Una vita racchiusa in una scatola, tra foto ingiallite, fotografie e pezzi di tabacco. È quella di Dorothy Janes, 73 anni, di Londra, spesa in gran parte a riannodare i fili del proprio passato, che dall'Inghilterra conducono al sud dell’Italia, precisamente a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. Sì, perché questa signora, nata a Crawley (West Sussex) nel 1945 e dai tratti somatici inequivocabilmente mediterranei, è la figlia naturale di Antonio Mazzitelli, soldato italiano partito alla volta dell’Africa durante la Seconda Guerra Mondiale, poi catturato e fatto prigioniero dagli inglesi assieme a molti dei suoi commilitoni.
Fu proprio durante la detenzione, trascorsa a lavorare in una fattoria a sud di Londra, che Antonio conobbe una donna inglese di nome Joyce Funnel: i due si innamorarono, e dalla loro unione nacque, appunto, Dorothy. Un amore nato e vissuto in clandestinità perché  vietato dalla legge inglese, che puniva severamente le relazioni tra cittadine britanniche e prigionieri italiani, e interrotto dalla fine della Guerra e dal ritorno di Antonio nel paese  d’origine, nonostante i diversi tentativi dell’uomo – attestati da un corposo carteggio
– di regolarizzare la situazione e assumersi la responsabilità della paternità.

Dorothy Janes
Dorothy in braccio alla madre Joyce Funnel che si innamorò di Antonio Mazzitelli

A San Ferdinando, Antonio prese moglie ed ebbe altri tre figli (Alfonso, Maria Concetta e Serafino), e anche Joyce, rimasta sola, sposò un altro uomo. La piccola Dorothy, cresciuta  nell'inconsapevolezza delle sue radici, scoprirà solo all'età di 18 anni, da una confessione della sua madrina, la verità sul suo vero padre. Da allora, anni e anni di ricerche senza sosta: trentaquattro, per l’esattezza, tra archivi, alberi genealogici, telefonate ai Ministeri,
tra desideri e speranze di riabbracciare un giorno quel padre lontano.
Sarà Gary, un amico giornalista di Dorothy, a riuscire a risalire all'identità dei familiari, quando però Antonio non c’è già più, e a metterla in contatto con i suoi fratelli calabresi che nel frattempo avevano saputo di lei rovistando tra i cassetti di casa. Nel 1997, a
52 anni Dorothy decide di partire per la Calabria e incontrarli: «Mi aspettavano sul ciglio della strada, nella Piana di Gioia Tauro, mi vennero incontro abbracciandomi e gridando: sorella, sorella! – racconta Dorothy – e poi mi fecero trovare i bigliettini di benvenuto  attaccati su tutte le tende di casa. Scoprivo di avere dei nipotini, mi cantarono delle canzoncine in inglese. E la moglie di papà mi abbracciò; mi toccava il naso, le orecchie, e mi diceva: sei identica a lui. Da allora non ci siamo più lasciati. La mia vera storia era qui».
Oggi Dorothy ha due famiglie e vive tra Londra e San Ferdinando, dove ha preso casa insieme a suo marito Tony e dove, proprio lo scorso 18 settembre, le è stata conferita la cittadinanza onoraria, con le seguenti motivazioni: «Scoperte le proprie radici, con esse ha ricostruito quel ponte ideale, custode della felicità e della giovinezza dei propri genitori. Creato e poi distrutto dalla guerra, rinasce, oggi, quale dono di fratellanza alla comunità di
San Ferdinando».
Un riconoscimento, consegnatole dal sindaco Andrea Tripodi, che la signora ha inteso dedicare a chi è rimasto  senza storia, a chi non è tornato, ai tanti che non hanno potuto mettere insieme i pezzi della propria vita, lasciati sul fondo di una vecchia scatola di ricordi.

di CHIARA FAZIO