DI SERGIO MATTARELLA*:

"Le prime due edizioni degli Stati Generali, nel 2014 e nel 2016, hanno nuovamente posto l’accento sulle attività di promozione della lingua italiana all’estero, dando impulso ad uno sforzo corale diretto al rinnovamento e alla modernizzazione degli strumenti e dei metodi didattici.

La terza edizione, quest’anno, conferma la volontà di proseguire questo cammino.
Lo dimostra il tema, “L’italiano e la rete, le reti per l’italiano”, posto al centro della vostra riflessione di questi giorni, come anche della XVIII Settimana della Lingua italiana nel mondo che si è appena conclusa.

Desidero ringraziarvi di quest’analisi – davvero molto opportuna – del legame tra la nostra tradizione linguistica e i nuovi mezzi di comunicazione, perché grazie a questo lavoro, senza sminuire il valore dei percorsi promozionali già sperimentati, si aprono nuovi orizzonti per la diffusione dell’italiano nel mondo e per la valorizzazione – anche in rete – dell’eredità artistica e culturale di questa civiltà.

Questo processo apre ovviamente l’italiano a influenze e continui mutamenti. Le relazioni tra i linguaggi espongono a reciproche contaminazioni.

E’ un fenomeno naturale e comune a tutte le lingue, che non deve impaurire, così come non desta preoccupazione a nessuno, nel mondo, la popolarità raggiunta dall’espressione di saluto “ciao”, senza che possa essere considerata veicolo di pretesa egemonia linguistica.
Istituzioni e centri di studio accompagnano l’evoluzione della nostra lingua senza che ne venga snaturata l’essenza né indebolite le fondamenta.

Del resto, il “vissuto” della nostra lingua - le più comuni esperienze sono quella italiana e quella ticinese - vede declinazioni proprie.
Valorizzare la propria cultura, di cui la lingua è espressione, non è un esercizio statico e conservativo.

Non si tratta soltanto di tutelare una ricchezza incastonata nella storia, ma di far vivere un patrimonio vivo, pratico, multiforme, con articolazioni che spaziano dai registri più “alti” agli usi più quotidiani e comuni.

La sfida, oggi, è, esattamente, come far fiorire la nostra lingua e cultura al tempo della mobilità, in cui, cioè, accanto alle comunità territoriali, sorgono comunità globali, talvolta solo virtuali, legate da linguaggi peculiari.

Le reti dell’italiano nel mondo vanno dunque certamente al di là di accezioni consuete e includono italiani, italofoni e italofili: quella grande comunità di “italici” ai quali Piero Bassetti, non da oggi, chiede di rivolgere i nostri sforzi e la nostra attenzione.
I temi non sono né abusati né mediocri.

A chi appartengono lingua e cultura italiane?

Per definizione ogni cultura ha natura e vocazione universale. Dunque non ha confini. La civiltà italica ha influenzato ed è alla base di civilizzazioni numerose.
Linguaggi come quelli della musica e delle arti figurative sono strettamente intrecciate al portato umanistico espresso, in lingua italiana, dalla letteratura.

La lingua è, per eccellenza, un “veicolo”.

L’espressione lingue “veicolari”, di uso comune, appare fuorviante.
Ciascuna lingua è veicolare: di rapporti sociali, di arte, di diplomazia, di affari, di identità.
La intensità di rapporti raggiunta ormai a livello internazionale suscita, per quanto riguarda la civiltà italica, un crescente interesse.
Vi è, in misura particolare, una vera e propria “fame” di Italia.

A questo occorre saper corrispondere con efficacia e senso del presente.
Non partiamo dal nulla: le comunità di origine italiana all’estero sono i primi, naturali, “moltiplicatori di italianità”, antenne capaci di ritrasmettere sia il forte carattere della tradizione, sia il Paese di oggi con la sua cultura, con il suo modo di vivere, di produrre e di lavorare, con la sua capacità di innovazione.

Un altro moltiplicatore, capace di rilanciare importanti rapporti con Paesi lontani è rappresentato dalla domanda di conoscenza dell’italiano che proviene dalle comunità estere presenti sul territorio nazionale.
Per coloro che sono giunti in Italia di recente, la lingua rappresenta il primo strumento nel cammino di integrazione.
Importante e prezioso è il ruolo svolto in questo campo dagli enti locali, dalle numerose associazioni della società civile e da tutte le istituzioni pubbliche e private coinvolte nell’insegnamento dell’italiano.
A conferma delle intuizioni sviluppate, e del lavoro svolto lodevolmente sin qui dalla pluralità di sforzi pubblici e privati, emerge poi la platea eccezionale di oltre due milioni e centomila persone in tutto il mondo, che, ogni anno, scelgono di studiare la nostra lingua perché “sanno” che si parla di italiano e in italiano nella musica, nel cinema, nell’arte, nel mondo letterario, nella vita di molte imprese, come anche nella moda, nello sport, nella cucina e in tanti altri campi.

Ognuno di questi settori funge da fonte di ispirazione e avvicina potenziali amici alle molteplici espressioni della nostra civiltà.
Una realtà che conferma, pur nella consapevolezza della diffusione territorialmente limitata di popolazioni di lingua madre italiana, come l’idioma di Dante, di Leonardo, di Marconi e Fermi, di Toscanini e di Fellini, di Alberto Giacometti, si propone all’estero come espressione veicolare di un patrimonio culturale a vocazione globale.

Senza dimenticare, peraltro, che lo studio della lingua italiana all’estero è una precondizione per attrarre talenti che contribuiscano a far crescere le competenze e le capacità del nostro Sistema Paese nel suo complesso.

Spesso, in occasione di incontri con altri Capi di Stato, raccolgo sollecitazioni, in particolare, per l’accesso alle nostre università, anche per corsi di perfezionamento, di studenti dei loro Paesi, sentendomi ricordare la crescita, nei loro sistemi di istruzione, di sezioni caratterizzate dall’apprendimento dell’italiano come lingua straniera.

Alcuni strumenti sono stati sperimentati con successo in questi anni – penso alla diffusione di contenuti multimediali, come ha ripreso a fare utilmente RaiItalia, alla cui trasmissione “L’Italia con voi”, ho voluto recentemente inviare un saluto ed esprimere un apprezzamento-; penso alla stampa e all’editoria in lingua italiana all’estero, per la quale è indispensabile il sostegno pubblico; penso alle traduzioni, alla produzione di contenuti audiovisivi, in cui può utilmente giocare un ruolo la Comunità Radiotelevisiva Italofona.

Serve, ora, uno scatto in più che veda una presenza in rete dell’italiano più capillare, attraente e innovativa.

L’impegno per sostenere la cultura italiana, per rafforzarne la diffusione attraverso l’insegnamento della lingua non può prescindere da una ancor maggiore sinergia tra tutti gli enti e i soggetti attivi in questo settore, siano essi pubblici o privati, nazionali o esteri.
Vorrei ringraziarvi, quindi, non solo per l’intensa attività di promozione dell’italiano ma anche per lo sforzo che avete profuso in questi giorni per affinare strategie di diffusione e di condivisione di questo prezioso patrimonio".

*Sergio Mattarella
Presidente della Repubblica

IL VIDEO DEL DISCORSO DI MATTARELLA: