Ritrovare per puro caso dopo 75 anni, grazie a internet, la piastrina identificativa di un soldato italiano che, durante la Seconda Guerra Mondiale, era dislocato sul fiume Don, sul fronte russo. Un’emozione grandissima per un nipote tanto legato al nonno scomparso da più di 20 anni. È quanto accaduto a Fabio Leone, nipote di Vittorio Ingrosso, artigliere dell’esercito italiano, classe 1922, originario di Guagnano in provincia di Lecce. A renderla nota è stato lui stesso sul gruppo Facebook “Armir, sulle tracce di un esercito perduto”, creato dal giornalista Pino Scaccia, storico inviato del Tg1, e specializzato nella ricerca di notizie, documenti e ricordi dei dispersi nella campagna di Russia.

«È stata un’emozione fortissima – ha scritto Leone sul social network – aver ricevuto la notizia di questo suggestivo ritrovamento tramite Daniele Lanzilotto. La signora Renza Martini, una delle amministratrici del gruppo “Armir”, infatti, aveva notato l’inserzione da parte di un venditore russo che l’aveva ritrovata non molto lontano dalle rive del fiume Don e messa in vendita sul noto sito di aste Ebay. Purtroppo è avaro di ulteriori informazioni, ma cercherò di approfondire insieme alla mia famiglia i dettagli del ritrovamento».

La piastrina identificativa è una piccola piastra metallica, usata quasi esclusivamente da personale militare sulla quale vengono incisi i dati della persona che la indossa al collo, e serve per il riconoscimento in caso di morte o per ottenere dati come il gruppo sanguigno in caso di ferimento o emergenze. E di morti, feriti ed emergenze ce ne furono a migliaia in quella disastrosa spedizione dell’Armata italiana che Mussolini volle spedire sul fronte russo per dare manforte a Hitler, ma senza adeguati supporti.

«Sembra che quella di mio nonno, uomo generoso e dai grandi valori – ha precisato Leone al quotidiano online Lecce News 24  e al sito LecceSette.it – sia stata fortuitamente ritrovata da un cercatore di reperti fra la città di Bogučar e il fiume Don, dove centinaia di carri armati russi superarono le truppe italiane dopo battaglie sanguinose che costarono la vita a moltissimi dei nostri». “Mio nonno Vittorio – continua Leone – fatto prigioniero dai russi, riuscì a fuggire nel 1943 tornando in Puglia a piedi e con qualche mezzo di fortuna; era solito raccontarci che fu proprio una famiglia russa a offrirgli momentaneamente rifugio e poi ad aiutarlo per la sua fuga. In seguito ha sempre sofferto di congelamento ai piedi, causa le temperature estreme della Russia e il contatto diretto con la neve. È morto nel 1995 all’età di 73 anni, senza mai fare riferimento a quella piastrina che probabilmente gli fu strappata o che fu lui stesso, forse, a buttare via per non essere più identificabile prima del suo faticoso ritorno in patria».

Ora la piastrina è in viaggio verso la Puglia e Leone ringrazia per questo chi l’ha aiutato a trovare questo importante reperto, ovvero Renza Martini e Daniele Lanzilotto. «Attendiamo quindi con grande emozione – ha concluso Leone – di avere fra le mani la traccia di un vissuto importante, indelebile, riavuta indietro per un bellissimo caso del destino». Un ricordo importante di uno di quegli oltre 229.000 soldati italiani che furono mandati su un fronte di guerra ai limiti dell’impossibile, 100.000 dei quali non tornarono mai a casa.

Elida Sergi