Santa Lucía è una piccola città del dipartimento di Canelones a poco più di un'ora da Montevideo. Anche qui la presenza italiana ha profondamente segnato la storia di questa comunità come dimostra la presenza di una Società Italiana di Mutuo Soccorso fondata nel lontano 1881. Quella era una società che si concentrava principalmente sull'assistenza sanitaria per gli emigrati. C'erano due medici e due farmacie sempre a disposizione per i soci. Oggi i tempi sono cambiati".
Jorge Lamela, Maria Julia Divenuto ed Elia Calvetti raccontano una pagina di storia italiana in Uruguay conservata gelosamente nei loro ricordi. Partono dal passato ma guardano anche con speranza al futuro.
"Nel 1986 la Società Italiana fallì poiché era diventata insostenibile visti i pochi soci rimasti. Venne assorbita da un'azienda sanitaria privata di Santa Lucia. Poco tempo dopo decidemmo di rimboccarci le maniche e di rifondare un'associazione di stampo culturale e sociale".
Ha avuto una strada lunga e tortuosa questa nuova esperienza ma proprio poco tempo fa una nuova commissione direttiva guidata da Jorge Lamela ha ripreso in mano il progetto.
"Ci siamo ritrovati a un bivio. Bisognava voltare pagina oppure avremmo toccato nuovamente il fondo. Abbiamo accettato questa sfida perché vogliamo difendere le nostre radici, la nostra identità. Abbiamo voglia di lavorare e tanto entusiasmo. La sfida adesso è quella di riunire gente". Al suo fianco ci sono Maria Julia Divenuto ed Elia Calvetti, entrambe frequentano la collettività da un'intera vita e adesso hanno deciso di impegnarsi
in prima persona per rilancia l'associazione.
Il piano preparato dalla nuova direttiva prevede innanzitutto la "presentazione alle autorità municipali e alla società in generale" attraverso una "forte campagna soci” per concentrarsi poi su una serie di attività culturali.
"Per noi la cultura è fondamentale. Se non sappiamo da dove proveniamo è difficile mantenere le relazioni con le altre persone vicine". Quando si parla di cultura la prima cosa che viene in mente è chiaramente la lingua italiana che qui a Santa Lucía viene praticamente umiliata.
Il paradosso - come raccontano increduli i membri della direttiva - è un accordo con l'istituto Anglo che consente ai membri della Società Italiana di ottenere uno sconto per frequentare i corsi d’inglese. Niente di tutto questo esiste con la nazione da cui proviene la metà della popolazione della città.

  
“È vero, questa è una grande contraddizione ma noi ci siamo stancati di chiedere aiuto alle istituzioni italiane. L'unica volta che chiedemmo qualcosa fu un disco con l'inno nazionale alla Rai e fu un casino. Noi sappiamo che possiamo contare solo con le nostre forze. Abbiamo poca considerazione, d'altronde qui sono venuti solo una volta un ambasciatore e un console negli anni novanta".
Cosciente delle difficoltà ma abbastanza ottimista, Lamela spiega che attualmente la necessità è quella di risollevare un'istituzione che in passato ha saputo essere un punto di riferimento per la città.
"Oggi la situazione è molto diversa, qui ad esempio attualmente restano solo cinque soci nati in Italia. La maggior parte delle persone sono discendenti come noi. Ovviamente con il trascorrere degli anni qualcosa si perde ma in ogni caso c'è tanta voglia di italianità, questo è indiscutibile. Noi siamo fortunati poiché abbiamo conservato una sede tutta nostra e questo ci permette di poter sviluppare le nostre attività. Certo, bisogna fare tanti sacrifici per mantenerla ma è comunque un buon punto di partenza".
All'interno di questa affascinante casa antica vengono conservati con cura una serie di documenti ed oggetti storici di alto valore, un'importante testimonianza dell'Italia che fu.
Tra i registri dei soci, le foto in bianco e nero e l'immancabile busto di Garibaldi, Jorge Lamela, Maria Julia Divenuto ed Elia Calvetti discutono tra di loro per come organizzare al meglio le prossime attività che prevedono una conferenza, una serie di visite ai connazionali della zona e la restaurazione dell'antico panteon del cimitero cittadino che diventerà più grande per poter ospitare altri defunti. "Abbiamo tante idee e vogliamo fare subito qualcosa. L'italianità è rinata a Santa Lucia".

Matteo Forciniti