All’indomani della vittoria di Udine, dove poche volte dai tempi di Monzeglio il Napoli passò a sciabole sguainate, la cittadinanza intera del golfo azzurro ha insignito il professor Carlo Ancelotti di Reggiolo del titolo di Surdato ‘Nnammurato, non proprio ‘o primmo e ll’urdemo sarraje pe’ me, perché lungo nel golfo è l’elenco dei Surdate ‘Nnammurate, dai tempi del Petisso indimenticabile, in ogni caso degno dell’attenzione del golfo dei sentimenti che, per lunga esperienza, niente voglio e niente spero, ma a te volo cu ‘o penziero.

Definito anche allenatore al cioccolato dolce e un po’ salato, il professor Carlo Ancelotti nel suo alto ministero eucaristico a Castelvolturno assomma vesuvianamente la forza del noto vulcano napoletano alla dolcezza del comando vocale e strumentale del fantastico gruppo di ragazzi assoldati dal presidente De Laurentiis e tecnicamente ripuliti e lucidati dal noto maestro Maurizio Sarri che molto ci ha fatto sognare e, scetànnome ‘a sti suonne, mme faje chiagnere pe’ te, nella ineliminabile nostalgia partenopea d’’o ppassato. Nella notte di Udine, dove sfortunatamente non sono napoletani, come si vantano, il professore Carlo Ancelotti ha compiuto un piccolo passo per un uomo ma un grande balzo d’umore dell’umanità napoletana.

Diciamo la verità: siamo sulla luna. Anche perché, prima che il Napoli stupendamente elaborato dal "mmesca francesca" del professore scuffise (da Scufft) l’Udinese, i testimoni di Genova (Genoa per noi) avevano audacemente disturbato il tardo pomeriggio di Madama la Juventus alla quale va tutto ben, va tutto ben, ma l’attende una sorpresa. Il Napoli, retrocesso nella griglia di partenza del campionato dal pessimismo della ragione e dallo scetticismo della volontà, rimane, cambiato, rivoltato, adattato, capovolto e rigirato dal professore Ancelotti, surdato ‘nnammurato, il vero antagonista del nervosismo juventino appalesatosi sulle labbra sottili e stirate di messer Allegri nel sabato delle sorprese perché così è il pallone e pecché ‘ndringhete e ‘ndrangheta la vittoria non sempre si fa.

La meraviglia del golfo sentimentale è ora totale, eccitata dal frullatore emiliano, artefice magico del gioco delle ventuno carte quanti sono i calciatori azzurri che questo entra, questo esce, questo si, questo no, quello trase e questo viene come piace a donna Lena. È incredibile, e contrario a tutta la fisica del calcio sul movimento rotatorio delle formazioni, il tourbillon del professore Carlo Ancelotti, surdato ‘nnammurato, che ha prodotto il Napoli più eterogeneo, variegato e differenziato del calcio copernicano. Siamo alla rivoluzione di ottobre. E così succede che un mancino come il ragazzo di Villafranca Fabian Ruiz fa un gol di destro, e persino a giro, insigne specialità, e che il giovane croato Marko Rog fa gol dopo uno scambio stretto con Mertens, mentre sembrava confinato a fare lo scavafossi di centrocampo, e che i famosi portieri Ospina e Karnezis, sottoposti a un immediato ludibrio per preconcetti estetici più che tecnici, si son messi a parare e il Napoli non prende gol da tre partite, fenomeno paragonabile alla rarità del passaggio della cometa Halley.

È il Napoli mille culure e addore ‘e mare del professore Ancelotti che a Napoli sta da dio e ne sa una più del diavolo. È il Napoli di De Laurentiis che tutti devono giocare. È il Napoli che non fa la corsa sulla Juventus, né la corsa nei sacchi, a prescindere da Arrigo, né la corsa corsara, ma sta stabilmente al secondo posto e muove sentimenti di meraviglia perché, dopo il Napoli di Sarri, nessuno pensava che si potesse fare meglio, o fare diverso, o fare e disfare. E, invece, ecco il prodigio un po’ futurista, un po’ picassiano, del professore Ancelotti, surdato ‘nnammurato per volontà di San Gennaro e della nazione partenopea.

Mimmo Carratelli