Il 18 dicembre si celebra nel mondo la Giornata internazionale per i diritti dei migranti istituita dall’Onu nel 2000. Con un’iniziativa rivolta ai bambini, il Museo de las Migraciones di Montevideo (Mumi) ha anticipato la celebrazione mercoledì mattina ospitando diversi gruppi di scolaresche della Ciudad Vieja con attività ludiche ed educative.

La giornata è stata anche l’occasione per dialogare con le autorità presenti sul contributo dell’emigrazione italiana in Uruguay e sulle analogie dei processi storici con gli eventi più recenti. "Oggi celebriamo questa data fomentando una visione positiva delle migrazioni" ha spiegato a Gente d’Italia la direttrice del Mumi Irene Cabrera. Una visione che si basa sul "rispetto della diversità culturale dei nuovi arrivati" ma che allo stesso tempo "ricorda l’importanza delle migrazioni del passato. Questi due collettivi sono alla base della costruzione del nostro stato nazione".

Nel suo lavoro quotidiano il Mumi collabora con diverse istituzioni tra cui il Municipio B di Montevideo, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, l’ong Idas y vueltas, il Paseo cultural Ciudad Vieja: "Lavoriamo per contribuire alla costruzione di un paese e una città interculturale. Ogni persona quando arriva porta con sé il suo bagaglio culturale. La grande sfida, oggi, è quella di assicurare diritti a questi nuovi migranti". Nel suo intervento, Irene Cabrera si è poi concentrata sulla grande presenza italiana durante i flussi migratori del diciannovesimo e ventesimo secolo che hanno profondamente influenzato lo sviluppo dell’Uruguay. Un contributo ancora oggi molto tangibile e che "troviamo un po’ praticamente ovunque nel nostro vivere quotidiano, nelle abitudini, nella gastronomia, nell’architettura e anche nelle parole".

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Tutto questo il Mumi lo ricorda e lo esalta nella sua mostra permanente "Passato e presente della migrazione in Uruguay" recentemente inaugurata e dove si possono apprezzare oggetti d’epoca, immagini, video, dati ed altri preziosi elementi che aiutano a comprendere e studiare il fenomeno. L’esposizione, ricordiamo, è frutto di un intenso lavoro di collaborazione con persone e famiglie italouruguaiane oltre che con diverse istituzioni tra cui il centro culturale Vissi d’Arte di Montevideo, il Museo dell’emigrazione lucana (con cui è attivo un accordo di collaborazione) e lo spazio culturale Valdense.

L’idea di fondo, però, è quella di andare oltre il semplice ricordo confinato al passato e cercare di intraprendere un vero e proprio "riscatto della memoria" incentrato sul presente: "Come si vede nella mostra, lavoriamo a stretto contatto con le nuove generazioni per riunire e ricostruire quelle storie di vita che hanno avuto un’importanza storica fondamentale ma che devono anche essere proiettate nell’immediato presente per potenziarne il significato".

A pochi metri dal Museo de las Migraciones c’è il porto di Montevideo, prima destinazione in terra uruguaiana per gli italiani che arrivavano dopo il lungo viaggio in nave. È partito da qui Carlos Varela, alcalde del Municipio B di Montevideo, per analizzare i processi migratori e la loro evoluzione: "Montevideo ha la fortuna di avere il suo porto all’interno del suo centro storico. Città e porto formano dunque un binomio indivisibile. Questa è una zona carica di simbolismo dato che accoglieva tutti gli immigrati che venivano in Uruguay. Alcuni restavano qui, altri si spostavano altrove. Oggi le possibilità sono aumentate ma la Ciudad Vieja resta la prima zona di approdo".

L’alcalde del Municipio ha poi posto l’accento su un altro aspetto forse poco conosciuto ma che invita a riflettere: "Le migrazioni sono anche sofferenza e discriminazione. I nostri libri di storia non lo raccontano, ma gli italiani venivano discriminati nei modi di dire con battute sul loro accento, sulle tradizioni e gli stili di vita. Detto con le parole di oggi, furono vittime di bullismo. Ecco, noi oggi dobbiamo impegnarci affinché questo non si ripeta migliorando i rapporti di convivenza e combattendo il razzismo. I nuovi migranti sono un’opportunità, rappresentano una straordinaria forza lavoro e portano cultura e conoscenze a beneficio di tutti".

(Matteo Forciniti)