Il Milan si stava allenando in un campo nascosto, mezz'ora da Minneapolis, lontano da sguardi indiscreti, quando a un certo punto, non si sa come e nemmeno da dove, ecco un gruppetto di sei tifosi, con bandiera e maglie rossonere. Volevano vedere da vicino la squadra per cui fanno il tifo. E sono stati accontentati: la security ha chiuso un occhio così il sogno di farsi un selfie con Leo Bonucci e Pepe Reina è diventato realtà, come quello di avere la bandiera con le firme dei giocatori.

Quando mai avrebbero potuto avere un'occasione del genere se non fosse stata inventata la International Champions Cup? A Pasadena, nello storico e per noi amaro Rose Bowl, sì lo stadio dove perdemmo la finale del Mondiale nel 1994 ai rigori con il Brasile, nella sua prima tappa americana una mattina il Milan si è fermato su quel campo per una seduta di allenamento. Tutto chiuso, il pubblico non poteva nemmeno avvicinarsi, ma un addetto all'impianto, aveva gli occhi lucidi.

"Sono armeno - ci ha raccontato - da sempre faccio il tifo per il Milan e la Juventus". Un attimo: sicuro di questa accoppiata? "Certo lo so - ha continuato - in Italia sarebbe impossibile, ma per noi sono le squadre più popolari, io le seguo da sempre ed avere questa fortuna, qui di vederli allenare rappresenta qualcosa che racconterò ai miei figli".

Tutto vero, lo abbiamo visto, siamo stati testimoni: il calcio italiano all'estero può creare questi momenti. Già di emozione al massimo livello. E non si tratta solo di italiani o figli oppure nipoti di immigrati, anche chi non ha nelle vene sangue tricolore, è capace di rimanere a bocca aperta se vede Bonucci oppure Barzagli o una maglia giallorossa della Roma.

Negli Stati Uniti l'assoluto dominio, per quello che riguarda la popolarità, dei club inglesi o spagnoli, pur rimanendo tale, sta subendo l'avanzata delle italiane. Così a Los Angeles, nel debutto del Milan contro il Manchester United, il settore dietro a una porta era tutto rossonero e girando per lo StubHub Center, l'impianto dei Galaxy, la squadra di Ibrahimovic, non erano certo una rarità le maglie con la scritta Italia. Stesso discorso per la Juventus e anche per la Roma che poi grazie alla proprietà americana di Jim Pallotta ha visto le proprie quotazioni USA crescere vistosamente. Un effetto che ancora non è possibile invece quantificare per il Milan, dal momento che il miliardario statunitense Paul Singer, che attraverso Elliott Management ha preso il controllo della società rossonera, è appena arrivato sulla poltrona più importante. Così, per ora il club rossonero la propria popolarità la deve alla storia della società.

Ma tra Philadelphia, San Diego, Los Angeles, New Jersey, Minneapolis, Dallas, Maryland e Washington, Santa Clara in California, East Rutherford senza dimenticare Atlanta dove la Juve affronterà la selezione All Stars della MLS, ecco che le squadre italiane negli Stati Uniti stanno girando sette stati degli USA portando un entusiasmo tra gli americani che è sempre crescente. A Minneapolis, solo per fare un altro esempio, i Vikings, che sono l'orgoglio di Twin City, ma anche di tutto lo stato del Minnesota, parliamo della franchigia di football americano, ha voluto aprire le porte del loro fiammante TCO Performance Center, il centro di allenamento, per ospitare per un pomeriggio una delegazione di giocatori rossoneri.

Non c'erano italo-americani, ma l'accoglienza è stata calorosissima, tre giocatori dei Vikings hanno accolto i colleghi del calcio e li hanno messi alla prova con i field goal, quel calcio da fermo che nel football si esegue dopo un touchdown e l'esito è stato altamente positivo a cominciare da Locatelli, tutti sono andati a bersaglio. Ma per avere il termometro della situazione, ci si può mettere anche nelle hall degli alberghi dove si fermano le squadre italiane.

La processione di chi chiede foto e autografi non finisce mai. E lo staff delle nostre squadre, come del resto anche le altre dal Manchester United al Liverpool al Barcellona e al Real Madrid, cercano per quello che è possibile, di venire incontro a chi, dopo aver spulciato internet alla ricerca degli alberghi e dei campi di allenamento delle squadre, sfidando la sicurezza che a volte è doppia, americana e italiana, ecco che trascorrono questo periodo estivo alla caccia di quei beniamini che poi, quando la stagione comincerà a fare sul serio, potranno solo seguire attraverso la tivù. Aspettando poi il prossimo anno, perché adesso gli americani non possono proprio farne a meno della International Champions Cup. Il soccer ha conquistato gli Stati Uniti e se la MLS sta continuando la propria crescita, non c'è nulla da fare: quando arrivano gli europei e gli italiani è tutta un'altra cosa. E adesso succede tutte le estati.