La Bcu, la Banca centrale dell'Uruguay, ha venduto circa 60 milioni di dollari per contenere la vorticosa spinta al rialzo della divisa statunitense e contenere la parità entro i 32 pesos. L'intervento si è reso necessario ieri sul mercato cambiario locale, nel cuore di una congiuntura che ha portato per la prima volta nella storia il peso uruguaiano a superare in valore quello argentino.

La Bcu sta provando in tutti i modi a contenere la svalutazione della moneta locale, che nei primi otto mesi dell'anno ha raggiunto ormai l'11,25 per cento, una percentuale non di poco conto ma irrisoria se si pensa che in Argentina il deprezzamento del peso è stato del 75 per cento.

Il rovescio della medaglia è che la svalutazione del peso argentino, paradossalmente, favorisce il turismo, la maggiore voce di ingresso nello scambio commerciale tra i due paesi; una situazione a cui il governo di Montevideo ha provato a mettere una pezza nei giorni scorsi attraverso il varo di misure tese a incentivare gli afflussi grazie a una politica di rimborsi.