Secondo i dati Istat, tra il secondo trimestre 2008 e il secondo trimestre 2017 i lavoratori indipendenti in Italia si sono ridotti del 10,7%, ovvero di 642mila occupati, mentre i dipendenti di contro sono aumentati del 2,7%. Per l’Istituto di statistica, inoltre, sempre nel
2017 i lavoratori indipendenti sono stimati in 5 milioni 363mila, il 23,2% degli occupati, incidenza molto più elevata rispetto alla media Ue (15,7%). Tra loro il 68,1% è un lavoratore autonomo senza dipendenti.

L'istituto statistico distingue tre grandi raggruppamenti. Autonomi con dipendenti, stimati in 1 milione e 401mila datori di lavoro, gli autonomi puri senza dipendenti, che sono 3 milioni 314mila, e i lavoratori parzialmente autonomi, che si fermano a 338mila. Gli autonomi che danno lavoro rappresentano una parte importante del sistema produttivo italiano caratterizzato, ha spiegato l'Istat, da "un rilevante peso della micro e piccola impresa".

Questo segmento del Belpaese ha sofferto particolarmente gli anni della recessione. Negli ultimi dieci anni le piccole e micro imprese sono 232mila unità in meno, o il 14,2%, una caduta spiegata quasi interamente dai lavoratori in proprio con dipendenti. Molti autonomi sono in realtà al confine con i dipendenti, perché resta diffusa la mono-committenza. Circa la metà dei parzialmente autonomi ha un contratto di collaborazione, il 30,4% è un libero professionista e il 19,7% un lavoratore in proprio. Sono 145mila i parzialmente autonomi che dichiarano di avere una partita Iva.

Tra i lavoratori parzialmente autonomi, inoltre, sono più numerose le donne (50,2% a fronte del 24,9% tra i datori di lavoro e del 29,2 tra gli autonomi puri), così come le persone di 15-34 anni (35,5% rispetto al 10,7% dei datori di lavoro e al 15,8% degli autonomi puri).