Lavoro, tanti pensionati, tanti nuovi assunti. Ovvio, no? Anzi lampante: lavoriamo metti in 100, ne mandi in pensione, magari presto, 20 e ne assumi altri 20 al posto loro, magari giovani. Bello, elementare, giusto e…falso. L’equazione tanti ne vanno in pensione altrettanti ne vengono assunti è una fesseria. Una cosa che non sta e non è mai stata né in cielo né in terra. Una cosa che non è mai accaduta, un’equazione che non si è mai rivelata esatta. Un’autentica fesseria. Ma una fesseria coi fiocchi. Fesseria coi fiocchi, non solo perché la ripete un paio di volte al giorno da giorni Matteo Salvini. E di questi tempi tutto ciò che dice Salvini si infiocchetta di fascino e si innastrina di plauso e consenso. Salvini ne è oggi il miglior narratore ma la fesseria del tanti pensionati uguali tanti assunti è molto più vecchia e perfio più radicata nella testa della gente di quanto non lo sia Salvini.

E’ una fantasia che nasce ben prima di Salvini, nasce nell’Italia democristiana. Nasce in un’Italia in cui il posto di lavoro era il posto pubblico, il datore di lavoro diretto o indiretto era lo Stato. In un’Italia che, tranne splendide eccezioni, anche quando faceva impresa la faceva in logica e pratica familiare e con i soldi della banche. Banche che erano pubbliche. In questo habitat nasce l’idea, facile da assimilare, l’idea semplice (quasi tutte le cose semplici non sono poi così vere) che i posti di lavoro siano una quantità fissa. Nasce e si sviluppa, si radica, si afferma l’idea che i posti di lavoro siano nella società e nell’economia una specie di concorso statale. Ci sono tanti posti da occupare, c’è il concorso… qualcuno entra, qualcuno aspetta. E, se qualcuno esce, qualcuno altro entra al posto suo.

Ancor oggi pensa così la gran parte della gente, pensa così Salvini che fiero del suo mezzo milione di pensionati in più l’anno prossimo ne deduce e festeggia simmetrico mezzo milione di assunti in più. Assunti da chi? La fesseria coi fiocchi dimentica e ignora che si assume o non si assume, si crea o si distrugge lavoro sulla base di tutt’altro che dei posti lavoro dell’anno prima o di cinque o dieci anni prima. Dipende dalla tecnologia, non da quanti vanno in pensione. Dipende dalla tecnologia e dalla innovazione tecnologica in azienda se assumi o no e chi eventualmente assumi. Dipende dalla produttività per addetto. Dipende dal capitale di investimento. Dipende dalla qualità prodotto. Dipende dalla filiera delle materie prime e della trasformazione. Dipende dai costi fiscali e previdenziali. Dipende dalle infrastrutture in cui si opera. Dipende dai mercati cui riesci ad arrivare o no. Assumere o no dipende da un sacco di cose di cui l’ultima e quella che conta di meno, forse nulla, è quanti posti di lavoro c’erano prima che qualcuno andasse in pensione. Persino il posto fisso per eccellenza, perfino Poste Italiane fa accordi per cui per dieci in pensione ne assume…dieci?

No: 3,8 nuovi assunti ogni dieci pensionati. L’azienda che tanti vanno in pensione altrettanti ne assume non esiste. Supporre un’azienda così è supporre un’azienda che produce sempre le stesse cose, sempre con le stesse macchine, sempre con la stessa tecnologia, sempre per gli stessi acquirenti…un morto che cammina. Il tanti in pensione altrettanti nuovi assunti è però una fesseria che resiste all’evidenza, anzi la sbaraglia l’evidenza. Perché è una fantasia coi fiocchi. Il fiocco colorato del ragionamento semplice semplice, il fiocco sgargiante dell’illusione, il fiocco allettante del posto che si libera. Sotto il fiocco, niente. Solo una fesseria. Ma una fesseria che continuerà ad avere successo. Una fesseria con milioni di follower, anzi di fan.

Lucio Fero