Male la qualità della vita e tutti i servizi, dai bus alla raccolta dei rifiuti, a Roma, per i romani; si salvano solo la cultura, le farmacie comunali e l’acqua potabile. L’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale ha presentato ieri nella sala della Piccola Protomoteca del Campidoglio l‘Indagine sulla qualità della vita e dei servizi pubblici locali 2018, in una conferenza stampa del presidente Carlo Sgandurra. Presenti tra gli altri il presidente dell’Assemblea capitolina, Marcello De Vito e Nicola Piepoli, fondatore e presidente dell’omonimo istituto di sondaggi. Giunta alla sua undicesima edizione, l’indagine fornisce una mappa dettagliata della qualità della vita a Roma, dimostrando la stretta connessione che esiste tra il livello dell’offerta dei servizi pubblici locali e la qualità della vita, percepita e vissuta, dai cittadini. Ne emerge il ritratto, spiega l’Agenzia, di una “città ferma, sul cui sfondo, dal centro alla periferia, dentro e fuori il raccordo anulare, i romani esprimono giudizi critici soprattutto sul sistema dei trasporti e sulla raccolta dei rifiuti. Si ritengono più soddisfatti, invece, dei servizi culturali, delle farmacie comunali e del servizio idrico”.

L’INDAGINE
Le interviste sono state effettuate tra giugno e luglio 2018 su un campione di residenti, dai 15 anni in su, in un numero più elevato rispetto alle edizioni precedenti al 2017 che ha consentito di ridurre l’errore statistico a livelli minimi. Le domande poste riguardavano la percezione della qualità della vita a Roma, nella zona di residenza e il voto sui 18 servizi pubblici locali in esame. Il campione è stato analizzato sia nella struttura amministrativa decentrata (i 15 Municipi), sia per macro-aree concentriche (A: Centro storico e quartieri dentro l’anello ferroviario; B: quartieri all’interno della fascia verde; C: quartieri entro il Gra; D: aree esterne al Gra) cui si aggiunge la zona litorale di Ostia e Acilia, per individuare differenze tra Centro e periferia. Il risultato dello studio “non è un giudizio dell’Agenzia ma dei romani, oggi presentiamo uno spaccato della città per cercare di capire gli aspetti socio-politici ed economici che hanno portato i cittadini ad avere questa percezione. La qualità dei servizi deriva dalla buona amministrazione, e noi vogliamo aiutare questa amministrazione.
Nonostante un lieve miglioramento rispetto all’anno precedente, il primo che seppur minimamente inverte la tendenza discendente per la prima volta in 11 anni - ha detto Sgandurra - l’analisi dei dati sulla qualità della vita, determinata e condizionata dalla qualità dei servizi pubblici, restituisce un’immagine critica e statica della città soprattutto rispetto alle sfide urbanistiche, demografiche ed economiche che Roma dovrà affrontare per riposizionarsi tra le grandi capitali internazionali. E l’efficienza dei servizi è una leva fondamentale per vincere queste sfide e non restare ai margini del cambiamento”. “Viviamo nel secolo delle città e saranno le città a guidare lo sviluppo del futuro prossimo delle nazioni. I nuovi modelli di competizione hanno dimostrato che la competizione economica si è trasformata da competizione fra imprese a una competizione fra sistemi territoriali. Questo significa - ha continuato il presidente dell’Agenzia - che le amministrazioni delle aree metropolitane sono chiamate ad esercitare un ruolo ben più importante rispetto al passato per assicurare efficienza e qualità della vita, crescita e competitività”. E a Roma, in particolare, “occorre non solo un’agenda di sviluppo urbano, ma anche un progetto dedicato alla pubblica amministrazione, a cominciare da quella capitolina – che ridisegni i modelli organizzativi degli uffici e dei servizi pubblici – e a seguire e più in generale, un piano necessario a semplificare il sistema burocratico e a ridefinire la governance dei livelli istituzionali: Municipi, Città metropolitana, Regione e Stato centrale, creando un raccordo con gli altri Enti territoriali. La via dello sviluppo- ha concluso Sgandurra - passa attraverso l’efficacia dei servizi e l’efficienza della Pa. E’ da questi presupposti che può partire il cambiamento e Roma dovrebbe legittimamente ambire a guidarlo, anche per il sistema territoriale di cui fa parte”.

I RISULTATI
Il voto medio attribuito dai romani alla qualità della vita nella capitale nel 2018 è 5,3, un dato in lieve crescita dopo il minimo di 5,1 toccato nella primavera del 2016. La percezione e la valutazione dei cittadini presentano oscillazioni minime, sia tra un Municipio e l’altro sia dal Centro alla periferia, per cui la lettura territoriale – spiega l’Agenzia – non fornisce un quadro  molto differenziato ma delinea un trasversale e generale malcontento. Tutte le valutazioni sono al di sotto della sufficienza, con una lieve flessione tra i residenti della periferia esterna al Grande raccordo anulare (5,26). Il voto più alto, anche se si tratta solo di un 5,5, va al Municipio X, quello di Ostia e Acilia, seguito dal 5,46 del municipio XIII (Aurelio, Casalotti, Boccea). Il voto più basso (5,03) va al Municipio VI, il Municipio delle
Torri (Torre spaccata, Torre Maura, Torre Angela, Torrenova), quadrante est, quello in cui ex-borgate e quartieri nuovi confinano con il Grande raccordo anulare. La maggior parte dei romani, poi, tende ad attribuire alla qualità della vita nel proprio Municipio un voto leggermente superiore a quello del resto della città: assuefazione a criticità con cui sono abituati a convivere? Fa eccezione a questa tendenza proprio il Municipio VI i cui residenti giudicano la qualità della vita locale lievemente peggiore a quella degli altri quartieri. La lettura socio-anagrafica dei dati dell’indagine mette in evidenza, invece, il diverso livello di soddisfazione di alcune categorie di cittadini. I più soddisfatti risultano (anche quest’anno) gli studenti che hanno attribuito alla qualità della vita a Roma 6,5, seguiti dalla categoria giovani (5,97). I più insoddisfatti, invece, sono i laureati e i pensionati (5,1). Tra gli uomini e le donne, poi, il genere che da una valutazione più negativa è quello femminile con 5,1. Mezzo punto in meno rispetto agli uomini (5,6).