Gente d'Italia

Castelli: “Il Reddito di cittadinanza non dovrá essere richiesto dal singolo cittadino

Il reddito di cittadinanza non dovrà essere richiesto dai cittadini ma sarà lo Stato ad individuare chi ne ha diritto. L’ultima novità sulla misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle viene annunciata dal vice-ministro all’Economia, Laura Castelli parlando dal palco della kermesse romana del Movimento. "Non sarà il cittadino che dovrà vagare chiedendo ‘scusa, io ho diritto al reddito?’ ma sarà lo Stato a venire da voi e dire voi avete diritto al reddito di cittadinanza. Un nuovo paradigma in cui lo Stato ti prende per mano e ti accompagna, ti ridà dignità", ha promesso la Castelli.

Agli antipodi della visione di J. F. Kennedy ("non chiederti cosa può fare lo Stato per te, ma cosa puoi fare tu per lo Stato") la rivoluzione culturale grillina esime il cittadino anche dagli adempimenti più elementari, per esempio segnalare la propria condizione economica effettiva e l’eventuale richiesta d’aiuto. Uno Stato cui, per inciso, sfuggono milioni di evasori dovrebbe individuare con mira infallibile il disoccupato in ambasce, il giovane sdraiato che non lavora e non studia, il sottopagato che ha diritto all’integrazione, l’intestatario di immobile nullatenente… Tecnicamente implausibile, ma anche ammesso e non concesso…

La pasionaria Castelli, sottosegretario all’Economia senza deleghe, una che davanti agli Stati Generali dei dottori commercialisti ha dichiarato candidamente di aver esercitato la professione senza averne titolo, dimentica tutte le numerose subordinate pratiche perché il progetto reddito di cittadinanza non sia una semplice messa a punto del reddito di inclusione degli odiati democratici. Come per esempio la riforma e il potenziamento dei centri per l’impiego, oggi di pertinenza regionale e in prospettiva centralizzati a livello nazionale. Chi materialmente erogherà il sussidio non è dato sapere. Il cielo in forma di manna, la cicogna…

L’Inps, magari, la stessa che con la riforma della riforma Fornero vedrà una emorragia di dipendenti in pensione anticipata e una carenza di organico già strutturale. Si parla ovviamente delle magnifiche e progressive soluzioni digitali sempre a un passo dall’essere realizzate. Poi si scopre che il software unico, una specie di Grande Fratello buono e dalla parte del popolo, finora è stato sperimentato dai centri di impiego per erogare qualche migliaio di assegni di ricollocazione. Come è andata? Gli intoppi informatici e logistici si sono dimostrati insuperabili. Andrà meglio quando dovrà vagliare qualche milione di redditi di cittadinanza?

 

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