Allucinanti. Ascoltarli su tanti temi lascia davvero senza parole. Ma sul taglio dei fondi pubblici all’editoria, danno davvero il meglio di sé. La triade composta da Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Vito Crimi ha praticamente messo in ginocchio il settore dell’informazione in Italia. Il ministro dell’Interno ha detto ieri che il denaro destinato all’editoria è meglio destinarlo alle persone in difficoltà. Sembra che viva in un altro mondo. Perché adesso in difficoltà ci saranno non solo i giornalisti, ma anche tutte le persone che lavorano all’interno dell’indotto della stampa: segreterie, ditte di pulizia, uomini del marketing, uomini della pubblicità, tipografi, chi vende la carta, chi distribuisce i giornali, edicolanti e chi più ne ha più ne metta. Migliaia di persone che resteranno a casa ora, grazie alla genialata dei tre dell’Ave Maria.

Meno male! Almeno ci sarà il reddito di cittadinanza a salvare i nuovi disoccupati. Dandogli quella dignità (a sentire i loro strampalati discorsi) tolta dunque precedentemente mandandoli in mezzo alla strada. La sensazione è che chi è al governo ha le idee un pochino confuse. In fondo, basta dare fiato alla bocca con dichiarazioni roboanti e ovviamente populiste. È sufficiente questo. Caro Salvini, siamo sicuri che anche lei potrebbe dare il buon esempio quando parla di persone in difficoltà: perché non restituisce immediatamente agli italiani i 49 milioni di euro frutto della truffa ai danni dello Stato da parte della Lega (a proposito, i bilanci dei giornali certificati, dove si evince chi viene pagato, senza sotterfugi)? Peccato, su quest’argomento non favella e non fa dirette Facebook.

Ora, Salvini, alcune domande. Ma perché insieme a Di Maio e Crimi non ci spiegate come spendete i soldi per i vostri rimborsi? Dite che la stampa deve essere libera dai condizionamenti dei finanziamenti, che gli editori devono essere in grado di portare avanti i giornali senza aiuti: e allora perché non fate lo stesso discorso con la Rai? Ma soprattutto se decidete di togliere i finanziamenti pubblici all’editoria, dovreste toglierli a tutti. A partire dalla Fiat, ad esempio. A quanto ci risulta, non è dello Stato. Crediamo che un imprenditore valga un editore. Né più, né meno. Però voi date addosso alla stampa che non si prostra al vostro volere o che non vi loda (di cosa lodarvi, non si sa). Molto più facile prendersela con la categoria dei giornalisti che con quella degli operai (categoria che ovviamente stimiamo). Perché i rappresentati della stampa vengono visti come quelli della casta.

Purtroppo non è così, per noi né caviale né champagne (a proposito, e per voi durante i vostri banchetti pagati dagli italiani?), ma solo tantissimo lavoro e dedizione alla causa. Per esempio, stare dietro alle vostre idee non è facile, visto che cambiano giorno per giorno, repentinamente e come vuole l’Europa. Ma sotto sotto, in una cosa avete ragione: quando dite basta ai contributi all’editoria. Esatto, voi dovreste finanziarci in tutto e per tutto. Perché democraticamente non c’è niente di meglio della pluralità dell’informazione, del libero pensiero. Libero pensiero che Di Maio, per esempio, non ha. Perché deve rendere conto alla disinformazione pilotata da Casaleggio & co. che inoltre godrà tanto per la morte dei quotidiani, così da incamerare tanti bei soldini di pubblicità. Ma il problema principale resta il Minculpop a cui l’Italia sarà presto soggetta. Alla faccia dell'onestà...