Quella di oggi è una giornata molto importante per "La Gente d'Italia". Perché comincia la nostra splendida avventura al fianco de "El Paìs", un giornale a dir poco prestigioso
che non ha certo bisogno di presentazioni.
Nel lontano 2004, a Montevideo, mentre chiacchieravo con il mio amico Giorgio Malfatti, all'epoca ambasciatore d'Italia in Uruguay, si parlò proprio del PAIS come giornale che avrebbe potuto "trainare" Gente d'Italia in una probabile avventura editoriale sudamericana. Ma il colloquio con la proprietà di allora non ebbe seguito positivo.
L'impegno economico richiesto era notevole, e il giornale non ancora pronto per le "dimensioni uruguaiane".
Non avevo assunto giornalisti locali, né sapevo a chi rivolgermi per i supporti necessari all'uscita di un quotidiano in lingua italiana.
14 anni dopo, l'imprevisto. Pomeriggio di metà giugno, un sabato credo: incontro  Guglielmo Scheck, "il padrone" del Pais, proprio davanti all'Hotel Plaza, a pochi passi dalla sede del giornale. Mentre ci stringiamo la mano per un saluto veloce comincia a piovere:
un temporale. Troviamo rifugio nel bar vicino. E cominciamo a parlare di editoria in sudamerica, dell'italianità crescente nel Paese, di problemi per la distribuzione fuori dal paese, di costi e ricavi della pubblicità...sorrisi e battute sull'eliminazione dell'Italia ai mondiali di calcio, impegno a tifare "Celeste", sorseggiando un pessimo caffè americano mentre fuori diluvia... . Così, senza malizia, rievoco l'incontro con il fratello, 14 anni prima... . "Non lo sapevo" mi dice. Una stretta di mano e dopo pochi minuti, via, ognuno per la sua strada... . Inaspettato un suo messaggio WHATS APP 24 ore dopo...
"Domenico, ti chiamerà il mio amico Diego, saremo molto interessati ad averti con noi...Vediamo cosa si può fare...".
Un mese di trattative, in grande segreto, con Diego Beltrán, il Gerente de Planta del Pais: cifre, nuovo formato, grafica, argomenti di maggiore interesse, rubriche, numeri da capogiro tra stampa e distribuzione... . Poi "l'azzardo", pochi giorni fa, dopo una "pausa di riflessione" e l'uscita per pochi giorni di Gente d'Italia soltanto in formato "digitale".
Mi chiedo: vale la pena investire più soldi - una montagna di dollari per un piccolo editore - e più uomini in questo Paese?  Come risponderà la collettività? Prenderemo più pubblicità?
Riusciremo a sopravvivere? Sono molto indeciso, improvvisamente però, e del tutto in attesa appare Selva Andreoli, direttrice del Gruppo pubblicitario Perfil, Vicepresidente
de ALAPCOMM (Asociación Latinoamericana de Comunicación y Marketing) e moglie
del mio caro amico Esteban Valenti, editore-direttore dell'agenzia
stampa uruguaiana Uypress.
I numeri che piano piano snocciola Selva mi fanno sobbalzare. Il gruppo El Pais  praticamente vende una media di 20mila copie "certificate" al giorno con punte di 25mila al sabato e piú di 45mila copie la domenica ( compresi gli abbonati...).
Che fare?
Se vendite e diffusione giocano nettamente a favore del Pais i contro peró sono parecchi: investimento finanziario mensile notevole, cambio di formato e grafica, "rieducare" il corpo giornalistico alle nuove dimensioni del giornale, orari di "chiusura" diversi con conseguente
rifacimento delle presenze e del lavoro nelle redazioni Usa e di Roma...
Con Diego Beltrán, Guglielmo Scheck, avvocati, commercialisti, pubblicitari, grafici e notai c'incontriamo più volte. Alla fine decido: ok tentiamo questa nuova avventura.
L'appuntamento per "chiudere" legalmente le trattative martedí scorso 17 luglio.
Confesso, avrei preferito una data diversa. Firmare un contratto il giorno 17, per un napoletano, è follia pura. Ma, ho pensato, non è venerdì... Non è venerdì 17. E per
fortuna non alle ore 17... . La paura di noi napoletani per questo numero 17 viene chiamata
scientificamente "eptacaidecafobia" (dal greco ἑπτακαίδεκα, 17, e φόβος phóbos, paura). Un numero, il 17, che viene considerato gravido di sfortuna in Italia e in altri Paesi di origine non anglosassone, nei quali invece il "nemico" temuto tra i numeri è il 13.
Non ridete, sono in tanti, e non solo a Napoli, che il giorno 17 si chiudono in casa, altri escono con corni rossi o zampe di coniglio nascoste in borsa, e la certezza che qualcosa
di nefasto si stia per abbattere su di lui gli resta appiccicata alla pelle fino all'alba del giorno 18. Ma torniamo al 17 luglio, martedì scorso: arrivo all'appuntamento nella bella e grande sede del Pais al secondo piano di Plaza Cagancha, cercando di non essere uno scaramantico-superstizioso napoletano e dicendo a me stesso "sono soltanto coincidenze... come può un numero avere effetti così nefasti?? Tutto andrà bene..."
Intanto però ripenso all'episodio che mi ha più colpito nella storia del Pais e che forse molti di voi non ricordano o non conoscono.
Dunque, cento anni fa, più precisamente nel 1920 un articolo di Washington Beltrán Barbat, uno dei fondatori del giornale, aspramente critico nei confronti dell'ex-presidente  uruguaiano José Batlle y Ordóñez (leader del Partido Colorado, all'epoca formazione politica di centro-sinistra), suscitò la reazione di quest'ultimo, che sfidò a duello l'autore del pezzo: l'ex-presidente ebbe la meglio sul giornalista, uccidendolo con un colpo di pistola
nel teatro del combattimento, lo stadio Gran Parque Central di Montevideo....
Mi sforzo di ricordare il giorno del duello: il 17 aprile?
Non ho tempo per verificare il giorno esatto, però penso: che sia un avvertimento? Morte violenta di un giornalista, oggi giorno 17... Io giornalista, il tema dell'incontro tratta di giornali... forse è meglio spostare l'appuntamento...
Mentre corrono questi infausti pensieri arriva il notaio. Troppo tardi per tirarmi indietro....
Bene, a parte una tazza di caffè caduta sulle mie scarpe, una parte del contratto "sparita" (e poi ritrovata...) nel computer di Diego Beltrán e due penne che non volevano proprio far uscire l'inchiostro per poter firmare, tutto è andato bene...
E abbiamo firmato.
Permettetemi ora di trarre alcune conclusioni: Gente d'Italia in 14 anni di "uscite" in Sudamerica é cresciuto, ha un proprio bacino di lettori soprattutto qui, in Uruguay.
Abbiamo assunto negli anni giornalisti locali e giovani di madre lingua italiana che abbiamo formato con un corso di giornalismo multimediale tenuto dalle grandi firme del giornalismo italiano e internazionale. Abbiamo con noi dal 2005 anche Stefano Casini che per 30 anni alla Rai é stata la voce dell'italianità in Sudamerica e in America Latina.
Il giornale conta oggi sull'apporto di editorialisti conosciuti ed apprezzati in Italia e in tutto il mondo: Pantaleone Sergi, Franco Esposito, Franco Manzitti, Marco Ferrari, Pietro Mariano Benni, Daniele Mastrogiacomo... e volti noti televisivi Enrico Varriale ( La
giostra del gol ), Italo Cucci, Mimmo Carratelli...
Ma quello che conta di più nel rapporto con voi lettori è continuare ad avere la vostra fiducia perché continuiamo a informare senza essere di parte. Come abbiamo sempre
fatto.
Gente d'Italia, prometto, continuerà ad essere un giornale indipendente che dà voce a tutti coloro che vogliono esprimere il proprio pensiero sui fatti italiani e sui connazionali
che vivono fuori dall’Italia...
Bene, allora oggi, dopo 14 anni di attesa, finalmente insieme, El Pais e noi.
Ovviamente, non potevamo farci trovare impreparati e proprio per questo motivo "La Gente d'Italia" arriva in edicola con una rinnovata veste grafica: caratteristica principale del nuovo giornale sarà l'uso del colore come un codice che guida la lettura in ogni sezione del  giornale, rendendolo più curato e accattivante.
Abbiamo poi raddoppiato le pagine: sedici da oggi che toccheranno i temi che più stanno a cuore a tutti noi.
Cambia la grafica, sì, ma non la politica del giornale che resta inalterata. Daremo, come sempre, voce a tutti. Gli spazi del giornale, come potrete vedere, sono cambiati, diventando più razionali.
Questo ci causerà qualche tensione con i colleghi e i collaboratori che chiedono sempre 500 battute in più perché proprio non ci stanno, ma speriamo che voi lettori invece apprezziate.
Non vogliamo ovviamente disorientare i lettori, non è nello stile e nella storia oramai ventennale de "La Gente d’Italia", ma è venuto il momento di fare un salto di qualità,
senza tradire, anzi rafforzando, l'identità del giornale degli italiani nel mondo.
Non mancheranno articoli di approfondimenti e nuove rubriche.
Come già da qualche mese a questa parte, alla versione cartacea del giornale è affiancata anche la parte "social" a partire dal sito www.genteditalia.org: come è normale che sia, sappiamo che non possiamo raccontarvi tutto sul quotidiano, per quello c'è appunto il web dove non ci sono limiti di cronaca.
Un sito che giorno dopo giorno sta diventando un punto di riferimento per tutti gli italiani "del mondo".
É con un pizzico di orgoglio che vi diciamo anche di aver superato ogni giorno decine di migliaia di utenti che visitano il nostro portale.
Per non parlare poi del Facebook ufficiale del giornale, con spunti sempre interessanti e
più interattivo che mai. E allora buona lettura a tutti. Alla faccia del 17 , e a noi, permettetecelo, in bocca al lupo e in cu...alla balena..

+++ERRATA CORRIGE+++
Siamo comandati dai computer. E per loro rischiamo di fare figuracce.
Ieri, nel mio fondo, pubblicato sul giornale in edicola stamane (ed in questa pagina, opportunamente corretto) quando parlavo di Selva Andreoli, felicemente sposata con Esteban Valenti editore-direttore dell'agenzia stampa uruguaiana Uypress, il computer mi ha cambiato cognome ponendo Caselli al posto di Valenti.
Mi scuso e chiedo umilmente perdono al mio amico Esteban.
Non vorrei che, considerati i natali siciliani mi sfidasse a duello come successe 100 anni fa al giornalista di El Pais...morto ammazzato dall'allora José Batlle...
Maledetto giorno 17, avevo ragione io a diffidare...