplomati si giocavano... l’ingaggio.

Laureati contro diplomati, arbitrava il governo. I laureati volevano che il governo, il governo nuovo e fresco del cambiamento, sancisse che laurea vale più di diploma e che maestro senza laurea passa in coda nell’assegnazione e conquista della cattedra. I diplomati, non pochi già in cattedra e comunque tutti già in graduatoria, volevano che il governo nuovo e fresco del cambiamento sancisse che in questo caso non cambiava niente. I diplomati volevano che il governo sancisse che chi ha la cattedra se la tiene, anche se non ha la laurea e chi è in graduatoria resta dove era e non scala, neanche per far posto a uno/a con la laurea.

Arbitrava il governo e il governo ha convalidato un gol e quindi un vantaggio a favore dei diplomati. Nel fantastico e meraviglioso (aggettivi di Di Maio) Decreto Dignità è stata aggregata una norma-ponte su iniziativa e richiesta del neo ministro dell’Istruzione Bussetti (Lega). La norma ponte dice che i diplomati restano dove sono, in cattedra e in
graduatoria. Per quattro mesi a partire da settembre. Poi... poi si sarà fatto Natale, l’anno scolastico sarà ben che avviato, la continuità didattica... insomma diplomati per il campionato scuola 2018/2019 battono laureati.

Che tra laureati e diplomati l’arbitro governo abbia pencolato verso i diplomati non stupisce: maggiore è il titolo di studio, maggiore è l’inaffidabilità della squadra. Inaffidabilità elettorale e sociale maggiore tra i laureati senza dubbio e con riscontro, se si misura col metro, calibro e affinità legostellati. Che i laureati abbiano reagito come di solito la squadra in svantaggio fa con l’arbitro neanche stupisce tanto. Le organizzazioni dei laureati che aspettavano la laurea li avvantaggiasse in cattedra hanno detto ufficialmente: “governo disonesto” . Insomma, arbitro venduto. L’unica cosa che si segnala come novità è a chi è toccato pronunciare il governo ladro nell’era del governo più pop della storia recente d’Italia. E’ toccato ai laureati. Minoranza.