Lo scorso 27 luglio dalle pagine di Gente d’Italia lo scrittore uruguaiano Miguel Campodonico lanciava un appello sulla situazione di degrado che si è creata nello spazio adiacente alla facciata dell’Ospedale Italiano di Montevideo, un monumento dichiarato patrimonio municipale.

“Vedere uno dei luoghi simbolici della città ridotto così mi fa pena. Mi provoca una grande tristezza”. Campodonico si riferiva ai numerosi casi di persone in condizioni di indigenza che vivono nei pressi dell’Ospedale Italiano insieme a “costruzioni precarie, tende e focolai” che arrecano anche “forti danni causati dall’ingente accumulazione di residui”.

Lo scrittore lanciò un attacco diretto al Mides (il Ministero dello Sviluppo Sociale) che proprio in questi giorni ha reso pubbliche le cifre che riguardano la povertà in Uruguay. Tra il 2016 e il 2017, si legge nella parte più importante del documento, la povertà è diminuita nonostante l’aumento della disoccupazione e una diminuzione delle attività.

Tutto ciò è dovuto a una crescita dei salari maggiore rispetto all’inflazione oltre a dei “miglioramenti” nel marcato del lavoro che hanno favorito le fasce più basse della popolazione. Il documento “¿Por qué bajó la pobreza entre 2016 y 2017?” è una buona fotografia dell’Uruguay di oggi, un paese in crescita e certamente migliore rispetto al passato ma che ha ancora importanti problemi da risolvere.

Dal 2006 al 2012 il tasso di disoccupazione e il numero di persone sotto la linea di povertà seguivano una tendenza simile: mentre diminuiva il primo indice succedeva un fenomeno simile anche con il secondo caso.  Nel 2006 la povertà riguardava il 32,5% degli uruguaiani - che sentivano ancora le conseguenze della drammatica crisi del 2002 - e il tasso di disoccupazione era del 10,8%. Nel 2012 lo scenario era profondamente migliorato: disoccupazione al 6,1% e povertà al 13,7%. Tuttavia, tra il 2013 e il 2015, questa tendenza si è bloccata: la povertà restava in diminuzione mentre la disoccupazione aumentava. Nel 2016 e nel 2017 la situazione è rimasta pressoché simile, con il tasso di indigenza che è continuato a scendere fino al 7,9% nonostante i segnali negativi del mercato occupazionale.

Gli ultimi dati disponibili sull’occupazione in Uruguay sono dell’Istituto Nazionale di Statistica e riguardano il mese di giugno e segnano anche in questo caso il 7,9% per la disoccupazione. Perché, dunque, in Uruguay c’è meno lavoro ma sostanzialmente c’è più ricchezza?  Il documento del Mides evidenzia diversi fattori a cominciare dall’aumento del potere d’acquisto dovuto a stipendi che - nella maggior parte dei casi - sono aumentati rispetto all’inflazione.  Oltre a ciò il Ministero ha sottolineato gli “importanti cambiamenti” che ci sono stati negli ultimi anni nel mercato del lavoro e che “hanno beneficiato gli strati più poveri della popolazione”.

Recentemente Ana Olivera, sottosegretario del Mides ed ex sindaco di Montevideo, ha ammesso che in Uruguay attualmente vivono più persone in strada nonostante gli indici positivi sulla povertà perché “oggi esiste una nuova forma di stare in strada. Stiamo analizzando questo fenomeno e non ce ne laveremo le mani”.

(di Matteo Forciniti)