Piú di 50mila venezuelani attraversano ogni giorno il ponte Internazionale Simon Bolivar. Sono trecento metri sul fiume Tachira, che marca il confine tra il Venezuela e la Colombia, tra la fame e la speranza. La Colombia è soltanto la prima tappa della fuga dei venezuelani, di quelli che scelgono un percorso in pullman che potrebbe arrivare fino all’Argentina. Altri scelgono di buttarsi in mare su gommoni improvvisati per arrivare sulle isole caraibiche e chi può, discendenti dei migranti spagnoli, portoghesi e italiani, ritornano nella terra dei loro antenati.

Tra il 2015 e il 2017 il numero di immigrati venezuelani in America Latina è passato da 89 mila a 900 mila persone, che rappresenta un aumento di oltre il 900%, secondo l'Organizzazione Internazionale della Migrazione (OIM). Da un paio di settimane un gruppo di ragazzi di Caracas, giunti da poco a Buenos Aires, si piazzano la mattina presto in un angolo della trafficata via pedonale di Florida per vendere ai passanti la tradizionale focaccia del Venezuela. Sono in buona compagnia, insieme a tanti altri connazionali nella capitale argentina, dove da tempo puntano molti dei migranti che scappano dal `socialismo bolivariano´ versione Maduro. A casa mancano non solo alimenti e medicine, ma anche certezze, e con la nuova fase del pugno duro imposta dal leader `chavista´ la situazione non può che aggravarsi.

Quella che era un tendenza è diventata una fuga: in America Latina, i paesi scelti sono Colombia, Brasile, Ecuador, Perù, Panama, Uruguay, Cile e, appunto, Argentina. Qualche analista ha definito questo ennesimo fenomeno migratorio mondiale «l’ondata della `desesperanza´». L’Argentina è molto lontana da Caracas (sette ore di volo) e il viaggio è un’odissea. Il `Mediterraneo´ dei venezuelani è il Sudamerica, bisogna attraversarlo per raggiungere Buenos Aires, Santiago o Montevideo, fatto che non intimidisce però chi cerca di partire: ogni settimana arrivano nella capitale argentina 700-900 venezuelani. L’aereo è troppo caro, si parte quindi in bus sulla rotta Caracas-Buenos Aires e si percorrono 7.500 km (quasi Roma-Pechino) se si scende lungo il continente sul versante andino. Se si sceglie invece di passare dal Brasile i chilometri diminuiscono.

Dal Canada alla Patagonia, quello venezuelano è ormai un esodo. Anche se le stime sono difficili, dal 1999 - anno dell’arrivo al potere di Hugo Chavez - in circa 2 milioni hanno detto con dolore `adios´ al proprio paese, con una popolazione pari a 31 milioni di abitanti. In Colombia vivono oggi circa 350mila venezuelani. Ed è di qualche giorno fa la notizia di un permesso di permanenza´ che Bogotà ha già iniziato a dare ad almeno 210 mila venezuelani. La frontiera, oggi caldissima, Venezuela-Colombia è molto lunga (2 mila chilometri): le stime parlano di 50mila persone che in media quotidianamente attraversano il confine. È di duemila km anche la frontiera con il Brasile, dove da gennaio a oggi sono entrate in territorio brasiliano circa 30mila persone. Poi c’è il caso della Spagna e di Miami: altri mondi rispetto all’America Latina, ma anche lì i dati sono imponenti.