È un ritratto di una Montevideo inedita, cosmopolita e diversa, quello che la fotografa italouruguaiana Eliana Cleffi è riuscita a immortalare nelle sue cento immagini che raccontano altrettante storie di nuovi migranti in Uruguay.

Inaugurata mercoledì pomeriggio presso la Facoltà di Comunicazione dell’Udelar, “Montevideo: crisol cultural” è il risultato di un accurata ricerca con l’obiettivo di mettere in evidenza la nuova realtà multiculturale che sta vivendo la capitale uruguaiana nell’ultimo decennio. Patrocinata dall’Intendecia di Montevideo, la mostra sarà visitabile fino al 30 ottobre ed è inserita all’interno delle numerose attività organizzate durante questo ottobre dichiarato “mese delle persone migranti”.

“Il progetto è nato un po’ per gioco” ha raccontato Eliana Cleffi a Gente d’italia durante l’apertura dell’esposizione. “Un giorno stavo parlando con un amico sull’omogeneità culturale della nostra città. La sfida era quella di fotografare cento persone straniere, una per ogni paese, che vivevano a Montevideo. Volevo dimostrare questa presenza. Grazie a un album pubblicato su Facebook e al passaparola sono riuscita a mettermi in contatto con tanta gente. Questo è il risultato. Le foto sono state scattate nei luoghi preferiti da ognuno di loro”.

Eliana Cleffi

Ritornando in Uruguay dopo un’esperienza in Spagna, la giovane fotografa ha trovato una realtà abbastanza diversa rispetto a quella che aveva lasciato prima, una “presenza di diversità culturale a cui noi uruguaiani non siamo abituati. Sento che non abbiamo ancora preso coscienza di questo nuovo fenomeno e stiamo perdendo una grande opportunità di conoscere differenti culture. La diversità culturale è sempre un’esperienza che arricchisce. La mostra vuole risaltare questo principio e riflette questo nuovo mondo globalizzato e aperto in cui ci troviamo”. Così come per i protagonisti delle sue foto, anche la storia personale della famiglia di Eliana Cleffi è partita da un viaggio: Loreto, provincia di Ancona.

Ho avuto la fortuna di visitare il paese dei miei nonni ed è stata una delle esperienze più incredibili della mia via. C’è stata una specie di connessione istantanea nell’incontrare persone simili ai miei familiari”. “È lì” -ha proseguito nel suo racconto- “che ho capito davvero come l’Italia facesse parte della mia vita. È qualcosa di molto intimo e profondo. Spesso vediamo la storia familiare come una cosa molto lontana che appartiene alle vecchie generazioni. E invece quando uno lo vede in prima persona e lo riconosce è meraviglioso”.

Matteo Forciniti