"Il fondo per l'editoria non è mai stato azzerato e non è in programma di farlo. Serve a garantire il pluralismo e non a garantire una contribuzione diretta ad alcuni editori perché è qualcosa che distorce il mercato". Lo ha detto ieri il sottosegretario all'editoria Vito Crimi spiegando che non è allo studio "alcun passo indietro ai tagli al finanziamento ai contributi diretti".

"Il fondo al pluralismo rimane" ha detto, ma "deve essere valutato in modo diverso. E non è con il contributo diretto all'informazione, che è una piccola parte rispetto alla grande produzione editoriale italiana, che si garantisce il pluralismo".

"Gli interventi ha proseguito Crimi - ci saranno, saranno graduali e saranno anche di riforma delle modalità e dei criteri di accesso nei quali ci sono ancora dei residui ingiusti nella loro distribuzione. C'è qualcosa che non va quando penso che ci sono 5 o 6 testate nazionali che drenano il 30 per cento di tutte le risorse messe in campo e le altre 100 che si dividono il rimanente. Il pluralismo va garantito sotto forme diverse".

Facendo un paragone col mondo del libro Crimi si è poi chiesto: "Cosa funziona nel mercato del libro e lo incentiva? La domanda. Se dobbiamo incentivare il pluralismo dobbiamo incentivare la domanda". Ovvero "incentiviamo i giovani a comprare e ad abbonarsi ai giornali. Questo consente a tutti di essere alla pari sul mercato e a fornire un'offerta di qualità plurale".

Il sostegno non deve essere quindi "alla carta stampata in quanto tale ma alla domanda. Il giornale sta perdendo tutto il suo appeal perché non consente l'interattività offerta dalla rete, che è l'unico strumento che ha gli anticorpi contro le fake news perché consente immediatamente di fare le verifiche, cosa che un giornale cartaceo non consente di fare", ha concluso.