Airbnb, a Venezia gli alloggi a disposizione dei turisti sono quasi raddoppiati tra il 2015 e il 2018. Venezia si conferma una delle città italiane con la più alta presenza di locazioni turistiche. Con gli 8025 alloggi presenti in Airbnb nel mese di agosto Venezia è quarta, in Italia, dopo Roma, Milano e Firenze.

Lo rivela un’analisi del Centro studi di Federalberghi nazionale sugli annunci italiani presenti sul portale Airbnb nel mese di agosto 2018. Divulgato in occasione della Giunta Esecutiva di Federalberghi, lo studio è l’occasione, anche per Ava Venezia, per ribadire la richiesta di un intervento urgente volto a contrastare con decisione il dilagare dell’abusivismo e della concorrenza sleale.

«I dati sulla presenza di alloggi turistici in città – commenta il direttore di Ava, Claudio Scarpa - confermano una situazione che a Venezia è palesemente fuori controllo». Ad agosto 2018, nel comune di Venezia risultavano disponibili su Airbnb 8.025 alloggi, in crescita del 55,34% rispetto ad agosto 2016, in cui erano pubblicizzati 5.166 annunci. Se in Veneto compaiono in tutto 22.918 annunci, più di un alloggio su tre è a Venezia.

Degli annunci presenti su Airbnb.it:

- 6.115 (76,20%) sono riferiti ad interi appartamenti;

- 5.558 (69,26%) sono disponibili per più di sei mesi;

- 5.699 (71,02%) sono gestiti da host che mettono in vendita più di un alloggio.

Federalberghi e Ava richiamano quindi l’attenzione su quelle che vengono ritenute le 4 grandi bugie della “sharing economy”.

- non è vero che si tratta di forme integrative del reddito: sono attività economiche a tutti gli effetti, che molto spesso fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi; situazione che a Venezia riguarda il 71,02% delle offerte del portale;

- non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare: nel 76,04% degli alloggi offerti nel comune di Venezia, gli annunci pubblicati su Airbnb si riferiscono all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno;

- non è vero che si tratta di attività occasionali: la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno (il 69,26% a Venezia)

- non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta: gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali.

Evidente quindi, secondo l’organizzazione, che il consumatore viene ingannato due volte: viene tradita la promessa di vivere un’esperienza autentica e vengono eluse le norme poste a tutela del cliente, dei lavoratori, della collettività, del mercato. Si pone inoltre con tutta evidenza un problema di evasione fiscale e di concorrenza sleale, che danneggia tanto le imprese turistiche tradizionali quanto coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza.

Il direttore di Ava, Claudio Scarpa, era presente all’incontro a Roma tra Federalberghi e il ministro del Turismo, Gian Marco Centinaio. Il presidente nazionale Bernabò Bocca ha chiesto un forte intervento del governo sull’abusivismo e il ministro ha assicurato “una lotta feroce e prioritaria” su questo tema.

 «Ha detto chiaro e tondo che chi affitta appartamenti in nero inquina il mercato – commenta Scarpa – e che la lotta all’abusivismo sarà la sua priorità. Il ministro ha espresso un grande amore per il turismo, che di solito invece viene considerato un settore residuale, e apprezziamo questa svolta positiva. Vediamo con favore la sua proposta di attuare il “modello inglese” che prevede di assegnare un codice alle strutture ricettive e l’obbligo per i portali di commercializzare solo chi lo possiede. E quindi pesanti multe per chi non rispetta le regole. La sensazione è che, con questa proposta, siamo sulla strada giusta».

Dai dati veneziani emerge che l'host più "ricco" ha offerto 135 alloggi, tutti in centro storico. Il secondo ne ha pubblicati 98. Il terzo 90. 1809 alloggi fanno riferimento a host che gestiscono più di 10 alloggi ciascuno, quindi riconducibili ad "agenzie" (alcune anche specializzate su Mestre).

Tra gli host con indirizzo straniero, ne compare uno (Londra) che possiede 36 alloggi tra Dorsoduro, Castello, Santa Croce, San Marco e Cannaregio, oltre a uno al Lido). Un altro da Parigi ne gestisce 24. Poi ancora 9+5 di due host delle Mauritius, 6 a San Francisco, 7 Chicago, 5 Boston, 8+8 di altri due host da Londra, 13+6 Freiburg, 7 Barcellona e altri in Spagna, Francia, GB e Usa. Alla terraferma sono riconducibili meno di 800 alloggi (più del 90% è in centro storico).

Se per Venezia Ava trova che la linea più adatta sia quella del modello inglese con il “codice identificativo”, sono tante le città che si stanno proteggendo dall’abusivismo tramite leggi ad hoc: a Londra gli appartamenti per locazioni brevi possono essere affittati per non più di 90 giorni l’anno (45 giorni per le intere abitazioni di Valencia), a New York si può affittare solo a patto che il proprietario risieda nell’appartamento. A Parigi limite di 120 giorni e obbligo di iscrizione in un registro pubblico (90 a San Francisco). A Reykjavik chi non ha una licenza può affittare i propri immobili a turisti per un massimo di 90 giorni.