Siamo a Liverpool senza paura, con i titolarissimi azzurri della Champions, con Ancelotti mister Europa, portabandiera del girone, imbattuti e con due risultati su tre a favore, puntando agli ottavi di finale per la terza volta dopo il 2012 di Mazzarri e il 2017 di Sarri, convinti di centrare l’obiettivo. Nel “match di fondamentale importanzaAncelotti pretende che gli azzurri riescano a mostrare “i miglioramenti fin qui riscontrati”. Probabilmente, una tenuta difensiva senza angosce (come a Bergamo), la possibilità di schizzare in contropiede, più cattiveria sottorete.

Tutto il peso della sfida è sugli inglesi che devono rimontare e sfoderare la prestazione super per farcela. Il Napoli non starà a guardare. Determinanti, forse, i primi venti minuti da passare senza danni. Nella sua tana, l’Anfield, il Liverpool dà il meglio, sostenuto da uno stadio che canta a squarciagola per tutto il match, che canta ai suoi giocatori “non camminerete mai soli”, com’era il San Paolo ai tempi della squadra di Vinicio, che sventola bandiere rosse.

Ancelotti ha precisato che l’Anfield non è uno stadio che fa paura, ma è uno stadio affascinante per i colori e per i canti ed è bello giocarvi. Nel suo stadio, in Premier, il Liverpool ha preso solo 5 gol in otto partite, vincendone otto su otto, segnando trenta gol. Una tana sonora, molto suggestiva. Il Napoli sta diventando adulto, meno stressato da allenamenti maniacali, più libero di fantasia. Non farà una partita difensiva, prudente. Sarebbe un errore. Giocherà per giocarsela, ma con equilibrio e con l’arma della sorpresa perché potrà pungere il Liverpool mentre i reds cercano di dilagare. Il segreto non segreto è fargli un gol che gli metta tensione e nervosismo.

Il Napoli farà la sua partita da protagonista del girone di Champions senza tendere l’orecchio alla sfida di Belgrado fra Stella Rossa e Psg. Nella sua conferenza-stampa, Klopp è stato molto misurato, con grande rispetto per il Napoli. Ma gli azzurri non giocheranno “all’italiana”, come prevede il tecnico tedesco. Il Napoli, ha detto Ancelotti, farà il Napoli, cioè la partita che è meglio nelle sue corde, senza pullman davanti alla porta e con la personalità indispensabile in questi appuntamenti. Gli annunciati cambi tattici di Klopp non variano la strategia azzurra, così ha detto Ancelotti che è apparso più rilassato del rivale. Punta sulla sua esperienza europea e se il Napoli non tradisce (e perché mai?) sarà una serata confortante.

Il Napoli non è più una sorpresa in Champions dopo la vittoria all’andata sul Liverpool e la trasferta di Parigi da protagonista assoluto. Sulla Champions Ancelotti punta molto perché gli dà più emozione. È il suo terreno preferito. L’impresa è possibile e di impresa si tratta. Perché il Liverpool è temibile sul suo campo, mentre in trasferta ha fallito tutte e tre le gare di Champions. Vedremo un Liverpool molto diverso di quello visto al San Paolo dove fu incantato dalla scioltezza, dalla convinzione, dal palleggio degli azzurri. Ma ci volle un gol di Insigne al suono della sirena per vincere dopo il salvataggio di Gomez sulla linea e la traversa di Mertens. 

All’Anfield il Liverpool (con pesanti assenze in difesa) cercherà nel trio delle meraviglie Salah-Firmino-Mané il grimaldello per vincere la gara. All’andata il tris d’assi fallì. Ospina parò appena un tiro di Salah prima del vantaggio azzurro. Stasera le stelle spente a Napoli dovranno riaccendersi. Ma il Liverpool dovrà preoccuparsi di non scoprirsi attaccando. La partita è apertissima, il Napoli ha il “piccolo vantaggio” delle possibilità dei risultati a favore. Ma non punterà su questo vantaggio perché, difendendolo, rischierebbe troppo. Il Napoli giocherà come se si partisse da zero, tutto in ballo, tutto da conquistare.
Nella conferenza-stampa, Ancelotti si è prodotto in un “pacifico” inglese con i reporter britannici e ha accennato a un sorriso furbetto con i giornalisti italiani tornando sulla parabola ormai nota della torta. Il Napoli finora ha fatto la torta, ora serve la ciliegina.
Mertens e Insigne? Una ciliegia tira l’altra.