Gente d'Italia

Montagna, turisti della domenica: con infradito, cani e… aumentano i morti

Turisti della domenica in montagna: l’esercito del selfie o quelli che fanno sport pericolosi pur non avendo i rudimenti minimi dell’alta quota. Sembra arduo collegare le morti delle Gole del Raganello e le sempre più frequenti vittime sulle Alpi all’imprudenza, ma gli esperti del settore lanciano l’allarme: basta con turisti che si avventurano su sentieri pericolosi senza attrezzatura idonea, con infradito, bambini e animali anziché con scarponi, piccozze e strumenti da cordata. Di mezzo ci va soprattutto la propria incolumità, non essere pronti può in molti casi voler dire andare incontro a incidenti che possono diventare mortali.

Il caso di Raganello - “Quello che è accaduto nelle gole del Raganello è un disastro annunciato. Questo posto era diventato un luna park. Non è possibile vedere bambini con infradito che si avventurano per i sentieri e donne con vestiti da spiaggia”. Così Claudio, buon conoscitore e frequentatore abituale della zona, che è stato tra i primi a intervenire sui luoghi della tragedia. E il sindaco di Civita, Alessandro Tocci, rincara la dose: “Negli ultimi anni è aumentato di molto nelle gole del Raganello il fenomeno del torrentismo. E’ facile adesso – ha aggiunto Tocci – sparare nel mucchio e dire cosa bisognasse fare. Per parte mia, mi sento con la coscienza tranquilla, anche di più”.

Il torrentismo, o canyoning, è uno sport di gruppo che prevede la discesa di strette gole attraversate da piccoli torrenti da percorrere a piedi, senza l’ausilio di barche o gommoni. Proprio in questa attività, sempre più in voga anche in Italia, si stava cimentando il gruppo di escursionisti travolti dal torrente nelle Gole del Raganello, in Calabria. Il torrentismo è uno sport di gruppo che si svolge di solito in quattro o in otto persone, o più. “La quantità di materiale necessario alla discesa e questioni di sicurezza – si legge sul sito dell’Associazione italiana canyoning – consigliano di evitare la formazione di gruppi inferiori a quattro persone”.

I percorsi destinati alla pratica del torrentismo possono avere diversi livelli di difficoltà, da quelli più semplici a quelli estremi invernali. Mediamente la durata è “variabile fra le due e le otto ore, ma sono presenti anche percorsi più lunghi che richiedono bivacchi notturni”. In genere si tratta di tragitti che per le loro caratteristiche sono “a senso unico”: una volta intrapresa la discesa non è più possibile tornare indietro, ma solo proseguire fio all’uscita della ‘forra’. E’ necessario godere di una buona forma fisica, essendo comunque uno sport piuttosto impegnativo. L’attrezzatura “completa” prevede un casco da alpinismo, una muta e dei calzari in neoprene, un’imbragatura, un discensore, delle particolari corde idrorepellenti, lo zaino da torrentismo, dei contenitori stagni, il giubbotto salvagente e un paio di guanti adatti.

Il caso del Monte Bianco - Pugni, spintoni e insulti a guide alpine colpevoli di far notare
agli alpinisti i loro comportamenti scorretti. Ma anche il tentativo di portare un cane sulla vetta, una tenda piantata sulla stessa cima e aspiranti scalatori senza ramponi e slegati, o addirittura in scarpe da ginnastica, su una cresta ghiacciata. A ciò si aggiunge il fenomeno delle guide abusive. Sono alcuni degli episodi segnalati dal sindaco di Saint-Gervais (Francia), Jean Marc Peillex, sulla via normale francese al Monte Bianco. In una nota spiega che a Ferragosto una guida è stata colpita con un pugno dopo aver incrociato una cordata di otto alpinisti dell’Est Europa (loro pretendevano di aver la precedenza nonostante fossero in discesa). Un secondo professionista poi si è fatto insultare nei corridoi del rifugio del Gouter (dopo aver spiegato a un avventore che una piccozza andava riposta) e un terzo è stato spintonato da quattro spagnoli, legati in maniera scorretta e “scontenti di farsi superare in maniera regolare”.

Nel comunicato, intitolato ‘L’apice della mancanza di rispetto è raggiunto?’, Peillex sottolinea che altri tre alpinisti sono stati sorpresi a fare un ‘riposino’ accanto a un pericoloso ponte di neve lungo la salita del Dome du Gouter e che il bivacco Vallot è “diventato inaccessibile a causa di una ventina di persone che l’hanno privatizzato”.
Per questo il sindaco si chiede: “Chi può ancora accettare l’immagine che diamo del massiccio del Monte Bianco, uno dei simboli forti della Francia, ai nostri compatrioti
e al mondo intero?”.

 

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