Era un appuntamento atteso da tempo che si è riuscito a concretizzare dopo grandi sforzi con uno spettacolo artistico che ha ottenuto una grande partecipazione. Presso lo spazio culturale di Parque del Plata, il Circolo Italiano della Costa de Oro ha reso omaggio al tango, il genere per eccellenza del Río della Plata dichiarato nel 2009 patrimonio culturale dell’umanità da parte dell’Unesco. L’evento - che ha ricevuto l’appoggio del Municipio di Parque del Plata e Las Toscas e la collaborazione del Municipio di Atlantida - ha riunito oltre ai soci e ai simpatizzanti dell’associazione anche tanti appassionati del genere.

Sul palco l’esibizione è stata curata da Esteban Toth al bandoneón (la fisarmonica tipica del tango), e Luis Etchebarne al pianoforte che hanno accompagnato la cantante Graciela Montes de Oca e Luis Barrios con la coppia di ballerini. “Avevamo pensato di organizzare questa iniziativa lo scorso anno in occasione del centenario de La Cumparsita, l’inno del tango” ha spiegato a Gente d’Italia Mario Darino, il presidente del circolo che raduna i discendenti della zona della Costa de Oro.  “Per diversi motivi abbiamo dovuto rinviarlo ma siamo felici in ogni caso di averlo potuto fare adesso dopo un grande lavoro di preparazione. Il tango è un elemento di identificazione molto forte tanto per l’Uruguay come per l’Argentina”.

Nel suo intervento, Darino si è poi concentrato sul contributo che l’immigrazione italiana ha dato a questo genere musicale nato tra le periferie di Montevideo e Buenos Aires nel secolo scorso: “C’è stata un’influenza fondamentale come ci hanno raccontato diversi autori. Tra questi ricordiamo lo studioso argentino Oscar Conde che ha descritto bene il ruolo decisivo degli italiani che sono riusciti a trasformare in musica e poesia i loro problemi personali condividendoli con il pubblico. È molto famosa, inoltre, una frase dell’uruguaiano Daniel Vidart che diceva che il tango è stato cucinato, condito e servito dagli italiani e dai loro discendenti”.

Un’altra importante dichiarazione raccolta è stata quella del direttore argentino Carlos Villalba pronunciata in occasione del Festival Buenos Aires Tango realizzato a Roma nel 2008: “La metà del peso culturale del tango è italiano. Basta citare i nomi dei più importanti compositori dei primi anni del novecento e fino agli anni quaranta: Aníbal Troilo, Juan D’Arienzo, Osvaldo Pugliese, Francisco De Caro, Astor Piazzolla. Italiani erano i loro genitori o i loro nonni”.

L’influenza italiana nella storia del tango però non si esaurisce qui. Darino ha ricordato anche un passaggio successivo delle parole di Carlos Villalba ulteriormente significativo che riguardagli strumenti utilizzati: “Nelle sue origini il tango aveva solo il flauto, la chitarra e il violino. Non si sa bene quando ma, a un certo punto, si è iniziato ad usare anche il bandoneón che poi è diventato lo strumento tipico. Ebbene, chi lo ha introdotto è stato Francisco De Caro, figlio di un compositore del Conservatorio di Milano”. Un altro dei tanti piccoli aneddoti della grande storia italiana del tango portata alla luce dal Circolo Italiano della Costa de Oro.

Matteo Forciniti